Menu

Allerta allerta allerta che cammina la spada di Bolivar per l’America Latina

Nei giorni 4, 5 e 6 luglio 2012 si è tenuto a Caracas il  XVIII Incontro del Foro di San Paolo delle forze di sinistra, democratiche e progressiste di 50 paesi provenienti dai 5 continenti; incontro che si è svolto in una fase storica caratterizzata da una crisi globale e di carattere sistemico del capitalismo, che sta determinando uno scontro sempre crescente tra blocchi politico-economici e poli di potere per l’acquisizione di spazi geopolitici e geostrategici che non esclude nessun mezzo dall’aggressione militare vera e propria come in Libia, all’ingerenza dell’imperialismo nel tentativo di destabilizzare i governi considerati nemici come in Siria e in America Latina.

La gravità dello scenario economico-politico internazionale ha portato i partecipanti al Foro a redigere la Dichiarazione di Caracas, una dichiarazione conclusiva in cui hanno espresso la loro volontà e ferma intenzione di opporsi a qualsiasi tentativo di ingerenza imperialista in America Latina e di continuare nel cammino intrapreso di integrazione regionale e di attuazione delle politiche economiche e sociali dei governi guidati dalle forze progressiste, popolari e di sinistra, grazie alle quali l’impatto negativo della crisi mondiale è stato meno devastante e la lotta contro la povertà ha ottenuto successi indiscutibili. “La sfida è continuare a farlo e approfondire i cambiamenti nelle attuali condizioni di aggravamento della crisi”.

Realmente in questa ultima decade i governi rivoluzionari e progressisti hanno cambiato il volto del continente latino americano che, rispetto alla “lunga notte del neoliberismo”, si è sviluppato in maniera impressionante, con una crescita economica e sociale, con una distribuzione della ricchezza e con una inclusione sociale tali da diventare un punto di riferimento internazionale come alternativa vittoriosa al capitalismo neo-liberista.

Ma le forze reazionarie della destra, con la complicità e il sostegno dell’imperialismo nord americano, in tutti questi anni non sono state a guardare e hanno fatto di tutto per sovvertire il processo di cambiamento, dai colpi di stato – contro Lugo a giugno 2012 in Paraguay e  contro Zelaya nel 2009 in Honduras -; ai tentativi di colpo di stato falliti grazie alla mobilitazione popolare – contro Correa nel 2010 in Ecuador,  contro Morales nel 2008 in Bolivia e di nuovo quest’anno con l’ammutinamento di alcune forze della polizia, e contro Chavez nel 2002 -;  alle diffamatorie campagne massmediatiche in complicità con le organizzazioni imprenditoriali, con i potenti gruppi editoriali e pubblicitari dell’America Latina, per distruggere l’immagine e l’operato di questi governi rivoluzionari.

Il Foro ha definito “centrale” la battaglia che si sta svolgendo in Venezuela per la contesa elettorale del 7 Ottobre: i sondaggi danno un margine amplissimo di vantaggio, 20 punti, per il Presidente Hugo Chavez Frías, per questo la destra, con il suo debole ma infido candidato Henrique Capriles Radonsky, sta già preparando le condizioni per disconoscere il risultato e il Consiglio Nazionale Elettorale. Proprio per far fronte a questa minaccia, il Foro ha convocato tutte le forze progressiste e di sinistra a sostenere la democrazia venezuelana, a respingere e condannare  i tentativi di destabilizzazione della destra e a combattere la campagna di discredito verso il Venezuela sostenuta dai media della destra internazionale, celebrando una Giornata di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana e il Comandante Hugo Chavez Frías il prossimo 24 luglio, data in cui si commemoreranno i 229 anni della nascita del Liberatore Simón Bolívar.

Due decadi di politiche neo-liberiste in  America Latina, hanno determinato un aumento dell’influenza del capitale internazionale sul controllo dei settori strategici dell’economia – le fonti energetiche, le risorse idriche, i minerali, le telecomunicazioni e le finanze -, una politica di attacco agli interessi dei lavoratori, dei contadini e delle comunità indigene, un aumento generalizzato, quindi, della miseria e della violenza, tutti interventi che hanno reso gli stati latino americani succubi del “mercato”, di fronte al quale la politica abdicava inesorabilmente. La crisi economica e finanziaria del 1997 ha portato molti paesi della regione al totale dissesto economico e sull’orlo della guerra civile.

In conseguenza di ciò, nella maggior parte dei paesi latino americani sono andati al potere partiti politici di sinistra sulla spinta delle forze popolari. Le vittorie elettorali di Hugo Chavez in Venezuela nel 1998, di Evo Morales in Bolivia nel 2005 e di Rafael Correa in Ecuador nel 2007 hanno determinato:

·        l’aumento della partecipazione popolare

·        la realizzazione di riforme costituzionali

·        il controllo statale delle risorse naturali.

L’ascesa del movimento popolare in Venezuela è iniziata nel 1989 con il movimento del “Caracazo”, espressione della lotta popolare contro il pacchetto di misure fiscali antipopolari, attuato  dalle forze politiche neo-liberiste. Il seguente e decisivo passo è stata la ribellione dei militari nel 1992, guidati dal tenente colonnello Hugo Chavez. Sedata la rivolta Chavez è stato incarcerato per due anni e poi amnistiato nel 1994. Nel 1997 Chavez fonda il partito di massa  Movimento V República che sosteneva il rifiuto dell’applicazione delle norme del Fondo Monetario Internazionale e del modello neoliberale, il progetto bolivariano per il quale è stato eletto presidente nel 1998 con il 57% dei voti.

Nel 1999 il Presidente Chavez ha ottenuto il consenso di più dell’80% della popolazione sulla creazione di una nuova Assemblea Costituente per la riformulazione dell’architettura costituzionale, orientata verso una maggiore democrazia, una partecipazione delle classi popolari, un ritorno sotto la gestione del potere statale delle ricchezze nazionali, degli investimenti nelle infrastrutture e delle  politiche di inclusione sociale. Con la nuova Costituzione del 1999 si è inaugurata la V Repubblica e si è cambiato il nome del paese in Repubblica Bolivariana del Venezuela in memoria e onore del Liberatore Simon Bolivar.

Nel nuovo testo costituzionale, che è unanimemente riconosciuto come una delle leggi fondamentali più avanzate in termini di redistribuzione del reddito e protezione sociale, sono stati redatti alcuni articoli specifici in merito al petrolio, nei quali si definisce la proprietà inalienabile e imprescrittibile della Repubblica sui giacimento di idrocarburi (Art. 12), la riserva allo Stato dell’attività industria petrolifera ( Art. 302) e la proprietà statale della totalità delle azioni di PDVSA Petróleos de Venezuela (Art. 303).

La nazionalizzazione degli idrocarburi non solo ha inflitto concrete sconfitte alle pretese delle multinazionali, ma ha anche permesso un considerevole aumento dell’apporto fiscale del petrolio allo sviluppo nazionale:  mentre nel 1985, in piena sottomissione finanziaria al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Mondiale, il debito esterno rappresentava l’84,3% del PIL, oggi è solo il 23,6% del PIL, percentuale che permette un margine di manovra alto, per investire in progetti e opere a tutto vantaggio della popolazione.

Per poter sostenere un sistema socialista come quello promosso dal presidente  Hugo Chavez e riuscire a incrementare la produzione di beni e servizi necessari per il popolo venezuelano, è indispensabile continuare con la politica di nazionalizzazione. Grazie a questa politica di riscatto di imprese e di terre che vengono restituite allo stato, il Governo Bolivariano è riuscito ad avanzare nell’applicazione di strategie per lo sviluppo del paese, con l’attuazione delle Missioni che rappresentano uno dei maggiori baluardi di inclusione sociale e di dignità dell’essere umano, per combattere la diseguaglianza sociale esistente nella società venezuelana. Le Missioni focalizzano l’attenzione sul benessere del popolo da una prospettiva socialista, popolare e gratuita per tutti.

Istruzione

Con il successo delle Missioni Educative Robinson I e II, il Venezuela ha debellato la piaga  dell’analfabetismo. Nel 2005 l’UNESCO ha dichiarato il Venezuela “Territorio Libero dall’Analfabetismo”. Nel 2010, sempre l’UNESCO ha collocato il paese al quinto posto della classifica mondiale, per gli obiettivi raggiunti in materia di istruzione. In una seconda fase, invertendo la tendenza delle decadi precedenti di riduzione del finanziamento pubblico per l’Istruzione, con la Missione Ribas si è aumentato considerevolmente il numero dei diplomati nei licei. In una terza fase con la Missione Sucre, è stata data la possibilità a tutti i diplomati che vogliano studiare di conseguire una laurea presso l’Università Statale, realizzando il diritto all’educazione, contenuto nel capitolo VI (Dei Diritti Culturali ed Educativi) della Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela. Per una maggiore diffusione sul territorio nazionale, dal 1999 sono state create cinque nuove università.

Sanità

 

Come per l’Istruzione, anche nell’ambito della Sanità Pubblica il governo del presidente Chavez ha investito molto, dando ai venezuelani quell’attenzione medica che non avevano mai avuto. Il Ministero della Sanità e Sviluppo Sociale ha dovuto ricostruire un sistema sanitario pubblico che era stato smantellato nei due decenni precedenti, a vantaggio di un modello neo liberista che privilegiava il servizio privato, destinato all’élite oligarchica ed escludente  la maggioranza della popolazione.

La Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela, invece, pone molta enfasi sulla salute, sul ruolo dei medici in relazione alla prevenzione e alla salute ambientale, sulla produzione di medicine essenziali e di generici per i bisogni nazionali, per non dover sottostare alle multinazionali farmaceutiche.  

 

La missione Barrio Adentro, nata dallo scambio fra assistenza petrolifera venezuelana e assistenza medica cubana, infrangendo l’embargo criminale degli Stati Uniti contro il popolo cubano, ha dato un’assistenza medica ai settori più poveri del popolo venezuelano. Secondo i dati del Ministero della Sanità del Poder Popular le visite mediche effettuate nel 2003 sono state 9.116.112, da allora fino al gennaio 2012 si sono totalizzate 533.722.423 visite di cui il 47% svolte a domicilio. Altro dato impressionante sono il numero delle vite salvate: nel 2003 sono state 8.733, da allora fino a novembre 2011 ne sono state salvate 1.722.321.

 

Altro fiore all’occhiello delle politiche sanitarie del Governo Bolivariano, è la Missione Miracolo, realizzata sempre con la collaborazione dei medici cubani. La missione è iniziata nel 2004 con un primo volo di venezuelani che sono stati operati gratuitamente a Cuba di cataratta, salvandoli così dalla cecità a cui erano stati fino allora condannati dal precedente sistema sanitario. L’iniziativa è durata per più di un anno, finché il governo non ha potenziato con forti investimenti i servizi di oftalmologia in diversi ospedali venezuelani. Da allora sono stati effettuati in Venezuela 1.553.458 interventi chirurgici, 21 milioni di visite mediche e sono stati consegnati 26 milioni di occhiali. Attualmente si sta operando una media di 5.000 pazienti a settimana, equivalente al numero di interventi che si facevano in Venezuela in un anno, prima della Missione Miracolo. Il successo di questa missione si è diffuso in tutto il continente latino americano, grazie al sostegno del governo di Hugo Chavez: dal 2005 si sono effettuati 480 voli dall’Ecuador, El Salvador, Nicaragua, Honduras, Guatemala, Costa Rica, Chile, Paraguay e Argentina, che hanno trasportato 33.553 pazienti bisognosi di intervento chirurgico.

 

Politica della casa

 

La Grande Missione “Vivienda” (Abitazioni), lanciata il 30 aprile del 2011, si prefigge di risolvere in maniera strutturale il deficit abitativo della popolazione venezuelana, soprattutto tra i settori sociali più sfavoriti, e fornire una casa degna e sicura per quelle famiglie che hanno perso la propria abitazione per cause climatiche e ambientali. Il ministro del Poder Popular per l’Abitazione e l’Habitat, Ricardo Molina, ha dichiarato che dall’inizio della missione nell’anno 2011, sono state consegnate 227.517 unità abitative, raggiungendo il 65% della meta fissata per il 2011-2012 di 300.000 abitazioni. Nel discorso di chiusura del XVIII Foro di San Paolo, il Presidente Chavez ha informato che si stanno costruendo altre 526.574 abitazioni su tutto il territorio nazionale, mentre “la meta prefissata per i prossimi 6 anni è di 3 milioni di case, affinché non rimanga nessun venezuelano senza un’abitazione degna, perché si tratta di un diritto […], come l’alimentazione, l’educazione, la salute e la sicurezza sociale.”

 

Previdenza sociale

Un altro dramma sociale ereditato dalla IV Repubblica è quello degli anziani senza pensione e con pensioni irrisorie, che è stato affrontato con la Missione “Maggiore Amore”, rivolta agli adulti che appartengono a nuclei familiari le cui entrate sono inferiori al salario minimo o non stanno godendo di una pensione dall’IVSS Istituto Venezuelano della Previdenza Sociale. Prima le pensioni erano una percentuale dell’ultimo salario ed erano congelate, con un ridicolo potere di acquisto. Dal 1999 la pensione -per mandato costituzionale- è omologata al salario minimo nazionale e Il 1° maggio del 2012 è stata promulgata la LOTTT Legge Organica del Lavoro delle Lavoratrici e dei Lavoratoti che beneficia milioni di lavoratori. Questa legge rappresenta una pietra miliare nella storia operaia del paese, dell’America Latina e anche oltre, in un  momento in cui i governi degli U.S.A e della UE cercano di contrastare gli effetti della crisi sistemica del capitalismo, scaricandone il costo sulla classe lavoratrice e smantellando quel che è rimasto del sistema welfare.  Nel 1998 l’IVSS registrava 387.007 pensionati con un investimento di 272.994.386 Bs (bolivares); oggi 2.148.000 anziani ricevono la pensione dall’IVSS con un investimento di circa 35 miliardi di Bs; cioè il 398% di assicurati in più rispetto al 1998.   

Lotta contro la povertà

Lo spirito della Grande Missione “Figli e Figlie del Venezuela”, che a oggi ha registrato 1.200.000 persone, non è solo quello di pura assistenza economica – che già comunque significa molto per le fasce più povere – ma soprattutto quello di integrazione, promozione sociale e crescita culturale, e, infatti, si pone come obiettivi strategici lo sradicamento progressivo della povertà come conseguenza naturale del sistema capitalistico; l’aiuto economico e l’attenzione alle persone più deboli e vulnerabili: adolescenti e donne adulte incinte che vivono in condizione di povertà, figli e figlie minorenni e persone con capacità limitate senza riguardo all’età; l’attivazione di sub programmi che vincolino i beneficiati con il sistema di attenzione sociale creato dal governo rivoluzionario in materia educativa, sanitaria e produttiva; la promozione di investimenti destinati al finanziamento di progetti produttivi, ristrutturazione di abitazioni, assistenza tecnica e altre forme di appoggio sociale che coadiuvi alla garanzia del diritto al vivere bene delle e dei figli del Venezuela.

I dati pubblicati dall’INE Istituto Nazionale di Statistica indicano che la povertà nel 1998 colpiva il 49% della popolazione, mentre nel primo semestre del 2011 registrava un 27,4%; anche la povertà estrema si è ridotta da quando è stato eletto Presidente Chavez, per cui tra il 1998 e il 2011 quasi 2.500.000 persone sono uscite dalla povertà estrema che si attesta al 6,8%. Per l’abbattimento della povertà è stato fondamentale il crescente e sostenuto investimento di circa 400 miliardi di dollari del Governo Bolivariano in materia sociale;  investimenti che sono passati dal 36% del 1998 al 62% del 2011. Sempre secondo l’INE il tasso di disoccupazione è sceso dal 15,3% del giugno 1999 al 7,4% di giugno 2012, mentre il tasso di occupazione è passato al 92,6%, grazie alla capacità dell’economia venezuelana di assorbire la popolazione economicamente attiva con la creazione, negli ultimi undici anni, di 4 milioni di posti di lavoro.

Bilancio

Grazie alle politiche attuate dal Governo del Presidente Chavez, rispetto all’indipendenza dai dettami degli organismi internazionali di credito e delle multinazionali, in Venezuela si è potuto praticare una politica economica sovrana che ha permesso il trasferimento delle risorse derivanti dal petrolio al popolo con investimenti nel sociale, che hanno generato crescita economica, nel pieno della crisi mondiale in cui si dibatte il modello neo liberale e  che genera povertà e perdita di benessere nei paesi sviluppati.

Per il Governo Bolivariano non è criticabile l’indebitamento dello stato (23,6% del PIL) per lo sviluppo sociale, né l’investimento in programmi sociali che generano crescita economica e piena integrazione sociale; al contrario, nel passato, lo Stato si indebitava (l’84,3% del PIL) per incanalare le risorse verso la borghesia.

Recentemente il Presidente Hugo Chavez nella sua proposta “Per la gestione Bolivariana socialista 2013-2019” ha richiamato l’attenzione sul fatto che la struttura socio-economica che ancora prevale in Venezuela è di carattere capitalista. Sicuramente, il socialismo ha appena iniziato a porre le proprie basi, ma è indispensabile difenderlo e approfondirlo. “Per avanzare verso il socialismo, è necessario che il potere popolare sia capace di disarticolare le trame dell’oppressione, dello sfruttamento e della dominazione che sussistono nella società venezuelana.”

Per l’avanzamento nel processo di transizione al socialismo bolivariano del XXI secolo, Chavez individua cinque grandi obiettivi storici:

        I.            Difendere, espandere e consolidare il bene più prezioso che abbiamo conquistato dopo 200 anni: l’Indipendenza Nazionale”.

      II.            Continuare a costruire il socialismo, in Venezuela, come alternativa al sistema distruttivo e selvaggio del capitalismo.

    III.            Trasformare il Venezuela in un paese potenza nel sociale, in economia e in politica all’interno della Grande Potenza Nascente dell’America Latina e del Caribe, che garantiscano la formazione di una zona di pace nella Nostra America.

    IV.            Contribuire allo sviluppo di una nuova Geopolitica Internazionale in cui prenda corpo un mondo multicentrico e pluripolare che permetta di raggiungere l’equilibrio dell’Universo e di garantire la pace planetaria.

      V.            Preservare la vita nel pianeta e salvare la specie umana.

E’ evidente che la destra venezuelana, davanti alle innegabili realizzazioni e successi del Governo Bolivariano sino ad ora ottenuti in campo economico e sociale e a fronte di un programma così ambizioso e “pericoloso” per il governo 2013-2019, non sappia cosa dire e fare, se non ricorrere a campagne diffamatorie anche a livello internazionale e a dichiarazioni tracotanti sul non voler riconoscere il risultato elettorale, in caso di vittoria di Hugo Chavez.

Per decenni la stampa e gli organi di informazione asserviti ai dettami del capitale internazionale hanno puntato le loro armi mediatiche contro il modello di democrazia partecipativa cubana, sostenendo che l’unica forma di democrazia possibile è quella rappresentativa.

Oggi il terrorismo mass-mediatico, incurante di contraddire le proprie stesse ragioni, è all’attacco del Presidente venezuelano Hugo Chávez, che viene definito autoritario e dittatore nonostante sia stato eletto tre volte come Presidente, si sia sottoposto addirittura a un referendum a metà presidenza (nessun altro capo di Stato al mondo ne ha avuto il coraggio finora), e abbia vinto altre otto elezioni e referendum con un consenso popolare senza precedenti.

Ma  l’uso del terrorismo mediatico contro il modello democratico della Repubblica Bolivariana del Venezuela, serve anche ad occultare la guerra sociale, economica, valutaria e le provocazioni armate che le forze imperialiste stanno conducendo contro i paesi dell’ALBA e contro il Venezuela.

La posta in gioco non è solo il risultato delle elezioni, che difficilmente potranno influenzare, ma la volontà di frenare il processo di riscatto dei paesi di Nuestra America, che dalla lotta antimperialista sta avanzando nella costruzione concreta di una alternativa anticapitalista e nella transizione socialista nel XXI secolo.

La Rete dei Comunisti denuncia quindi con forza questi tentativi della destra oligarchica di destabilizzazione di un governo democraticamente eletto e rinnova il proprio sostegno e appoggio al Comandante Hugo Chavez Frías che ha guidato in questi anni con successo il processo di cambiamento di transizione al socialismo in Venezuela.

La Repubblica Bolivariana del Venezuela è un grande punto di riferimento non solo per il processo di integrazione che si sta realizzando nel continente latino americano e che avanza con il Mercosur, l’Unasur e la Celac, ma anche per l’ALBA Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra America che rappresenta oggi, nel pieno della crisi sistemica mondiale, un esempio e una concreta alternativa anticapitalista a livello universale.

Fonti:

http://www.minci.gob.ve/2012/07/06/xviii-encuentro-del-foro-de-sao-paulo-declaracion-de-caracas/
http://www.nuestra-america.org/archivio/na9r/na_01_09_096-152.pdf
http://www.gisxxi.org/articulos/%C2%A1independencia-y-patria-socialista-una-lectura-desde-las-realizaciones-concretas-jesse-chacon-gisxxi/
http://www.venezuelabolivariana.com/modules/mastop_publish/?tac=Misi%F3n_Sucre
http://www.aporrea.org/misiones/a138459.html
http://www.aporrea.org/misiones/n209238.html
http://www.minci.gob.ve/2012/07/06/mision-vivienda-construye-actualmente-unas-415-mil-viviendas-en-el-pais/
http://www.minci.gob.ve/2012/07/06/gobierno-bolivariano-construye-mas-de-526-mil-viviendas-en-todo-el-pais/
http://www.minci.gob.ve/2012/05/31/2-millones-148-mil-ciudadanos-cobran-sus-pensiones-en-el-ivss/
http://www.gisxxi.org/noticias/venezuela-tercer-pais-menor-pobreza-en-latinoamerica-avn-2/
www.minci.gob.ve/tag/economia

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *