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Le piazze “No Green Pass”: ecco come sono composte e cosa chiedono

Il modo migliore di comprendere ed analizzare in maniera strutturale un fenomeno sociale è innanzitutto quello di osservarlo da vicino, il più possibile. E’ l’unico modo, giornalisticamente parlando, per avere una visione ampia e definita di tutto quello che si muove dentro ed intorno agli eventi di massa.

Abbiamo voluto farlo anche con il cosiddetto movimento “No Green Pass”, che in questi giorni sta organizzando sit-in e manifestazioni in tutta Italia per opporsi al provvedimento che impone, a partire dal 6 agosto, di avere il certificato vaccinale per poter frequentare alcuni luoghi pubblici.

Una protesta che deriva direttamente da quella nata contro i provvedimenti di chiusura (lockdown) decisi dai governi, proseguita con la polemica contro i vaccini ed in generale caratterizzata da una tendenziale poca fiducia nella narrazione ufficiale sul Covid che – secondo la “contronarrazione” di queste piazze – è solo uno strumento creato per imporre restrizioni della libertà agendo sulla paura della malattia.

Ed infatti è di “dittatura sanitaria” che si parla, durante questo tipo di proteste.

Le manifestazioni a cui abbiamo deciso di assistere sono state tre, tutte svoltesi a Roma. La prima è quella di sabato 24 luglio, le altre due organizzate mercoledì. Tutte a piazza del Popolo, ma con sostanziali differenze.

La prima, quella di sabato, era un sit in, un presidio statico che si è trasformato in corteo dopo qualche momento di tensione con le forze dell’ordine. Circa duemila persone che componevano una piazza veramente poco omogenea dal punto di vista della composizione: giovani, adulti, anziani, famiglie. Pochi striscioni e cartelli, che facevano riferimento alla libertà, alla libera scelta, al rischio di dittatura sanitaria, al pericolo rappresentato da un vaccino di cui si sa poco, alla richiesta di curare il Covid con le cure domiciliari.

Colpivano alcune fotocopie di documenti della Germania nazista con stampata sopra la J di “Juden”: erano le carte di identità destinate alla popolazione ebraica tedesca per identificarla, discriminarla e poi – come la storia insegna – sterminarla.

Evidente il riferimento alla discriminazione che il Green Pass andrebbe a creare tra chi è vaccinato e chi no: ma di questo tipo di espressione “estetica” e simbolica parleremo tra poco.

A livello di movimenti organizzati e distinguibili ne abbiamo notati due: gli Animalisti Italiani, con tanti di bandiera e sigla in evidenza, e Forza Nuova, riconoscibile non da bandiere e striscioni ma dalla presenza di alcuni militanti molto conosciuti a Roma.

In realtà questa prima manifestazione a piazza del Popolo era stata convocata dal movimento “Io Apro”, composto da imprenditori e ristoratori che si erano organizzati per opporsi alle chiusure ed alle zone “rosse” di questo inverno ma, onestamente, sono un po’ spariti, all’interno della grande disomogeneità della piazza.

A non sparire mai invece sono stati i militanti di Forza Nuova, che hanno di fatto gestito la manifestazione dettandone temi, tempi e modalità.

E qui arriviamo al paradosso evidente: la presenza nello stesso momento e nella stessa piazza di riferimenti alla persecuzione nazifascista nei confronti della minoranza ebraica ed uno dei movimento neofascisti più noti all’interno della galassia dell’ultradestra.

Abbiamo anche provato a chiedere, alle persone che sfoggiavano le fotocopie dei documenti nazisti che identificavano gli ebrei, se veramente ritenessero che il Green Pass crea i presupposti per un tipo di discriminazione e persecuzione come quella dell’Olocausto. Nessuno ci ha risposto.

E questo è capitato anche rispetto ad altre domande: non si parla con i giornalisti, categoria odiata. “Terroristi”, “Servi”, “Pennivendoli”, insieme a più o meno velate minacce ed offese: questo è il trattamento che quella piazza ha riservato ai rappresentanti della stampa.

In realtà l’odio per i giornalisti e per l’informazione è una caratteristica di tutta questa protesta “No Covid – No Vax – No chiusure – No Green Pass” (la definiamo così per chiarezza di comprensione). Un odio abbastanza forte, e giustificato dal fatto che la stampa è il volano delle bugie con cui il governo fa passare le “bugie sul Covid con l’obiettivo di togliere la libertà alla popolazione”.

Oltre ai giornalisti, oggetto dei cori dei manifestanti sono stati Mario Draghi ed i virologi Bassetti e Burioni. Un pò bipolare invece l’atteggiamento nei confronti delle forze dell’ordine: “Siete cittadini come noi, non ce l’abbiamo con voi, non fatevi strumento del potere oppressivo”, il messaggio espresso dalla componente più moderata della manifestazione; “servi” quello espresso dalla componente più politicizzata di estrema destra.

Molto diversa la manifestazione di mercoledì pomeriggio: sempre a piazza del Popolo. Il contesto era la raccolta firme contro il Green Pass e per denunciare virologi e politici, organizzata dall’avvocato Edoardo Polacco, “avvocato del popolo”.

Anche qui oggetto – stavolta della denuncia, non di offese – Burioni e Bassetti, insieme alla collega Ilaria Capua. Insieme a loro il presidente dell’Ordine dei Medici Filippo Anelli e – sembra – anche il presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi.

Opposizione al Green Pass, ai vaccini, richiesta di cure domicilari le richieste e le posizioni espresse dai manifestanti, che erano numericamente minori rispetto al sabato precedente.

Presente una componente “politico-istituzionale” rappresentata – tra gli altri – dalla parlamentare ex M5S Sara Cunial e dal consigliere regionale del Lazio Davide Barillari.

Tra le tre piazze, forse quella più genuinamente “no vax/no Covid” e meno strumentalizzata: non c’era traccia – almeno apparente – dell’estrema destra, che prova fin dall’inizio (con buoni risultati) a mettere “il cappello” a questa protesta, e nemmeno della politica che prova a strumentalizzare “dall’alto”.

La Cunial e Barillari esprimono queste posizioni da sempre, anche prima dell’arrivo del Covid, ed anche per questo sono entrati in collisione, per poi arrivare a rottura, con il loro partito di appartenenza originaria, il Movimento 5 Stelle. Bene o male che se ne possa pensare, non sembrano voler cavalcare questa protesta.

Più evidente, almeno ai nostri occhi, il tentativo di strumentalizzazione espresso nella terza manifestazione, la fiaccolata di mercoledì sera: organizzata dal comitato “Libera Scelta”, ha visto la partecipazione massiccia della politica “mainstream”: Vittorio Sgarbi, Gianluigi Paragone ma sopratutto una forte delegazione della Lega: presenti tra gli altri Simone Pillon, Alessandro Pagano, Armando Siri, Claudio Borghi, Alberto Bagnai, Guido Martini.

Una presenza quasi paradossale, visto che la Lega è tra i partiti che compongono la maggioranza a sostegno del governo Draghi, che è esattamente il governo che obbligherà dal 6 agosto ad avere il Green Pass per poter accedere a locali e ristoranti al chiuso, piscine, palestre ed altri luoghi pubblici.

Eppure non ci è sembrato che nessuno, tra i manifestanti, sottoponesse ai rappresentanti del partito di Matteo Salvini la questione.

Per quel che riguarda i temi di questa terza piazza, stessi discorsi: no al Green Pass che discrimina e crea cittadini di serie A e cittadini di serie B (che di fatto è vero, anche se la contestualizzazione è ovviamente molto diversa da quella che viene rappresentata), libertà di scelta vaccinale e di opzione tra vaccino e terapia, possibilmente domiciliare.

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2 Commenti


  • Negrini Giorgio

    Non avete capito una mazza per quanto riguarda le manifestazioni. Volete analizzare i perché solo ed esclusivamente dal punto di vista giornalistico come vi é stato imposto dagli editori. Sbagliato ! Il 99% di chi manifesta contro il ” green pass” o contro i vaccini manifesta solo perché non si fida di ciò che voi giornalisti riportate. Cosa scrivete? Solo ciò che vi dice il governo; tutto qui e sembra che per fare un articolo non usiate il vostro cervello. Saluti a tutti voi e chissà che andando avanti non cambiate atteggiamento.


    • Redazione Roma

      Gli editori di noi stessi…siamo noi. Le cose che scriviamo le scriviamo in piena libertà e coscienza, se non le aggradano se ne faccia una ragione

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