PIIGS, Il risveglio dei maiali. Con questo titolo quasi dieci anni fa gli autori Vasapollo, Martufi e Arriola presentavano un saggio che esprimeva una analisi marxista della crisi in corso e metteva in campo delle proposte alternative alle politiche dominanti.
È certo un’ironia della sorte che sul finire del 2020, nel pieno di un’altra – e più grave – crisi, esca un altro testo dal titolo abbastanza simile: F. Greco (cur.), PIIGS. Ovvero come imparai a preoccuparmi e a combattere l’austerity, Gingko Edizioni 2020. Entrambi i libri si scostano dalle politiche dominanti, i cui modi ci parlano del nostro passato. E del futuro.
Sono due libri diversi per struttura e metodo. Quello di Vasapollo-Martufi-Arriola è un saggio molto denso nella sua base teorica e nella strutturazione dell’argomentazione. Gli autori rilevano come l’Italia abbia abbracciato un capitalismo sregolato, prono alle privatizzazioni più nocive, ed in quanto tale si è armonicamente inserita nel processo di integrazione europea, sacrificando le esigenze dei lavoratori e la vecchia « economia mista » della Prima Repubblica.
A fronte di tutto ciò le proposte sono radicali : staccarsi dall’euro, meno legami con l’azienda-mondo e le sue istituzioni liberiste, valorizzazione delle risorse interne e del lavoro, nazionalizzazione di banche, energie e servizi, promuovendo una alleanza coi paesi della perifria europea, sul modello della ALBA sudamericana.
Quello che è successo in realtà lo si legge nell’altro testo, un libro che è tratto dall’omonimo film PIIGS del 2017. In entrambi confluiscono i contributi di figure diversissime: Chomsky, Varoufakis, Mosler, Kelton, De Luca, Rampini, Fassina, De Grauwe, Auerback, Barnard, Giacchè.
Essi sbriciolano sul piano valoriale e tecnico-scientifico quella che è diventata una vera ossessione per i vertici Ue : i dogmi del pareggio di bilancio, della riduzione del debito, del contenimento del deficit di bilancio e dell’austerità fiscale.
Non solo i governi si sono ispirati a tali principi, ma le istituzioni della Ue si sono mosse con violenza per imporle ai recalcitranti. Parliamo dello strangolamento della Grecia, oltre che alle politiche che gli altri paesi della periferia europea hanno dovuto adottare: Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna (l’acronimo PIIGS, appunto).
Procedendo da autori tanto diversi il testo ha un percorso più variegato, di sapore divulgativo. Anche perché si ha una alternanza fra escursioni nella sfera delle politiche economiche e la loro ricaduta in basso. La cooperativa Il Pungiglione di Monterotondo (Roma) si occupa di persone disagiate per conto del Comune, ma a causa dei tagli agli enti pubblici (un tema più volte affrontato in questa rubrica, quale pratica stupidamente e inutilmente autodistruttiva) ha avuto difficoltà drammatiche ad incassare le somme che le spettavano di diritto, col risultato di porre a rischio il loro lavoro e di dover licenziare decine di operatori.
A partire del 2011 le logiche (ordo)liberiste sono state scolpite nell’architettura istituzionale della Ue: rafforzamento del Patto di Stabilità, Fiscal Compact, fondi « salva-stati », pompaggio di liquidità della BCE per le banche. Il tutto sostenuto dalla smania del rigore di bilancio. Le resistenze dei movimenti anti-austerità e l’attivismo che si è riversato in PIIGS li hanno contestati per anni come del tutto funzionali al dominio dell’oligarchia finanziaria e degli interessi forti.
Le alternative proposte dal PIIGS del 2011 non sono state seguite, e ciò ci è costato un decennio di ortodossia austeritaria; il volume che esce oggi suggerisce una visione alternativa che inscrivendosi nel recupero della sovranità democratica e delle politiche monetarie e fiscali per servire il bene comune potrebbe risparmiarci un’altra decade perduta, perché come afferma il curatore Federico Greco, rompere gli argini dell’«economia della scarsità» imposta dai Trattati europei è lotta di classe.
* da il manifesto
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