Si è detto più volte, in questi medi di pandemia, che era stato stupido smantellare il sistema della medicina territoriale, l’unico che può registrare in tempo quasi reale se in una determinata popolazione si stanno diffondendo patologie inconsuete o in misura anomala.
Questa testimonianza, del segretario di medici di medicina generale di Reggio Emilia, dimostra che non solo era stupido, ma è anche criminale. Perché il sistema fondato sull’ospedalizzazione, anziché sulla prevenzione, ha portato in molte regioni all’intasamento delle strutture ospedaliere e, contemporaneamente, alla morte di decine di medici di base mandati in guerra a mani nude. Ossia senza efficaci sistemi di protezione individuale dal coronavirus.
Ma i medici di Reggio Emilia non esprimono soltanto una sacrosanta critica verso chi, privatizzando la sanità, ha teso a farne un business inefficace – anzi, dannoso – in caso di epidemia. Hanno anche messo in piedi un sistema alternativo di monitoraggio dell’epidemia, costituendo “squadre mobili” in grado di accertare la presenza di contagiati già nelle prime fasi della malattia, curarli efficacemente in casa e quindi evitare che si riversasse sulle strutture ospedaliere una massa di malati eccedente le disponibilità.
Non solo. Con questo sistema hanno potuto anche concentrare i relativamente pochi “dispositivi di protezione individuali” per le squadre mobili, riducendo così a zero il numero dei contagiati tra medici e infermieri.
Questione di organizzazione razionale delle risorse in base alle necessità oggettive sul campo.
Ci si aspetterebbe che un sistema simile venisse assunto in proprio dal Servizio sanitario nazionale, consigliato a tutte le regioni, ecc. Invece nulla. Silenzio, quasi fastidio.
A voi, intanto, la lettera del dott. Euro Grassi, pubblicato un mese fa dal Quotidiano sanità. Seguiranno approfondimenti…
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Gentile Direttore *,
le segnalo la diversa organizzazione delle cure primarie territoriali nella provincia di Reggio Emilia che sta ben rispondendo all’emergenza Covid, detendendo l’accesso a PS ed Ospedali, riducendo la necessità di posti in rianimazione e dando una risposta diretta dei Medici di Medicina Generale ai cittadini sospetti o colpiti da Covid 19, ma non da ospedalizzare.
Se questa modalità fosse estesa nelle zone colpite, avrebbe un grosso impatto ed è per questo che chiediamo che in spirito di servizio sia divulgata.
A Reggio Emilia, da circa 10 giorni (ad inizio aprile, ndr), FIMMG (1) Reggio Emilia ed il Dipartimento Cure Primarie dell’Ausl Reggio Emilia hanno prodotto e firmato degli accordi che prevedono:
a) i MMG (2) fanno triage telefonico sui loro assistiti e danno terapie sintomatiche ai casi lievi, secondo indicazioni clinico-terapeutiche concordate anche con gli infettivologi;
b) i MMG inviano ad Ambulatori Covid i casi da non inviare ai Pronto Soccorso, ma con sintomi persistenti. Sono stati istituiti in 12 sedi AUSL sparse nella provincia per dare una risposta vicino ai MMG ed ai cittadini, ove lavorano a turno MMG e MCA (3) volontari, bardati come nei reparti infettivi, coperti per le chiamate urgenti e le visite ambulatoriali dei loro assistiti dagli altri MMG delle medicine di rete e di gruppo;
c) negli Ambu Covid il MMG-MCA visita, controlla la saturazione di ossigeno, può fare eseguire il tampone diagnostico, dare il Plaquenil che funziona benissimo contro il Covid 19, specialmente se dato precocemente, presto anche una eco fast polmonare, od inviare a RX TAC con percorso diretto i casi da accertare meglio, oppure chiama direttamente il 118 per i casi gravi da portare in PS – Ricovero;
d) per i casi di famiglie completamente allettate, pazienti non trasportabili negli ambu Covid o per controllare pazienti dimessi dai PS o dai reparti ospedalieri, sono attivate le USCA Unità Speciali di Continuità Assistenziale (previste a livello nazionale dal DPCM), troppo onerose in termini di impiego di medici e mezzi rispetto al numero di cittadini colpiti da assistere, se utilizzate da sole, da noi composte non solo da Medici di Continuità assistenziale, ma anche da Medici di Medicina Generale.
Anche in questo caso, il MMG-MCA, in massima protezione, visita, consegna Plaquenil e prescrive terapie ed accertamenti urgenti. Il modello complessivo, che è complementare, funziona benissimo.
In questo modo, gli studi dei MMG sono liberati dalle patologie infettive ed i MMG possono riprendere a lavorare per appuntamento per le altre patologie, i cittadini Covid 19 hanno una risposta sul territorio sia ambulatoriale che domiciliare, non intasano i PS ed essendo terapizzati precocemente, non virano verso la polmonite interstiziale e non solo vanno meno in terapia intensiva , ma hanno anche una precoce eradicazione del virus.
Questa organizzazione permette anche di concentrare i DPI FFP2 FFP3, davvero troppo scarsi per i MMG, laddove servono maggiormente.
La cosa molto grave, infatti, e che da un lato ha “ingessato e virtualizzato” le cure primarie e dall’altro ha portato a così tanti MMG morti sul territorio, è l’applicazione da parte delle Regioni e Ministero delle pessime istruzioni ISS – OMS, che affermavano che per i MMG erano sufficienti le mascherine chirurgiche: le mascherine chirurgiche invece non proteggono affatto il medico dal paziente e non sono brevettate per questa indicazione, mentre occorrono almeno le FFP2.
Ora, da quattro giorni, lo dice anche l’ISS che sono necessarie le mascherine FFP2 … con oltre due mesi di ritardo e circa 32 Medici di assistenza primaria morti … quasi la metà esatta di tutti i medici deceduti! (5)
Ma la Ragioneria di Stato, recentemente, ha espresso parere negativo scellerato all’estensione della fornitura dei dispositivi di protezione individuale ai Medici di Medicina Generale, ai Pediatri di libera scelta e ai Farmacisti!
Confidiamo non nella prossima immunità, ma in veloci inchieste penali verso chi aveva la responsabilità di proteggere i Medici di famiglia, i cui studi sono presidi del SSN, e non l’ha fatto, condannandoli a morte certa.
A Reggio Emilia abbiamo anche un protocollo Clinico Terapeutico, a cui fare riferimento, per gli ospiti delle CRA (4) con sintomatologia sospetta COVID peri i Medici con incarico di Diagnosi e Cura o di Coordinamento delle CRA, anche di quelle con solo posti privati e non convenzionati, anche per tutti i MMG che hanno propri assistiti all’interno delle strutture per anziani.
Si stanno valutando ulteriori ipotesi di assistenza da parte di MMG, MCA presso una Lungodegenza decentrata per Covid positivi, sempre a bassa intensità assistenziale, e l’assistenza in struttura residenziale per pazienti Covid positivi paucisintomatici, che non possono rientrare al proprio domicilio per motivi legati alle caratteristiche della loro abitazione e o del nucleo familiare (OSCO presso un Ospedale?, Albergo?).
L’organizzazione delle cure primarie territoriali e la tutela dei MMG-MCA con DPI adatti per affrontare e vincere l’epidemia Covid 19, sono la cosa più importante e meno applicata in tutte le Regioni.
Non ci saranno mai Ospedali e letti di terapie intensive sufficienti, se non si attiva il filtro delle cure primarie territoriali!
Tutte le Ausl e le Regioni debbono fare tesoro della collaborazione progettuale ed organizzativa integrata esistente da anni a Reggio Emilia fra l’Ausl e FIMMG e prevedere sempre almeno un MMG nelle unità di crisi, per avere una reale percezione della situazione sui territorio.
E’ importante diffondere quanto sopra per aiutare velocemente tutte le altre provincie, specialmente ora che si va verso la fase di deospedalizzazione di tanti ricoverati negli ospedali e che dovranno essere seguiti al loro domicilio.
Dott. Euro Grassi
Segretario Generale Provinciale FIMMG Reggio Emilia
Medico Incaricato DPCA Ausl Reggio Emilia
* La lettera è stata originariamente inviata al Quotidiano Sanità
** Documenti: Usca Emilia Romagna – dati – Modif con Ambu Covid
(1) Federazione italiana medici di medicina generale
(2) Medici di medicina generale
(3) Medici di Continuità Assistenziale
(4) Case di riposo
(5) Sono ad oggi 151.
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