Ed a ribellarsi, oltre ai cittadini dei Comitati NoMuos, che da ani lottano contro questa installazione, prevista nel comune di Niscemi, sono state le Istituzioni Regionali siciliane. Prima, l’Assemblea Regionale Siciliana ha votato all’unanimità una delibera che chiede alla Regione di revocare le autorizzazioni alla costruzione del Muos, concesse lo scorso anno. Poi, diverse audizioni di esperti e tecnici, oltre che di rappresentanti dei Comitati, all’ultima delle quali, il 5 febbraio, anche io ho partecipato, nella mia qualità di consulente tecnico del Comune di Niscemi e coautore di un Rapporto che mette in evidenza i rischi del Muos.
La stazione Muos (Mobile User Objective System) di Niscemi fa parte di una rete mondiale di telecomunicazioni dell’esercito degli Stati Uniti, composta da altre tre stazioni simili (due negli USA e una in Australia) e da una flotta di satelliti. Quello Siciliano sarebbe il più importante snodo delle telecomunicazioni militari USA in Europa, Africa e Medio Oriente.
I componenti principali sono tre grandi antenne paraboliche, del diametro di 18,4 metri, destinate a emettere microonde con una potenza di 1600 Watt ciascuna, orientativamente qualche centinaio di volte la potenza dei ripetitori per la telefonia cellulare.
Il sistema è necessario all’esercito USA vista la sempre maggiore quantità di dati per guidare i moderni sistemi d’arma, quali ad esempio i droni. Inizialmente previsto nell’aeroporto militare di Sigonella, il MuosS è stato spostato presso la stazione di telecomunicazioni militari US-Navy Nrtf (Naval Radio Transmitter Facility) di Niscemi, a causa delle forti emissioni elettromagnetiche che comportavano rischi di interferenza e incidenti.
In questa stazione già operano dal 1991, ad appena 4 chilometri dal centro di Niscemi, 46 grandi antenne militari. Alcune case si trovano a un chilometro o poco più dal confine del sito, e la zona è densamente popolata.
Da misurazioni effettuate dall’Arpa siciliana si può rilevare come già le emissioni delle antenne esistenti comportino, in alcuni casi, superamenti dei limiti stabiliti dalla legislazione italiana. Le emissioni del MuosS andrebbero quindi ad aggiungersi a queste. Appare perciò evidente che a Niscemi non era assolutamente proponibile aggiungere ulteriori emissioni di onde elettromagnetiche: se mai occorrerebbe – secondo la legge – intervenire per ridurre a conformità quelle già presenti.
Inoltre,, questi non sono proprio più gli anni adatti per riempire l’aria – un altro «bene comune» – di onde elettromagnetiche. Le evidenze scientifiche riguardo i loro effetti nocivi hanno continuato ad accumularsi, ed in anni recenti vi è stata una vera e propria esplosione di lavori scientifici internazionali sull’esposizione prolungata a campi di intensità relativamente bassa.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha compiuto nel 2011 un primo prudente passo, riconoscendo le onde elettromagnetiche come possibili agenti cancerogeni per l’uomo. L’induzione di leucemie infantili non è oramai più messa in discussione, ma ora emergono decine di studi su tumori cerebrali, effetti neurologici e neurodegenerativi, abbassamento delle difese immunitarie, ed altro ancora. L’accertamento rigoroso di tali effetti è un compito particolarmente difficile e richiede la realizzazione di complesse indagini epidemiologiche destinate, per loro natura, a protrarsi per anni. Per esempio gli studi che hanno accertato come le emissioni di Radio Vaticana a Roma abbiano provocato un incremento di casi di leucemia tra i residenti delle zone limitrofe (fatto sancito anche dalla condanna definitiva dei responsabili nel Febbraio 2011) si sono protratti per circa 10 anni.
L’Arpa Siciliana, sollecitata ad emettere un parere sulla pericolosità del Muos, ha richiesto ai militari tutta una serie di dati e specifiche, necessari per una corretta valutazione: ma questi le sono stati negati opponendo il segreto militare. Si ripete un vecchio copione, lo stesso visto nei decenni per le tante basi militari, o per i sottomarini nucleari: la difficoltà o l’impossibilità delle autorità civili a esercitare le proprie prerogative quando si vanno a toccare zone o interessi militari di basi straniere, ovvero statunitensi.
In queste condizioni, ripetiamo, non era possibile rilasciare concessioni per la realizzazione di ulteriori dispositivi trasmittenti presso l’Nrtf di Niscemi, anche vista la consistenza di altri rischi, quali ad esempio l’errato puntamento del fascio emesso, con possibilità in questo caso di gravi danni immediati alla popolazione, oltre al già citato disturbo alle comunicazioni aeree, per concludere con il danno paesaggistico e naturale, dato che il Muos sorgerebbe nella Riserva naturale «Sughereta di Niscemi», Sito di Importanza Comunitaria (Sic).
Il Muos è quindi un progetto in violazione, formale e sostanziale, delle normative che riguardano la protezione della popolazione dall’esposizione alle emissioni elettromagnetiche: bene ha fatto la Regione Sicilia, sia pur con un certo ritardo – dato che la costruzione dell’impianto è, dopo 16 mesi, quasi ultimata – a revocare le autorizzazioni.
Ora non si può prevedere quale sarà lo scenario futuro: il Muos è un progetto strategico per gli USA, e probabilmente il governo centrale italiano interverrà per sovrapporre la propria volontà (in favore del potente alleato) alle decisioni della Regione Sicilia.
Ma c’è un fatto nuovo, imprevisto e del tutto inusuale per l’Italia: contrariamente ad esempio al caso del Tav, qui si trovano uniti in un fermo rifiuto all’opera non solo le associazioni, gli attivisti e le autorità locali (come i sindaci dei comuni più vicini), ma anche il governo e l’assemblea regionale, oltretutto di una regione con ampia autonomia come la Sicilia. Non sarà facile – né popolare, in tempo di elezioni – imporre il MUOS a colpi di decreti di militarizzazione.
* docente del Politecnico di Torino
da Il manifesto
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