Incontri con Oleg Muzyka, rifugiato politico Ucraino e testimone del massacro fascista di Odessa.
Venerdì 29 giugno ore 18.00 circolo Granma via Ferrarese 2 – Bologna
(organizzano Noi Restiamo e Rete dei Comunisti)
Nella settimana dal 25 al 30 giugno sarà in Italia per una serie di incontri pubblici Oleg Muzyka, rifugiato politico Ucraino e testimone del massacro fascista di Odessa del 2 maggio 2014.
Dopo il colpo di stato che aveva posto fine alla rivolta di Maidan e aveva portato al governo dell’Ucraina il Partito Social-Nazionalista d’Ucraina (Svoboda), Settore Destro (Pravi Sektor) e il gruppo paramilitare UNA/UNSO, a Odessa nasceva un movimento popolare antifascista: “Alternativa Popolare”, in reazione alla deriva nazionalista e fascista del governo di Arseniy Yatsenyuk.
Questo movimento manteneva un presidio quotidiano a Kulikovo Pole, la piazza di Odessa in cui si trova la Casa dei Sindacati.
La mattina del 2 maggio un migliaio di attivisti di Pravy Sektor arrivò ad Odessa da Kiev e da Leopoli assieme ai tifosi che andavano alla partita tra il Chornomorets Odessa e il Metalist Kharkiv.
Alcuni fascisti cominciarono a sparare dai tetti sui tifosi, altri additarono alla folla come colpevoli gli attivisti del presidio di Alternativa Popolare e invitando a marciare su Kulikovo Pole.
Nel frattempo un altro gruppo di militanti di Pravy Sektor penetrava all’interno della Casa dei Sindacati, uccideva i pochi presenti (era un giorno festivo) e si preparava al massacro.
Il presidio di Alternativa Popolare veniva caricato dai nazisti, una parte degli attivisti riusciva a fuggire, un’altra cercò scampo all’interno della Casa dei Sindacati.
Per loro è stata la fine.
All’interno della Casa dei Sindacati si svolge una vera e propria mattanza. Gli antifascisti vengono uccisi a mazzate, strangolati, oppure freddati con un colpo di pistola in testa.
Poi viene dato loro fuoco.
I morti ufficiali della strage di Odessa furono 46, ma le vittime sono probabilmente molte di più.
Almeno cento persone che sono “scomparse” nel nulla e non si ha più alcuna loro notizia dal giorno del massacro.
Oleg Muzyka parlerà di questo, ma nel suo intervento cercherà di mettere a fuoco anche la dinamica politica globale in cui si colloca questo massacro fascista, che è quella dell’allargamento ad est dell’Unione Europea e dell’imposizione delle leggi dell’ordoliberismo nei territori che facevano parte dell’Unione Sovietica.
Prima del golpe fascista, prima della rivolta di Maidan, il 21 novembre 2013 il governo ucraino aveva deciso la sospensione delle trattative per l’ingresso nell’Unione Europea dopo che UE e FMI avevano posto come condizione il risanamento del debito attraverso pesantissimi tagli di bilancio e l’aumento del 40% delle bollette del gas.
La rivolta di Maidan, esplosa nei giorni seguenti con l’obiettivo della cacciata di quella oligarchia politico-economica che è un male storico dell’Ucraina e che nella crisi era diventata una vera e propria calamità naturale, offrì alla UE l’occasione per rientrare a gamba tesa nello scenario ucraino (e soprattutto continuare a rivendicare la restituzione del debito).
I mass-media occidentali facerò a gara nel propagandare l’ingresso nell’Unione Europea come la soluzione dei mali del Paese, e la UE inviò in Ucraina propri esponenti di primo piano come Catherine Ashton, Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione europea, e Gianni Pittella, dirigente del PD e vicepresidente del Parlamento Europeo.
La Ashton e Pittella da una parte arringavano le folle parlando di democrazia e di “famiglia europea”, dall’altra stringevano accordi con i gruppi dell’opposizione, senza alcuna discriminante politica, se non la garanzia della restituzione del debito.
I questo modo si aprì la strada al Partito social-nazionalista (Svoboda), alle milizie fasciste inquadrate in Settore Destro (Pravi Sektor) e ai gruppi paramilitari dell’UNA/UNSO, che grazie a questo appoggio (e a quello degli USA) diventarono la forza egemone all’interno della rivolta di Maidan, tacitando le altre voci presenti con la violenza e il terrore.
Oleg Muzyka parlerà poi della situazione attuale in Ucraina, a quattro anni dal massacro di Odessa.
Parlerà del crollo dell’economia, della chiusura della fabbriche, dell’emigrazione forzata a cui è costretta la popolazione, del ricatto del debito, delle privatizzazioni, della svendita alle multinazionali dei terreni coltivabili.
E della spirale in cui sta precipitando l’Ucraina, in cui cittadini diventano di giorno in giorno sempre più poveri, ma anche sempre più arrabbiati e più facilmente gestibili e strumentalizzabili dalle forze reazionarie al governo.
Si moltiplicano le marce fasciste, si glorifica Stepan Bandera, alleato dei nazisti durante la seconda guerra mondiale, si integrano nell’esercito le milizie paramilitari fasciste, si susseguono i pogrom contro i comunisti, contro i sindacati, contro la chiesa ortodossa.
Tutto questo senza una parola di condanna da parte dei politici europei, che continuano ad appoggiare senza alcuno scrupolo i governi fascisti ucraini.
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