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Il marxismo militante di Raniero Panzieri

Esce un nuovo quaderno della collana: 

Cesare Pianciola, 

Il marxismo militante di Raniero Panzieri, 

Centro di Documentazione Editrice, Pistoia 2014 (“I quaderni dell’Italia antimoderata”, n. 3), pp. 88

Di Raniero Panzieri (Roma, 1921-Torino 1964) – socialista di sinistra di formazione che all’inizio degli anni Sessanta dette vita a Torino all’esperienza originale e autonoma dei «Quaderni rossi» – Vittorio Foa ha scritto che «reintrodusse, in forma non scolastica o accademica ma militante, il marxismo teorico in Italia». Nei suoi scritti e nelle sue parole c’era un Marx vivo, liberato da schemi dottrinari, riattualizzato per interpretare il capitalismo contemporaneo e trarne strumenti per le lotte sociali, in quel periodo di tumultuoso sviluppo, di grandi migrazioni interne e di passaggio dell’Italia alla maturità industriale, che fu chiamato “neocapitalismo”.

Il saggio di Pianciola – completato da una antologia di brani su Panzieri e sui «Quaderni rossi», da una postfazione di Attilio Mangano e da una bio-bibliografia a cura di Antonio Schina – traccia un profilo delle principali alternative teoriche della sinistra tra gli anni Cinquanta e Sessanta (“gramscismo” e storicismo delle dirigenze del Pci, rigorizzazione logico-metodologica perseguita da Della Volpe e dalla sua scuola, riscoperta delle opere giovanili di Lukács e di Korsch, innesti fenomenologici e francofortesi), per collocarvi la genesi di un marxismo diverso, che fece di Marx un uso politico diretto che rifiutava le mediazioni istituzionali della sinistra tradizionale: il cosiddetto “operaismo”, che avrà declinazioni divergenti in Panzieri, in Mario Tronti, in Toni Negri.

In Panzieri troviamo la critica della visione apologetica del progresso tecnicoscientifico diffusa nella tradizione marxista: le forze produttive non sono neutre ma plasmate dai rapporti di produzione; la tesi che è il piano e non l’”anarchia” a caratterizzare il capitalismo contemporaneo e che, inversamente, la pianificazione non èsufficiente a caratterizzare il socialismo; la convinzione che nelle lotte dei lavoratori si manifesti l’istanza di una democrazia non delegata, come potere diretto a partire dai luoghidi produzione. Ma forse l’aspetto più fecondo della sua ricerca è stato l’uso socialista dell’inchiesta operaia. Lo stesso Capitale di Marx gli appariva un grande abbozzo di sociologia delle classi. Riteneva il metodo dell’inchiesta indispensabile per «sfuggire ad ogni forma di visione mistica del movimento operaio».

Riattualizzando Marx, Panzieri raccomandava di non ripetere, banalmente e scolasticamente, formule marxiane, che rischiano di avere «semplicemente un valore consolatorio». Ma oggi è auspicabile un uso più libero e critico della vasta e multiforme eredità marxiana, anche rispetto ai marxismi “eretici” del Novecento e al contributo di Raniero Panzieri. Marx – suggerisce Pianciola – continua ad essere un “classico” imprescindibile, ma non immediatamente trasferibile in un programma politico come apparve cinquant’anni fa.

Cesare Pianciola (Torino 1939) si è laureato con Nicola Abbagnano e ha lavorato con Pietro Chiodi come  assistente presso la cattedra di Filosofia della storia dell’Università di Torino. Docente di storia e filosofia nella Secondaria superiore fino al 1994 e di Analisi di testi filosofici dal 2001 al 2008 presso la S.I.S. di Torino, ha collaborato con articoli e recensioni a «Rivista di filosofia», «Quaderni piacentini», «Linea  d’ombra», «école». Fa parte del comitato editoriale de «L’Indice dei libri del mese» e del consiglio direttivo del Centro studi Piero Gobetti (al quale ha dedicato vari saggi, tra cui Piero Gobetti. Biografia per immagini, Cavallermaggiore, Gribaudo, 2001). Condirettore fino al 2011 del periodico «Laicità», è vicepresidente del Centro di Documentazione Ricerca e Studi sulla Cultura Laica “Piero Calamandrei”.  Ha studiato Marx (Il pensiero di Karl Marx. Una antologia dagli scritti, Torino, Loescher, 1971; Teoria  marxiana, in Il mondo contemporaneo. IV. Storia d’Europa, Firenze, La Nuova Italia, 1981) e con Franco Sbarberi ha curato e introdotto la raccolta di inediti di N. Bobbio, Scritti su Marx. Dialettica, stato, società civile, Roma, Donzelli, 2014. Ha scritto anche su Hannah Arendt e sulla filosofia contemporanea italiana e francese. 

 

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