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Un nuovo massacro di palestinesi sotto lo sguardo complice dell’Occidente

I raid sulla popolazione di #Gaza continuano e i morti sono almeno 140 di cui 39 bambini. Oggi un padre e tre figli sono stati ridotti in cenere da una bomba sionista. È genocidio e, al solito, la cosiddetta “comunità internazionale” non sta facendo nulla per fermare questo ennesimo crimine contro l’umanità compiuto da uno Stato teocratico e razzista: Israele.

L’amministrazione USA guidata da Joe Biden difende la “legittimità della tutela territoriale e della risposta armata di Israele” ed a poco servono le proteste della deputata democratica Alexandria Ocasio-Cortez. L’Europa, poi, si volta dall’altra parte, come sempre quando si parla di orrori perpetrati contro il popolo palestinese. D’altronde si sa, per Bruxelles i diritti umani valgono solo per i venezuelani, i cinesi di Hong Kong ed i russi ma mai per i colombiani, i curdi, gli egiziani ed i palestinesi.

E men che meno, valgono, per questa Unione Europea, quelli dei poveri migranti che vengono lasciati crepare in mare senza soccorsi o, se gli va meglio, in mano ai boia libici o turchi che proprio l’Europa paga profumatamente a suon di miliardi perché li tengano rinchiusi nei lager in cui vivono in condizioni inumane e terribili, continuamente picchiati, seviziati, torturati, stuprati. E allora i tecnoburocrati della UE tacciono mentre continuano ad occuparsi di banche, sistemi regolatori e nuove frontiere dell’austerity.

E gli italiani? Più servi dei servi. Ieri l’altro, a Roma si è svolta una indecente manifestazione pro Israele promossa dalla comunità ebraica con Salvini, Letta, Tajani, Calenda, Boschi e Fedriga. Tutti insieme, appassionatamente, dalla parte degli occupanti aggressori e nemmeno una parola di solidarietà per il martoriato popolo palestinese.

I nostri Tg chiamano la rappresaglia sionista “conflitto” ed aprono con il lancio dei razzi da Gaza in risposta ai bombardamenti che Israele ha effettuato sui civili inermi palestinesi. Per chi non lo sapesse i razzi qassam sono rudimentali razzetti in acciaio, lunghi circa 70 cm prodotti da Hamas che vengono quasi puntualmente intercettati dalla contraerea israeliana mentre l’occupazione sionista utilizza armi vietate a livello internazionale contro la Striscia di Gaza e prende sistematicamente di mira civili, bambini e donne, il che dovrebbe essere inaccettabile per tutte le organizzazioni internazionali per i diritti umani.

Tensioni”, “conflitto”, “controffensiva”, “diritto alla difesa” e tutte le altre parole che i media mainstream (servizio pubblico compreso) usano per coprire i crimini sionisti. Addirittura ieri, a Prima Pagina di #Radio3, il giornalista ha prima detto “la rappresaglia israeliana” ma poi si è subito corretto: “la controffensiva”. Una ridicola autocensura in diretta.

Questa era #Gaza la notte tra il 13 ed il 14 maggio.

La condizione degli oltre due milioni di palestinesi che vivono nei 400 kmq della ‘prigione a cielo aperto’ di Gaza è insopportabile: di giorno l’erogazione della corrente elettrica è ridotta a tre ore in seguito alla decisione autorità israeliane di bloccare l’ingresso a Gaza del gasolio.

Non arrivano carburanti né altri beni essenziali e scarseggia anche l’acqua. Secondo l’Onu era già catastrofe umanitaria prima dell’arrivo del coronavirus. E mentre Israele ha somministrato oltre 10 milioni di dosi di vaccino, la Palestina meno di 200mila. Gli arabi israeliani sono stati esclusi dal programma di vaccinazione.

Intanto Netanyahu è di nuovo riuscito spostare l’attenzione dai suoi guai giudiziari e dai rischi di una crisi politica interna. Gli arabi di Gerusalemme, in queste ore, sono fatti oggetto di linciaggi, di veri e propri pogrom e i loro negozi vengono distrutti mentre la polizia del “faro della democrazia” non fa nulla per fermare (vi ricorda qualcosa?) gli estremisti sionisti scatenati per le vie di Gerusalemme.

E già nessuno parla più delle proteste di massa dei giorni scorsi contro la pulizia etnica avviata degli israeliani nelle case abitate dal 1950 da palestinesi di Sheik Jarrah, quartiere arabo fondato nel 1865 poco a nord delle mura della Città Vecchia di Gerusalemme.

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