Aldo Grasso è entrato nel coro maccartista, accusando chi negli drammatici avvenimenti palestinesi cerca spiragli di ragionamento, oltre la propaganda bellicista. Nella foga, Grasso ha stonato di brutto.
A parte il fatto che la polemica televisiva attizza l’audience, oltre che l’odio – e questo è ciò che cercano disperatamente i talk, uno che si occupa di televisione dovrebbe saperlo -, Grasso dimentica che, almeno in teoria, compito e ragion d’essere degli “approfondimenti” è indagare nelle pieghe dei fatti, entrare nei dettagli, nelle postille, nelle note a margine, cioè mettere il naso nel ciò che significa, oltre a ciò che è successo.
Se no, che ne parliamo a fare, oltretutto in tv?
Postilla. Marzullianamente, si consiglia a Grasso di farsi una domanda e darsi una risposta, ma di farlo tra sé e sé, in privato, così che ci eviti le colate di conformismo, come quella riversata oggi sulla prima pagina del Corriere.
Grazie.
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Eros Barone
Si vede che Aldo Grasso cerca di emulare, peraltro goffamente, i vergognosi primati dei suoi colleghi ultrasionisti (Cazzullo, Gramellini e Severgnini), dando vita in direzione inversa, così come richiedono i padroni da lui serviti, ad una variante liberalfascista della ‘ratline’ di infausta memoria.