Andrei Sokolov. Operaio metallurgico, comunista, prigioniero politico e adesso desaparecido in Ucraina.
Andrei si era recato in Novorossiya nell’autunno del 2014 come volontario civile. Il 16 dicembre 2014 era stato fermato al posto di blocco di un villaggio sotto controllo delle forze armate ucraine.
Incappucciato, legato con lacci a mani e piedi, gettato in una buca perché aveva il passaportorusso.
Accusato di essere un Moscal (moscovita), un “Nemico della Nazione”, sotto torture, percosse, minacce di morte e privazioni alimentari e sanitarie, ha dovuto confessare di collaborare con l’esercito di Novorossya, in attività militari. Dopo la confessione, il 28 dicembre è stato trasferito nel carcere di Mariupol e lì è avvenuto l’arresto formale. Negli atti del processo, condotto in maniera irregolare, la detenzione inizia ufficialmente in questa data.
Andrei è stato detenuto illegalmente, senza alcuna prova o testimonianza a suo carico, per la sola colpa di essere un Moscal, sino all’aprile del 2016. Condannato a una pena inferiore a quella richiesta dall’accusa, rilasciato per aver già scontato la sentenza, Andrei scompare il 15 aprile 2016 , appena rimesso in libertà. Da allora non se ne hanno più notizie. La sua vita è seriamente in pericolo.
La cosa non sembra preoccupare le varie ONG per i diritti umani o i mass media occidentali. Quasi un anno e mezzo di detenzione, coperta dalla cappa di silenzio, che la stampa occidentale riserva ai prigionieri politici e alle vittime del regime di Kiev. Detenuti arrestati per opporsi o semplicemente criticare il governo, perseguitati in seguito a delazione, pratica apertamente incoraggiata dalle autorità ucraine. Desaparecidos di cui non si ha più notizia. Il numero dei perseguitati politici è aumentato esponenzialmente – più di 1500 tra detenuti e scomparsi – da quando lo scorso 17 dicembre sono state messe al bando le organizzazioni comuniste e vietata l’attività politica e i simboli. Questa la democrazia, questa la libertà dei “rivoluzionari” del Maidan, questo il vero volto del governo ucraino, una junta di oligarchi e fascisti a servizio di Usa e Ue, inginocchiati davanti all’imperialismo della Nato.
Basta con le persecuzioni dei comunisti, basta con le torture e le sparizioni. Chiediamo a tutte le forze progressiste di opporsi e sollevarsi contro questa intollerabile barbarie che si perpetra nel cuore di un’Europa che dice democratica. Basta con la junta fascista di Kiev.
Giù le mani da Andrei Sokolov!
Liberate i nostri compagni
¡No pasaran!
Coordinamento Ucraina Antifascista
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