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L’Unione Europea finanzia le aziende tecnologiche israeliane, anche quelle nel settore militare

Le startup israeliane sono tra quelle che negli ultimi anni hanno ricevuto tra i più alti finanziamenti da parte dell’Eic Accelerator. Il programma per giovani imprese lanciato dall’Unione europea in seno a Horizon Europe infatti ne ha supportate in totale 46 fondate in Israele, quasi il doppio delle 27 italiane.

Finora le startup israeliane hanno ricevuto dall’Unione europea, attraverso Eic Accelerator, oltre il doppio dei fondi rispetto a quelle italiane. Si tratta di 396 milioni di euro contro 177 milioni alle startup del Belpaese e continuano a riceverne.

Alcune delle nuove imprese sono arrivate a diventare fornitrici di tecnologia per il ministero della Difesa israeliano.

Tra le nove che nel 2024 hanno ricevuto in totale 108 milioni di euro dalla Ue, quattro sono quelle che hanno esplicitamente indicato “scopi di difesa” nella propria ragione sociale aziendale.

In occasione di un evento di “defense tech” tenutosi lo scorso luglio, la startup LightSolver ha incontrato il ministro della Difesa israeliano. Dopo l’incontro, il suo nome è comparso in un post del ministero stesso, che la definisce come “tecnologia fondamentale per la difesa nazionale”.

Ma l’obiettivo delle start up rispetto all’Unione Europea non è solo economico, è anche politico.

La rivista Wired sottolinea come “più che di soldi, infatti, il desiderio di far parte della cohorte di startup di Eic Accelerator, è spesso questione di relazioni, anche diplomatiche e geopolitiche”.

Fuori dal programma Eic Accelerator, e nello stesso ambito di Horizon Europe, sono stati concessi finanziamenti anche ad alcuni consorzi con competenze israeliane dedite alla difesa. Ad esempio quello con la startup Respondrone, in cui compare anche la Israel Aerospace Industries (Iai) che produce droni utilizzati da Idf e ministero della Difesa israeliano e, più di recente (2023) la startup Rafael Advanced Defense Systems, collegata con il ministero della Difesa israeliano (che ha preso 100mila euro) ma anche con il Porto di Ravenna e altre aziende italiane.

Negli ultimi mesi la Commissione europea ha ventilato una possibile sospensione mirata e reversibile degli accordi tra i programmi europei e le start up israeliane, una misura che colpirebbe soprattutto start-up e piccole imprese operanti in settori tecnologici avanzati come l’intelligenza artificiale, i droni e la sicurezza informatica.

Queste realtà, spesso coinvolte in sviluppi con potenziale uso duale – civile e militare – sarebbero escluse dall’accesso all’EIC Accelerator, cioè fondo europeo destinato all’innovazione tecnologica. Rimarrebbe invece garantita la partecipazione di università e ricercatori israeliani ai progetti di ricerca collaborativa, nel rispetto dei criteri etici previsti da Horizon Europe.

La Commissione europea ha presentato al Consiglio Ue una proposta di sospensione anche di alcune disposizioni commerciali dell’Accordo di associazione con Israele, motivata da gravi violazioni dell’articolo 2 del trattato, che sancisce il rispetto dei diritti umani e dei principi democratici.

La Commissione ha ricordato che nel 2024 il valore complessivo degli scambi di beni tra UE e Israele ha raggiunto i 42,6 miliardi di euro. L’Unione Europea è il principale partner commerciale di Tel Aviv, di cui rappresenta il 32% del suo interscambio, mentre per la Ue Israele è il 31esimo partner commerciale. Le importazioni europee da Israele ammontano a 15,9 miliardi, concentrate su macchinari e mezzi di trasporto (7 miliardi), chimici (2,9 miliardi) e altri manufatti (1,9 miliardi). Le esportazioni dall’UE verso Israele toccano i 26,7 miliardi, con una struttura merceologica simile. Anche i servizi pesano in modo significativo, con un giro d’affari di 25,6 miliardi nel 2023.

Ma per attuare la sospensione di Israele dal programma EIC Acelerator e dall’Accordo di associazione commerciale serve una maggioranza qualificata tra i paesi membri della Ue.

Il rifiuto da parte di paesi come Germania, Austria, Ungheria, Italia, Repubblica Ceca di adottare sanzioni contro Israele (cosa non avvenuta invece contro la Russia, ndr) ne sta impedendo però l’attuazione.

Come ha denunciato nel suo rapporto la Relatrice speciale delle Nazioni Unite Francesca Albanese, non esiste solo il genocidio ma anche una economia del genocidio e i vellutati corridoi di Bruxelles ne sono impregnati.

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