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Organizzare la resistenza contro l’occupazione finanziaria

Nella crisi il Governo costituente ha raggiunto l’obbiettivo strategico, scrivere a proprio favore le regole del gioco ingabbiando la nostra democrazia. Monti manderà in recessione l’Italia, se ne andrà con molte maledizioni ma ha aperto una parentesi che rimarrà aperta per decenni. Monti è stato l’alfiere principale del sovversivismo delle classi dominanti. Lui è l’antipolitica per eccellenza, è un populista tecnocratico. Come scrive Mimmo Porcaro il populismo liberista di cui Monti è espressione “ si caratterizza prima di tutto per una frammentazione ed individualizzazione del popolo” lavora “ per la scomparsa del conflitto di classe e delle sue espressioni politiche. Il popolo diviene un aggregato di individui, di gente, che di volta in volta sceglie, senza “pregiudizi ideologici”, questa o quella soluzione politica in base a generiche e mutevoli preferenze che non fanno capo all’individuazione costante di precisi interessi di classe. Salta dunque in questa concezione, la mediazione offerta dai partiti che si richiamano ad identità stabili, e ciò che conta è il rapporto più o meno diretto, o mediato dai soli sondaggi, tra il popolo e l’esecutivo. Ma salta anche, pur se in modo più sottile, la mediazione del diritto, giacché la deregolamentazione tipica di ogni prospettiva liberista lascia campo libero al fluttuare delle norme in relazione ai rapporti di forza che si stabiliscono nel mercato. Infine, anche questo populismo non si esime dall’individuare comportamenti “difformi” da additare come esecrabili per costruire un conformismo di massa: il governo Monti, per esempio, col suo odio maniacale per tutti i lavoratori che hanno ancora memoria delle lotte e dei diritti, ha bandito una crociata a favore della parte sana del popolo,ossia quella che non vorrebbe altro che la piena realizzazione di un (presunto) universo meritocratico, contro la parte “garantita” e perciò profittatrice ed egoista, del popolo stesso.”
Come ci opponiamo al populismo liberista di Monti ed al processo di frammentazione dell’azione collettiva che l’egemonia delle classi dominanti favorisce ogni giorno?  
Se i padroni si sono organizzati per fare la lotta di classe, i lavoratori non riescono ad andare oltre la semplice indignazione, all’affidarsi al parolaio di turno. 10 persone in Italia posseggono quanto 3 milioni di cittadini, ma questo non è uno scandalo. Nessuno punta il dito contro i ricchi.
Ci vuole in questo senso un nuovo “risorgimento di classe” che coniughi il senso della giustizia sociale con la difesa della sovranità popolare sancita dalla costituzione. Ci vuole una classe che se ne faccia carico ed un partito che ne interpreti la volontà.
La Borghesia nazionale ha tradito il paese vendendoci all’occupazione finanziaria della Bundesbank. In questo processo le imprese che assumeranno una dimensione transnazionale divoreranno quelle che non saranno capaci di stare al gioco. Noi non saremo gli unici a contestare questo processo, la crisi di mobilitazione della destra post berlusconiana non durerà a lungo. Qual’è oggi materialmente il soggetto sociale che scende in piazza contro questa devastazione democratica e sociale che il capitale finanziario porta avanti attraverso l’architettura istituzionale europea? I lavoratori e le lavoratrici che difendono loro stessi dal ricatto e dalla miseria. E’ una classe in formazione, composta dagli operai, che va dai precari fino al lavoro autonomo. Non ha un progetto ma ha capito che li capitalismo non è la soluzione e sa chi è il suo avversario, manca però l’alternativa ed un soggetto politico in grado di sintetizzare le proposte in un programma. Scusate lo schematismo ma questa fase impone un passaggio enorme, dalla dimensione della denuncia del fallimento delle politiche di austerity dobbiamo passare alla riorganizzazione di un partito “con e per” la classe. Per me questo partito non può che essere connettivo, non può che dialogare con le altre soggettività sociali in mobilitazione in forma indipendente e confederata della sinistra. Un partito interno al blocco sociale che vive la crisi, i cui militanti si formano e si selezionano in questo scenario. Un Partito di classe non ha bisogno di dire che è diverso dagli altri perchè lo dimostra ogni giorno. Un partito di classe non si fa dettare la linea sulla legalità da uno stato autoritario ma afferma la propria nel rapporto democratico, trasparente, e partecipativo con il blocco sociale di cui diventa strumento. Un partito di classe è un partito sociale, utile radicato e popolare che modella la propria organizzazione nella situazione politica data. Finanziamento pubblico o meno, rappresentanti parlamentari o meno, noi dobbiamo comunque svolgere una funzione organizzativa, di massa, per ricomporre in basso quello che il capitale divide dall’alto e dargli uno sbocco politico. Le classi dominanti hanno incatenato il nostro paese con l’aiuto di PD PDL e UDC ai ricatti dell’oligarchia finanziaria globale. Al nuovo movimento operaio il compito di spezzarle, Rifondazione Comunista dal mio punto di vista, deve essere uno strumento di questa futura battaglia.

 *dipartimento organizzazione e pratiche sociali PRC

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