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Si lavora già di più, caro Visco

Caro Governatore Visco,

mi scusi, ma il suo appello a «lavorare di più, in più e per più tempo» è davvero fuori luogo. Forse non se n’è accorto, ma in Italia il lavoro non si trova e in prospettiva la domanda diminuirà. Perfino le multinazionali smobilitano da un mercato che non dà segni di crescita. Lo scrive il Sole 24 Ore e lo conferma il forte ridimensionamento che sta avvenendo nelle funzioni aziendali più importanti. La domanda di giovani interessa solo le forze vendita. Il marketing, la finanza, gli acquisti si possono gestire tranquillamente da Londra, Parigi o Bruxelles.
Il lavoro – quando ce l’hai e sei giovane, quindi nell’età in cui puoi dare il meglio – è generalmente precario, malpagato, gestito con finte cooperative, in affitto, a progetto, fondato sul ricatto sottinteso: o ti sta bene così o fuori ne ho 100 pronti a prendere il tuo posto. Ci sono persone in gamba che le otto ore di cui tutti parlano non le fanno quasi mai. Sono operative 10 ore al giorno, la sera da casa si collegano via pc con l’ufficio e lavorano anche nei week end almeno tre o quattro ore al pc.Nelle aziende il problema è lo smaltimento delle ferie (obiettivo aziendale che spinge i manager a lavorare in ferie) che sommate ai recuperi del personale sta diventando impossibile.

Si lavora già di più. E sul più tempo ci ha pensato il governo Monti, innalzando l’età pensionabile. Ma è un di più sulla carta: presto, per effetto della moria di imprese, non avremo per strada solo giovani, ma anche cinquantenni espulsi dal mondo del lavoro. Che vivranno in una sorta di limbo, con ancora 20 anni di lavoro impossibile davanti. E’ una situazione drammatica la disoccupazione di mezza età.

Ma perché a loro e a qualche milione di italiani, ogni giorno tutto l’establishment del Paese continua a dare pubbliche lezioni di vita al riparo di solide rendite di posizione, posti di lavoro garantiti e di altrettanto certi e ben remunerati vitalizi?
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