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Niente sarà come prima, nemmeno noi

L’umanità non si propone se non quei problemi che può risolvere, perché, a considerare le cose da vicino, si trova sempre che il problema sorge solo quando le condizioni materiali della  sua soluzione esistono già o almeno sono in formazione”.

Karl Marx

Questa citazione del Moro di Treviri – che bene si attanaglia alla inedita situazione globale che stiamo attraversando – ci offre lo spunto per una chiacchierata con Mauro Casadio attorno ai nessi della crisi economica, sociale e dell’offuscamento del dominante modello capitalismo.

La tendenza ad interpretare questo complicato contesto con l’attitudine dello “sguardo lungo” è per i comunisti lo stile di lavoro da interpretare soggettivamente per preservare e meglio riqualificare la propria azione nella società.

La redazione del sito della Rete dei Comunisti

 

Da qualche giorno è iniziata la cosiddetta “Fase 2” della crisi Pandemica. Problemi vecchi e nuovi insistono e stridono con più forza sulle condizioni di vita dei ceti popolari in una società che mostra tratti di aperto autoritarismo, di accelerazione di tutte le dinamiche antisociali evidenziando nettamente la crisi del modello sociale dominante. Ritieni che il bagno di sangue derivante dalla Pandemia segni un prima e dopo nella periodizzazione della contemporaneità capitalistica che delineai limiti di questa formazione economico/sociale?

Le previsioni sono sempre pericolose ed i comunisti lo sanno molto bene. Ci possiamo avvicinare per approssimazione agli scenari futuri di carattere generale relative al Modo di Produzione Capitalista. Sappiamo infatti che da tempo c’è una profonda crisi di sistema che si è manifestata con violenza nel 2007 soprattutto negli USA, sappiamo anche che si è accentuata una forte competizione a livello mondiale tra i diversi poli economico-finanziari che ha prodotto nell’ultimo anno la guerra dei dazi promossa da Trump e c’è sempre una latente guerra monetaria.

Così come sappiamo anche che le possibilità di crescita quantitativa che ha prodotto il crollo dell’URSS e l’apertura al mercato della Cina oggi non sono riproducibili. E’ questo il contesto in cui precipita la vicenda del Covid-19 che enfatizza i limiti fino ad oggi contenuti essenzialmente con politiche finanziarie, espansive come il “Quantitative Easing” promosso da tutte le banche centrali.

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Si dice, nella vulgata generale, che nulla più sarà come prima. Assistiamo – infatti – ad una accentuazione di tutti i fattori della competizione interimperialistica e dello scontro tra potenze che non allude né ad un mondo pacificato e né ad epoche di possibile sviluppo generalizzato del progresso per l’umanità. Che scenario potrà delinearsi nell’intreccio tra ripresa della competizione globale internazionale e persistenza del corso della crisi sistemica aggravata dalle conseguenze della Pandemia?

In termini sintetici abbiamo una restrizione del mercato che non vede altri margini di espansione e questo accentuerà la politicizzazione dello scontro internazionale con effetti imprevedibili, ma che già si manifestano in qualche modo come il conflitto che si è concretizzato in Iran tra quel paese e gli USA o adesso con la Cina sulle supposte responsabilità cinesi in merito alla Pandemia.

C’è ancora, sostanzialmente, una condizione di stallo nei rapporti di forze tra le grandi potenze ma fino a quando questo si manterrà è difficile da prevedere.

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In questi mesi si è squadernata – tragicamente – l’inanità e l’inaffidabilità delle classi dirigenti le quali sono palesemente responsabili delle enormi perdite umane e di un generale processo di impoverimento economico e sociale. Che funzione teorica e – soprattutto politico/pratica – possono assumere i comunisti in questa congiuntura per svolgere un compito dinamico e non soltanto agitatorio e propagandistico?

Lo spessore della crisi per come si è profilata dal 2007 non poteva non avere effetti sulla sovrastruttura ed in particolare sulle “classi dirigenti” che, va detto, non sono solo i capitalisti ed il ceto politico, ma includono giornalisti, intellettuali e tutti quelli che possono essere definiti gli “apparati ideologici”.

Il carattere regressivo della crisi con i suoi effetti sociali si è riversato direttamente sulla capacità egemonica del sistema capitalista e delle sue classi dirigenti producendo parecchi “mostri” – da Renzi a Salvini fino a Trump – che vediamo ogni giorno agitarsi sugli schermi, sulla rete e sui giornali cartacei.

Per i comunisti questo significa che attestarsi solo sul conflitto sociale – importantissimo comunque – non è più sufficiente se non ci si misura con un’idea generale di società alternativa partendo dalle condizioni culturali e sociali, cioè della classe, che il capitale ha prodotto nell’ultimo trentennio.

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Negli anni scorsi la Rete dei Comunisti ha animato momenti di discussione collettiva tra forze comuniste ed intellettuali indipendenti circa la necessità di una moderna attualizzazione del tema del Socialismo. Nei Forum “Il bambino e l’acqua sporca” sono stati affrontati snodi teorici attinenti il bilancio storico del Movimento Comunista, il dibattito sulle forme della Pianificazione inerenti i processi di Transizione e le inedite sperimentazioni del Socialismo del XXI° Secolo.

Alla luce degli sconvolgimenti di questi mesi come può immaginarsi una nuova qualità di quella che potrebbe definirsi una ripresa dell’offensiva teorica dei Comunisti in questo periodo?

In coerenza con quello affermato nella risposta precedente una “offensiva teorica” è fondamentale per capire le condizioni oggettive in cui agiamo ma soprattutto per “lavorare” sulla qualità della soggettività comunista organizzata.

Non è un compito facile e dagli anni ’90 che abbiamo cominciato un lavoro di rielaborazione sulla mutazione delle condizioni oggettive. Un cimento complicato ma che oggi si sta rilevando utilissimo nella lettura delle dinamiche generali.

La situazione odierna ci obbliga ad un passo in avanti, per capire che la crisi sistemica attuale ci induce a ragionare sia sui caratteri della soggettività organizzata che su quelli della possibile rivoluzione, che nel tempo potrebbe riproporsi come “scelta obbligata” per i popoli e gli sfruttati.

Come Rete dei Comunisti nel 2016 abbiamo “rimesso mano” alle nostre elaborazioni con il Forum “Il vecchio muore, ma il nuovo non può nascere” – citazione ripresa dal Gramsci degli anni ’30 – che ritrova oggi una incredibile forza nel contesto mondiale che non vede prospettive e di cui il Covid 19 ne è semplicemente la manifestazione più palese.

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