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Fusaro ci spiega il suo “rosso-brunismo”

Ci capita sempre più spesso di essere “attenzionati” dal potere e dai suoi uomini. Un po’ di preoccupazione è d’uopo, perché quell’attenzione non è mai innocente; anzi, spesso è gravida di conseguenze. Ma ci siamo scelti il mestiere dell’informazione, da militanti, e quindi affrontiamo serenamente ogni situazione.

Gli strali inviatici dal Corriere della sera e da Libero sul “caso Fusaro-CasaPound” sono soltanto gli utlimi. E in fondo anche i più divertenti. Lo stesso Diego Fusaro è voluto tornare sul tema con un lunghissimo post su “Lo spiffero”, dedicato a noi e ai compagni di Antiper.

Non saremo altrettanto logorroici, lo diciamo subito. Il tema non vale uno sforzo eccessivo.

Cosa dice il buon Fusaro per “spiegare” le ragioni che lo avevano portato ad accettare l’invito dei fascisti a “dialogare” nientepopodimeno che su Marx?

Tralasciamo gli stafalcioni culturali su Socrate e Platone e il fascismo (le figure concettuali “storicizzate” – come “fascismo” – non possono esser messe sullo stesso piano “metastorico” di quelle centrali nella filosofia teoretica, come “essere”, “divenire”, ecc).

Tralasciamo le frasi senza contenuto, tipo “le idee si combattono con le idee” (ci sembra che per battere il fascismo storico siano servite molte buone idee, ma anche qualche milione di carri armati, aerei e navi, oltre e decine di milioni di uomini  in armi e non).

Tralasciamo anche le lamentele sulle “minacce”, lo “stalinismo” e altre simpatiche corbellerie che lo fanno curiosamente somigliare – lui così giovane e brillante – a quel sen. Stefano Esposito, del Pd, specializzatosi nell’occupazione delle pagie dei giornali come “vittima dei terroristi No Tav”.

Concentriamoci invece sull’essenza filosofico-politica del suo dire, ovvero “ciò che andrebbe fatto in questa fase storica”. Affidandoci non a nostre interpretazioni – lo ammettiamo, non sarebbero benevole – ma alle sue stesse ammissioni.

La premessa è alquanto bertinottian-vendoliana: con la destra si dialoga, non ci si deve più prendere a bastonate in strada. Bene, basta inviare una mail a Iannone & co., pregandoli di uscire dai loro covi finalmente “disarmati”, e la questione è risolta.

Più succosa è la tesi centrale:

“scontri [ tra “fascisti” e “comunisti”, ndr] che, come sempre ho detto, fanno il gioco del capitale oggi trionfante. Mentre i giovani fascisti si scontrano con i giovani antifascisti, le lobby politiche e finanziarie si sfregano le mani e distruggono i diritti sociali e il diritto al futuro delle nuove generazioni”.

Meglio articolata subito dopo:

“il vero fascismo (se proprio vogliamo impiegare questo termine onnicomprensivo) oggi esistente è quello del capitale e della finanza, cioè quello della violenza economica che azzera il campo di possibilità d’azione e di scelta degli uomini, soprattutto ai danni delle nuove generazioni. Come mai – occorre chiedersi – tanta foga nel combattere il fascismo passato se poi si accetta silenziosamente quello presente?”

Tutto chiaro? Decisamente sì.

In pratica, “fascisti del terzo millennio” e “comunisti sans phrase” dovrebbe combattere uniti contro “il fascismo del capitale e della finanza”, invece di “beccarsi come i polli di Renzo” (letterale, anche l’immagine – ammettetelo – è alquanto abusata persino per un liceale, figuriamoci per un filosofo).

È una tesi antica, dei rosso-bruni di tutte le epoche, fatta propria alla fine degli anni ’60 da fior di “avanguardisti” neonazisti come Stefano Delle Chiaie o Mario Merlino, oltre che da gruppi successivi (i Nar di Fioravanti, Mambro, Cavallini, Nistri, ecc, per esempio). Non vale la pena di soffermarcisi sopra ancora (nella storia del pensiero ci sono anche i problemi risolti una volta per sempre, non è che ci sia davvero un “eterno ritrono”). Ma i primordi vanno sempre ravvisati nel “fascismo delle origini”, prima ancora che si manifestasse alla Storia come il tumore che fu. Persino un fondatore del Pci, come Bombacci, ci finì poi dentro con tutte le scarpe…

Sulla “dittatura del capitale e della finanza” scriviamo tutti i giorni, in modo un tantino meno generico di Fusaro. Ma, per esperienza storica diretta e indiretta (con la vita o con i libri, insomma), abbiamo imparato e capito che i fascisti sono sempre una “carta di riserva” del capitale, sgherri stipendiati (magari qualcuno anche intelligente e colto, ma non migliore), manipoli da gettare nella mischia quando la “dialettica democratica” non consente più di governare pacificamente il conflitto sociale. Quando insomma, “il capitale” – nel suo volto contemporaneo: l’imperialismo – decide di giocare il conflitto su un altro piano. Con altre armi o proprio con le armi.

Il Sudamerica di ieri e di oggi è un esempio vivente di questi frequenti “cambi di stagione”, in cui i fascisti – magari con gradi militari – sono utilizzati per “sparigliare le carte”. Accade in questi giorni in Venezuela, dove cerca di rovesciare – con una rivolta conto terzi – un governo democraticamente confermato più di una decina di volte, dall’inizio di questo secolo). Ma l’esempio più vicino è quello ucraino, dove Usa e Unione Europea, in dissonante sintonia, armano e finanziano gruppi apertamente fascisti per “superare” il conflitto solo sociale-parlamentare. In nome della “democrazia” e del “dialogo”, naturalmente…

Quindi grazie, signor Fusaro, per averci chiarito la sua visione “strategica” su questo crinale della Storia. Avevamo capito bene, ma sentirlo dalle sue parole ci ha rassicurato. Ora ne siamo assolutamente certi: lei è stato scelto – dal “capitale”, da chi altri sennò? – come nuovo “marxista della Corona”. L’unico che possa fare carriera accademica e/o televisiva al giorno d’oggi, in questo paese.

Poco cordiali, ma definitivi saluti.

p.s. Siamo un collettivo, siamo comunisti, ci firmiamo collettivamente. Non “in modo anonimo”, insomma, ne converrà anche lei…

 

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