Ma la UE non ha tenuto conto di questi fattori.
Naturalmente. L’Unione Europea ha una Posizione Comune, venuta alla luce nel Dipartimento di Stato USA, promossa dai suoi funzionari nell’ambito della UE e infine, proposta dal governo di José Maria Aznar nel 1996. Non riconosce che a Cuba esiste un sistema politico di carattere socialista, legittimo, legale e appoggiato dalla stragrande maggioranza della popolazione; di conseguenza, Cuba non attribuisce alla UE alcun potere di emanare direttive o, tramite la Posizione Comune, condizionare i rapporti della UE sulla base del fatto che Cuba deve effettuare trasformazioni di tipo politico ed economico con l’obiettivo fondamentale che ci sia una transizione dal socialismo al capitalismo. È questo che persegue la UE con la Posizione Comune, che è il maggiore ostacolo alla distensione dei rapporti.
Perché definisce discriminatoria la Posizione Comune?
La Posizione Comune è contraddistinta dal suo carattere discriminatorio, perché Cuba è l’unico paese dell’America Latina e uno dei pochi al mondo cui si applica questa politica e l’unico al mondo i cui rapporti bilaterali con il blocco non sono basati su di un accordo quadro analogo a quello che la UE adotta con qualsiasi altro paese. Inoltre la UE utilizza anche due pesi e due misure nei suoi rapporti con Cuba, perché nel suo discorso politico usa il tema dei diritti umani nell’isola e questo discorso è delegittimato dal comportamento stesso della UE nello scenario internazionale nei suoi rapporti con altri attori, come ad esempio gli Stati Uniti. Rispetto alle campagne militari degli Stati Uniti in Iraq, con moltissime vittime civili, prigioni segrete, voli clandestini della CIA, il maltrattamento dei prigionieri a Guantanamo e altre prigioni arbitrarie, la UE non ha adottato una posizione di condanna né una posizione comune che condizioni i suoi rapporti con questo paese né altri attori che non sono esattamente un esempio in materia di diritti umani.
In che consiste la Posizione Comune? Si limita ai rapporti commerciali ed economici?
La Posizione Comune condiziona il progresso dei rapporti in abito politico e di cooperazione a trasformazioni di tipo politico. In realtà dal 2003 i rapporti di cooperazione sono stati totalmente interrotti con le sanzioni adottate dalla UE che consolidano la sua ingerenza negli affari interni di Cuba, facendo in modo che le sue ambasciate nell’isola abbiano un contatto diretto con l’opposizione costruita dall’estero.
Però queste sanzioni sono state revocate.
Esatto. Per via di queste sanzioni, Cuba ha deciso di interrompere la cooperazione con la UE e i paesi membri. Nel 2008, in un quadro costruttivo, le sanzioni sono state revocate e si è ripresa la cooperazione con la Commissione europea, non con la UE. Ed è in questo quadro, al di fuori della UE e nei rapporti bilaterali, che si è ristabilita la cooperazione con alcuni paesi sulla base di alcuni principi chiave: la non ingerenza, il rispetto della sovranità…
Perché chiamarla secondo blocco a Cuba?
Perché è stato costruito all’ombra degli interessi egemonici degli Stati Uniti rispetto a Cuba, è subordinato a questi e completa la politica di accanimento politico-economico, commerciale e finanziario adottata dagli Stati Uniti più di cinquant’anni fa.
È possibile un cambio di atteggiamento dell’amministrazione Obama dopo il processo iniziato a Cuba?
Se ci basiamo esclusivamente sulla condotta dell’amministrazione Obama rispetto a Cuba possiamo dire che le linee guida, gli obiettivi e il filo conduttore della politica di blocco imposto più di cinquant’anni fa di fatto non sono cambiati. E questo dice molto rispetto alle prospettive future. Credo che i cambiamenti dell’amministrazione Obama rispetto a Cuba siano stati fondamentalmente superficiali. Sono state abrogate alcune misure adottate da Bush, ma non ha rinnegato o eliminato i pilastri della Legge Helms-Burton del 1996.
Speravate in un cambio di atteggiamento con l’arrivo di Obama alla Casa Blanca?
Se ci rifacciamo alla storia degli Stati Uniti e alla sua ricaduta rispetto a Cuba, vediamo che gli interessi egemoni di controllo e dominio di questo paese rispetto al futuro politico di Cuba, persino prima della Rivoluzione, restano gli stessi. Con il trionfo della rivoluzione di carattere socialista nel 1959 la sua politica egemone si è rafforzata, ma rispetto a questa evoluzione storica gli interessi egemonici sull’isola non sono cambiati, fanno parte della dottrina statunitense di politica estera nei confronti della regione. E non vedo le condizioni che possano portare a un approccio diverso da parte della classe dominante degli Stati Uniti. Però va sottolineato che nella popolazione e in alcuni ambiti politici si trova una opposizione sempre maggiore alla politica di blocco nei confronti dell’isola, riscontrata da inchieste della stampa e di organismi internazionali con sede negli Stati Uniti.
Qual è attualmente la situazione interna a Cuba?
Gli organismi politici e di massa, il popolo in generale, sono votati alla modernizzazione del modello economico, al perfezionamento del sistema politico con l’intenzione di consolidarlo e garantire il suo sviluppo perché le nuove generazioni possano godere dei successi della rivoluzione. Tutto questo implica molte aspettative e partecipazione rispetto al processo e alle decisioni che vengono prese. Per il bene della rivoluzione e del rafforzamento del suo carattere socialista.
Come si sta sviluppando il processo rispetto al VI Congresso?
Si è favorita molto la partecipazione, si sta discutendo in tutti i settori. Di fatto, questi aspetti sono il risultato di un dibattito iniziato nel 2005 quando Fidel Castro ha invitato i cubani a chiedersi che cosa dobbiamo migliorare del socialismo, cosa dobbiamo cambiare, di quali elementi abbiamo bisogno per consolidarlo e garantire il suo futuro. Da allora, nella popolazione cubana si è aperto un ampio dibattito, quindi, quello che alla fine sarà modificato e approvato avrà una vasta legittimità e un ampio consenso perché risponderà alla volontà della stragrande maggioranza della popolazione.
Quale impatto hanno avuto sul popolo cubano le riforme annunciate da Raul Castro?
Circa la modernizzazione del modello economico bisogna sottolineare che ci sono alcuni risultati e principi di carattere socialista che sono irrinunciabili, al cui consolidamento sono tese queste modifiche. Storicamente la rivoluzione cubana ha difeso il principio che nessun cubano resti senza casa, che goda sempre della protezione del sistema, e a questo sono tese le misure previste, ad avere un’economia più efficiente e dinamica, che amministri meglio le sue risorse e abbia una distribuzione più efficiente ed equa della ricchezza. È importante rilevare che lo Stato, ovvero, il popolo, mantiene il controllo dei principali mezzi di produzione. Quando si parla di liberalizzare alcuni settori si pensa a calzolai, barbieri, tassisti… in modo che lo Stato si concentri su problemi essenziali come la salute pubblica, l’istruzione, l’industria, le risorse essenziali, l’equa distribuzione della ricchezza, l’assistenza sociale…
(traduzione di Flavia Vendittelli)
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa