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La storia è il nemico e le “magnifiche” psy-ops diventano notizia

* 21/06/2012 (Traduzione dall’inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare)

Arrivando in un villaggio nel sud Vietnam, vidi due bambini che certificavano la guerra più lunga del 20° secolo. Le loro orribili malformazioni erano familiari. Lungo tutto il fiume Mekong, dove le foreste erano state pietrificate e rese silenziose, piccole mutazioni umane vivevano come meglio potevano.

Oggi, all’ospedale pediatrico Tu Du di Saigon, un’ex sala operatoria è conosciuta come la “sala di raccolta” e, ufficiosamente, come la “stanza degli orrori”. Ha scaffali pieni di grandi ampolle contenenti feti grotteschi. Durante l’invasione del Vietnam, gli Stati Uniti irrorarono un erbicida defoliante sulla vegetazione e i villaggi per negare “copertura al nemico”. Era l’Agente Orange, che conteneva diossina, un veleno tanto potente da causare morte fetale, aborto spontaneo, danni cromosomici e cancro.

Nel 1970, un rapporto del Senato statunitense rivelava che “gli Stati Uniti hanno scaricato [sul Vietnam del sud] una quantità di sostanze chimiche tossiche pari a tre chili pro capite, compresi donne e bambini”. Il nome in codice per quest’arma di distruzione di massa, Operazione Hades (aldilà), fu cambiato nel più benevolo Operazione Ranch Hand (vaccaro). Oggi, si stima che 4,8 milioni di vittime dell’Agente Orange sono bambini.

Len Aldis, segretario della Società di amicizia Gran Bretagna-Vietnam, è da poco tornato dal Vietnam con una lettera per il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) da parte dell’Unione delle donne del Vietnam. La presidente, Nguyen Thi Thanh Hoa, descrive “le gravi malformazioni congenite [causate dall’Agente Orange] di generazione in generazione”. Ha chiesto al CIO di riconsiderare la sua decisione di accettare la sponsorizzazione per le Olimpiadi di Londra della Dow Chemical Corporation, una delle società che ha prodotto il veleno e che si è rifiutata di risarcire le sue vittime.

Aldis ha consegnato a mano la lettera all’ufficio di Lord Coe, presidente del Comitato Organizzatore di Londra. Non ha avuto risposta. Quando Amnesty International ha sottolineato che nel 2001 la Dow Chemical ha acquisito “la società responsabile della fuga di gas a Bhopal [in India nel 1984] che ha ucciso all’istante tra le 7.000 e 10.000 persone e 15.000 nei successivi venti anni”, David Cameron ha descritto la Dow Chemical come una “rispettabile società “. L’imperativo è sorridere a allora, quando le telecamere faranno una panoramica sull’abito da parata da 7 milioni di sterline che rivestirà lo Stadio Olimpico, il prodotto di 10 anni di “accordo” tra il CIO e un rispettabile distruttore.

La storia è sepolta con i morti e i deformi del Vietnam e di Bhopal. La storia è il nuovo nemico. Il 28 maggio, il presidente Obama ha lanciato una campagna per falsificare la storia della guerra in Vietnam. Per Obama, non c’era Agente Orange, non c’erano le “free-fire zone” [aree in cui venivano eliminati tutti i civili, ndt] e i tiri al bersaglio, nessuna fossa di occultamento dei massacri, nessun razzismo dilagante, né suicidi (molti americani che si tolsero la vita diventano caduti nel conflitto), nessuna sconfitta per opera di un esercito partigiano nato da una società ridotta in miseria. E’ stata, dice il signor Hopey Changey, “una delle storie più straordinarie di coraggio e integrità negli annali della storia militare [USA]”.

Il giorno seguente, il New York Times ha pubblicato un lungo articolo che documenta come Obama scelga personalmente le vittime dei suoi attacchi con i droni in tutto il mondo. Lo fa durante il “martedì di terrore”, visionando foto segnaletiche da una “kill list”, alcune delle quali di adolescenti, tra cui “una ragazza che sembrava ancora più giovane dei suoi 17 anni”. Molti sono sconosciuti o semplicemente in età militare. Guidati da “piloti” seduti davanti a schermi di computer a Las Vegas, i droni sparano missili Hellfire che risucchiano l’aria dai polmoni
prima di fare la gente a pezzi. Lo scorso settembre, Obama ha ucciso un cittadino americano, Anwar al-Awlaki, unicamente sulla base di una voce che lo descriveva incitante al terrorismo. “Questo non è facile”, ha detto nel firmare la condanna a morte dell’uomo, come riportano i suoi collaboratori. Il 6 giugno, un drone ha ucciso 18 persone in un villaggio in Afghanistan, tra cui donne, bambini e anziani, che stavano festeggiando un matrimonio.

L’articolo del New York Times non era una soffiata alla wikileaks o una denuncia. Era un pezzo di pubbliche relazioni progettato dall’amministrazione Obama per mostrare che tipo duro può essere il “comandante in capo” in un anno elettorale. Se rieletto, il marchio “Obama” continuerà a servire i ricchi, perseguendo chi racconta la verità, minacciano paesi, diffondendo virus informatici e uccidendo diverse persone ogni martedì.

Le minacce contro la Siria, coordinate a Washington e Londra, scalano nuove vette di ipocrisia. Contrariamente alla grezza propaganda di prima presentata come notizia, il giornalismo d’inchiesta del quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung identifica i responsabili della strage di Houla, come i “ribelli” appoggiati da Obama e Cameron. Le fonti del giornale includono i ribelli stessi. Questo non è stato completamente ignorato in Gran Bretagna. Scrivendo nel suo blog personale, mai così in silenzio, Jon Williams, redattore di BBC world, svela in modo efficace la sua “copertura”, citando funzionari occidentali che descrivono la “psy-ops” (operazione psicologica) contro la Siria come “magnifica”. Magnifica come la distruzione della Libia, dell’Iraq e dell’Afghanistan.

Magnifica come le psy-ops, è la recente promozione al Guardian di Alastair Campbell, il principale collaboratore di Tony Blair durante l’invasione criminale dell’Iraq. Nei suoi “diari”, Campbell cerca di schizzare sangue iracheno sul demone Murdoch. C’è talmente tanto sangue da inzuppare tutti, ma il riconoscimento che questo media rispettabile, liberale e adulatore di Blair è stato un accessorio fondamentale per un crimine epocale viene omesso e rimane una singolare prova di onestà intellettuale e morale in Gran Bretagna.

Per quanto tempo ancora dobbiamo essere sottoposti ad un tale “governo invisibile”? Il termine di insidiosa propaganda, usato la prima volta da Edward Bernays, nipote di Sigmund Freud e inventore delle moderne pubbliche relazioni, non è mai stato più appropriato. La “falsa realtà” richiede un’amnesia storica, basata sull’omissione e il mutamento dal significato all’insignificante. In questo modo, i sistemi politici che promettono sicurezza e giustizia sociale sono stati sostituiti da pirateria, “austerità” e “guerra perpetua”: un estremismo dedicato al rovesciamento della democrazia. Applicato ad un individuo, questo lo farebbe identificare come uno psicopatico. Perché noi lo accettiamo?

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