Maltrattati – TTIP: quali interessi dietro il patto transatlantico USA-UE sul libero commercio?
Ross@ ne parla con:
Monica di Sisto Vicepresidente di Fairwatch, giornalista sociale professionista, specializzata nei temi del commercio internazionale e dell’economia solidale. Piero Pagliani Esperto di geopolitica e economia internazionale.
Il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) è un accordo di libero scambio tra USA e UE, volto alla formazione di un mercato comune tra le due coste atlantiche. Le fonti ufficiali lo descrivono come una “manna dal cielo”, dalla quale gli stati membri dell’Unione Europea non possono prescindere per risollevarsi dalla crisi e per una nuova prosperità. Sempre secondo le medesime fonti, l’entrata in vigore dell’accordo svilupperà investimenti, occupazione, reddito procapite e creerà opportunità di crescita per le PMI (piccole medie imprese) tutt’ora inimmaginabili, in quanto potranno accedere con i propri prodotti al mercato americano.
Facilità intesa come semplificazione è il concetto chiave che sta alla base del TTIP. L’accordo agisce principalmente in due direzioni. La prima riguarda le barriere tariffarie, cioè le differenti tipologie di dazi che attualmente ostacolano la circolazione delle merci e degli investimenti, che saranno eliminati o perlomeno fortemente diminuiti.
La seconda riguarda le cosiddette barriere non tariffarie. Questo è il nucleo centrale del partenariato che Stati Uniti d’America ed Unione europea stanno costruendo. Le barriere non tariffarie sono tutti quei regolamenti che disciplinano ambiti come: conformità tecnica, ambiente, sicurezza, salute, lavoro e altri minori. In ogni ambito, attualmente, la regolamentazione è differente tra USA e UE, e questo è considerato un ostacolo per la produzione e circolazione di beni e servizi. Il TTIP, invece, si pone l’obiettivo di creare uno spazio normativo condiviso tra le due sponde atlantiche, attraverso la semplificazione o laddove possibile, l’eliminazione delle discipline regolatrici di tali ambiti.
Al contrario di quanto millantato dalle fonti ufficiali, quanto sopra descritto, inevitabilmente comporterà alterazioni degli attuali equilibri di import ed export tra gli stati membri dell’unione, spostando il baricentro degli stati più ricchi verso gli Stati Uniti, cosa che probabilmente non riusciranno a fare gli stati più deboli, a scapito degli attuali scambi tra nord e sud d’Europa. Quindi un ulteriore impoverimento della fascia mediterranea.
Inoltre, l’eliminazione delle barriere non tariffarie aprirà la strada alla distruzione dei diritti di lavoratori, adeguandosi alla normativa americana, dove vigono flessibilità, licenziabilità e dove ogni lavoratore è in rapporto di spietata concorrenza con il collega. Privatizzazione della sanità pubblica. Il TTIP garantirà libero accesso alle strutture sanitarie private americane di acquisire, in parte o interamente, il sistema sanitario pubblico europeo ed italiano in modo particolare. Ovviamente per entrambi gli aspetti non dobbiamo scordarci che esistono già politiche interne dell’Ue in atto, vedi Job Acts di Renzi o in corso di attuazione. Ultimo, ma non perché meno importante, l’accordo farà dell’Europa un territorio di caccia delle “big company” statunitensi in settori come quello alimentare (distruzione della piccola agricoltura e apertura al “biotech” cioè agli OGM) ed energetico. Tutto questo, disincentivando di fatto i rapporti con i paesi emergenti (in particolare Russia e Cina), rafforzerà la sudditanza geopolitica dell’Unione Europea nei confronti gli Stati Uniti, coinvolgendola sempre più fortemente nel tentativo nordamericano di ostacolare il costituirsi di un mondo compiutamente multipolare.
La volontà dell’Unione europea di realizzare l’accordo nel minor tempo possibile, indica come la “governance” definitivamente insediatasi a Bruxelles, si rifaccia ad un capitalismo che affonda le sue radici nella scuola economica ordoliberale e anarcocapitalista se guardiamo all’altra costa atlantica. Scuola economica che considera lo stato di diritto solo come elemento formalizzante delle regole del gioco economico, in cui gli unici veri attori sono i singoli, considerati come singoli o imprese. Stato di diritto che cambia forma in questo capitalismo rinnovato, facendosi esclusivamente garante di un quadro giuridico-istituzionale dove le regole del gioco economico tra imprese siano garantite e dove la garanzia di tali regole è l’unico suo ruolo in questa nuova società di singoli-imprese. Il TTIP nel suo complesso e in particolare l’abbattimento delle barriere non tariffarie, che cosa sono se non un esempio concreto della realizzazione e della garanzia di tali regole del gioco economico? In questo senso Renzi ha semplicemente detto la verità affermando che il TTIP “non è un semplice accordo commerciale come gli altri, ma è una scelta strategica e culturale per l’UE”. Si tratta di capire logica e conseguenze di questa scelta e di iniziare ad organizzarsi per contrastarla.
Fermiamo il TTIP e rompiamo l’Unione Europea!!!
Sabato 13 dicembre 2014 – ore 15,45
Sala superiore della Corale Verdi – Vicolo Asdente 9 – Parma
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