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“Sentinelle in piedi”, un’intervista al finto nazista fermato per apologia di fascismo

Da un po’ di tempo a questa parte, il variegato panorama delle persone che lottano contro i diritti di altre persone con un diverso orientamento sessuale si è arricchito di una nuova sigla: le Sentinelle in Piedi.

Gli appartenenti a questa associazione (che si professa “apartitica” e “apolitica”) periodicamente si schierano nelle piazze italiane— pregando o leggendo un libro in silenzio— per vigilare “su quanto accade nella società e sulle azioni di chi legifera denunciando ogni occasione in cui si cerca di distruggere l’uomo e la civiltà.”

Per fare ciò, le Sentinelle si trincerano dietro una retorica che esalta al massimo la libertà di espressione, il tutto con l’obiettivo di tutelare la “famiglia naturale fondata sull’unione tra uomo e donna” e di portare avanti una battaglia contro i matrimoni gay e la legge Scalfarotto, che prevede un’aggravante per l’omofobia e la transfobia.

Questa domenica le Sentinelle si sono ritrovate in tutta Italia per una veglia di preghiera. L’iniziativa non è stata vista di buon occhio dalle associazioni LGBT e dai movimenti di sinistra, che sono scesi in piazza a loro volta per protestare. Le contestazioni più dure sono state aTrento (con due Sentinelle spedite in ospedale), Torino, Napoli e soprattutto Bologna, dove sono volate mazzate tra manifestanti e i militanti di Forza Nuova presenti sul luogo. A Venezia due ragazzi si sono baciati davanti alle Sentinelle e, come riportano i giornali locali, sono stati “identificati dai carabinieri e ora potrebbero essere accusati di ‘manifestazione non autorizzata’.”

A Bergamo, invece, un ragazzo si è presentato al presidio con una divisa da nazista dell’Illinois, una copia del Mein Kampf in mano, una fascia al braccio con il simbolo usato da Chaplin ne Il grande dittatore e un cartellone con la scritta in font gotico “I nazisti dell’Illinois stanno con le Sentinelle.”

Il ragazzo in questione è Giampietro Belotti, studente di 29 anni che ha da poco lasciato il lavoro per iscriversi all’università di Brescia. La sua trovata satirica—come purtroppo accade spesso in un paese in cui l’unica forma di comicità socialmente accettata è quella dei tormentoni alla Zelig—è però finita con il coinvolgimento delle forze dell’ordine. La Digos ha infatti identificato Belotti, che ora rischia una denuncia per apologia di fascismo.

Rimanendo abbastanza incredulo dalla piega che hanno preso gli eventi, ieri ho chiamato Belotti per farmi raccontare l’incontro ravvicinato con le Sentinelle e gli agenti della Digos.

VICE: Come ti è venuta l’idea di andare lì vestito da nazista dell’Illinois?

Giampietro Belotti: Ho fatto delle rievocazioni storiche e sono sempre stato appassionato di feste in maschera e costumi assurdi. Questa cosa delle “Sentinelle in piedi” non è mi mai andata giù, la vedo un po’ come il fumo negli occhi. Quindi ho pensato di unire le due cose.

Quando sei arrivato lì qual è stata la reazione delle Sentinelle?

Loro sono rimaste ferme immobili, ghiacciate. Gli organizzatori dell’evento, invece, quando mi hanno visto sono corsi dalla Digos per farsi dare una mano. Un minuto dopo ero a cercare la carta d’identità nel portafoglio.

Cos’è successo a quel punto?

Si era formato un piccolo assembramento di persone davanti a me, con della gente che mi faceva degli applausi e le foto con il cellulare. Quando gli agenti mi hanno chiesto i documenti, alcune di queste persone si sono messe in mezzo e hanno detto agli agenti che non mi potevano dire nulla, che non stavo facendo niente di male e che non stavo disturbando nessuno. Due persone, quando hanno visto che gli agenti erano intenzionati a caricarmi sulla macchina e portarmi via, hanno addirittura mostrato i loro documenti.

E poi?

Diciamo che nemmeno io ero molto intenzionato a farmi portare via. I poliziotti della Digos, comunque, devo dire che sono stati molto cortesi—nei limiti del loro lavoro. Solo uno ha cominciato a prendermi per un braccio e strattonarmi, e a quel punto io gli ho detto: “Scusi, le dispiacerebbe tener giù le mani?”

Lui si è bloccato, perché si era reso conto di non aver davanti un “facinoroso,” però comunque ha appesantito un po’ la situazione. Quelli che erano lì a difendermi hanno un po’ alzato i toni e quindi ho preferito seguire la polizia, salire in macchina e levarmi di lì.

Di cosa avete parlato in macchina con la Digos?

È stata una scena al limite del paradossale. I poliziotti della Digos hanno colto perfettamente sia la citazione dei nazisti dell’Illinois che Il Grande Dittatore di Chaplin. E infatti eravamo lì in macchina a parlare di Blues Brothers, e lì per lì ero anche abbastanza impietrito.

In pratica vi siete messi a fare una disquisizione cinematografica in una macchina della polizia.

Davvero, non pensavo! La cosa incredibile è che i poliziotti della Digos hanno colto tutte le citazioni, mentre diversi giornalisti non l’hanno fatto e hanno scritto cose come “falso Hitler” o “vestito da SA,” il corpo paramilitare dei nazisti.

Insomma, gli agenti della Digos stanno più sul pezzo dei giornalisti.

[Ride] In fatto di cinematografia devo dire che i poliziotti che ho incontrato superano i giornalisti.

Proseguando nel racconto, com’è andata una volta che siete arrivati in questura?

Mi hanno schedato, hanno preso le impronte e fatto le foto segnaletiche e di tutto quello che avevo addosso. In questo momento, per dire, nel mio mugshot sono vestito da nazista dell’Illinois! All’inizio, comunque, volevano sequestrarmi sia il cartellone che il Mein Kampf. Poi è arrivato un terzo poliziotto facendo notare che sequestrare un libro che si può trovare in qualsiasi negozio ha poco senso.

Tra l’altro, oltre alla divisa e al libro, nel taschino della camicia avevo un sacco di triangolini rosa di cartoncino che mettevano agli omosessuali nei campi di concentramento, e che volevo distribuire agli omofobi in piazza. Purtroppo non ci sono riuscito.

Ma rischi veramente la denuncia per apologia di fascismo?

I poliziotti, molto gentilmente, mi hanno detto che dovevano stendere il verbale di quello che è successo, sequestrarmi il cartellone e trasmettere tutto al giudice. L’unica possibile incriminazione sarebbe quella di apologia di fascismo, che in effetti è abbastanza paradossale.

Anche perché il tuo intento era diametralmente opposto.

Il mio fascicolo oggi era sulla scrivania del magistrato e adesso devo trovarmi un avvocato. Ieri ne hanno nominato uno d’ufficio, non avendo un avvocato mio. Ci sono comunque moltissime persone che si sono mosse per trovarmi un avvocato che mi difendesse gratuitamente.

Quindi da una trollata si è finiti a parlare di denunce e avvocati: una storia abbastanza ridicola, no?

È vero! Io sono andato lì con l’intenzione di fare questa cosa, ma nel momento in cui mi avessero detto qualcosa come “scusa, per favore, puoi gentilmente levarti dai coglioni?” me ne sarei anche andato. Non mi aspettavo davvero tutto quello che è successo. 

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1 Commento


  • Raffaele

    UN GRANDE!!!!

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