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Fermate la guerra in Ucraina e in Palestina. Non la farete in nostro nome

Il 24 aprile il Congresso degli Stati Uniti ha votato 95 miliardi di dollari per la guerra in Ucraina, per la fornitura di armi all’esercito di Netanyahu e per la guerra contro la Cina. La risposta è arrivata sotto forma di un’enorme ondata di proteste studentesche dalla Columbia University (New York), con lo slogan: “Genocide Joe. Non puoi nasconderti. Quanti bambini hai ucciso oggi?”

Più di 100.000 palestinesi sono stati uccisi, mutilati o sono scomparsi. Centinaia di migliaia di bambini muoiono di fame, sono privati delle cure e della scuola, molti di loro sono ormai orfani, traumatizzati dalla por- tata dei bombardamenti e delle distruzioni perpetrate dall’esercito di B. Netanyahu.

I capi di Stato e di governo, a partire dagli Stati Uniti, seguiti dall’Unione Europea, sono responsabili di quello che la Corte Internazionale di Giustizia ha definito un probabile genocidio, di cui milioni di persone inorridite sono testimoni ogni giorno.

I governi partecipano allo schiacciamento del popolo palestinese organizzando consegne di armi e componenti militari a Israele e mantenendo accordi commerciali con lo Stato che sta uccidendo e distruggendo ogni forma di civiltà nella Striscia di Gaza.

Nonostante l’inazione, o addirittura il silenzio, dei leader del movimento operaio, potenti proteste e mobilitazioni si stanno diffondendo in ogni paese del mondo, in ogni continente, compreso Israele, in difesa del popolo palestinese e dei suoi diritti.

I governi e l’Unione Europea che hanno per- messo e continuano a sostenere questo genocidio (definito tale anche dal Papa) stanno ora cercando di smorzare la loro retorica, spaventati dalle conseguenze delle loro politiche in Palestina e nei loro stessi Paesi.

I governi ora vogliono portarci ancora di più nella guerra in Ucraina, inviando truppe e facendoci precipitare in un conflitto tra potenze nucleari. Le stesse persone che ci hanno venduto l’Unione Europea come un’area di pace ora si preparano alla guerra.

Contro la guerra, il movimento operaio tedesco chiedeva “burro al posto dei cannoni”. Molti governi e l’UE chiedono un’economia di guerra, il che significa un attacco generale alle conquiste sociali, alle libertà democratiche e ai servizi pubblici che le lotte dei lavoratori hanno imposto in ogni Paese. Finché i leader sindacali sosterranno l’orientamento bellicoso delle élite al potere in Europa, non potranno impedire la distruzione di queste conquiste dei lavoratori.

Su entrambi i lati del confine russo-ucraino, i giovani sono stati radunati nelle strade, nelle città e nelle campagne, per essere inviati con la forza al fronte e alla morte. Mentre Putin arruolava 300.000 nuovi soldati, Zélensky abbassava di due anni l’età di leva. E tutto per servire come carne da cannone per multinazionali e oligarchi di ogni tipo. Ci rifiutiamo di lasciare che questa guerra si diffonda. Vogliamo che si fermi immediatamente.

Di fronte a tutti i governi bellicisti, che ipocritamente affermano di difendere la pace e la democrazia mentre smantellano ovunque le conquiste sociali e democratiche, rifiutano i negoziati e il cessate il fuoco e continuano a consegnare armi, siamo al fianco dei giovani ucraini e russi che sono stufi della guerra, dei lavoratori e dei giovani che rifiutano la guerra e l’oppressione e chiedono il cessate il fuoco, la revoca del blocco di Gaza e la soddisfazione delle richieste sociali e politiche.

Noi diciamo: non in nostro nome!

  • Rifiutiamo le guerre e la barbarie, di cui beneficiano solo i potenti e l’industria delle armi, i cui profitti stanno esplodendo.

  • Ci rifiutiamo, per noi stessi, per i nostri figli, per i nostri nipoti, di essere trascinati nella guerra e nella militarizzazione dell’in- tera società.

  • Rifiutiamo i bilanci militari in costante aumento sotto la tutela della NATO e dell’Unione Europea e denunciamo la guerra sociale condotta contro i lavoratori e i giovani.

Respingiamo tutti gli attacchi alle libertà, le minacce e la repressione. Difendiamo la libertà di espressione, di riunione e di manifestazione e il diritto di sciopero, che sono particolarmente minacciati.

La mobilitazione dei popoli del mondo potrà fermare l’escalation omicida in cui i governi vogliono trascinarci e porre fine alle forniture di armi.

Unendoci al di là delle frontiere, stiamo lavorando per l’unità internazionale dei lavoratori e dei giovani per imporre un ces- sate il fuoco e la riassegnazione dei bilanci militari ai bisogni vitali della popolazione, a scuole, ospedali, salari e pensioni.

Fermate il genocidio del palestinese

In Palestina come in Ucraina, cessate il fuoco immediato

Stop alle forniture di armi

No a qualsiasi intervento militare delle forze NATO in Ucraina.

Questo appello è stato sottoscritto da 144 firmatari di 20 paesi. Per l’Italia è stato sottoscritto da Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (Genova), Joseè Nivoi (Calp), Giuliano Granato e Marta Collot (portavoci nazionali di Potere al Popolo).

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