Ormai il “canovaccio” delle rivolte “popolari” è sempre lo stesso, c’è un dittatore che opprime, c’è il popolo che si ribella, ci sono i mezzi di comunicazione internazionali che sfidano in modo temerario il ridicolo (l’infermiera ucraina che ci comunica “muoio” ma non muore, oppure il bambino siriano “trovato” in mezzo al deserto) ed i governi occidentali che sentono il compito “storico” di intervenire dovunque e comunque a difesa della civiltà.
Quello che cambia sono i diversi motivi, là c’è lo scontro tribale e vengono uccisi i bambini, dall’altra parte i feroci estremisti islamici si preparano ad aggredire l’occidente ed in Ucraina il dittatore filorusso vuole togliere la libertà, insomma la forma è diversa ma la sostanza è sempre la stessa. Poiché è da tempo che ci fanno ballare questa danza abbiamo la possibilità non solo di valutare situazione per situazione, episodio per episodio ma l’insieme del movimento che in questi ultimi decenni c’è stato tra l’Asia, L’Africa e l’Europa.
Quello che vediamo, se prendiamo nella visione d’insieme le giuste distanze e se ci limitiamo a registrare i dati di fatto, è un “anello di fuoco” che parte dall’Africa francofona, passa nei paesi arabi come la Libia e poi la Siria ed infine arriva fino all’Ucraina. Abbiamo così la fotografia precisa di quello che sta avvenendo attorno a noi e della funzione che sta svolgendo l’Unione Europea. “L’anello di fuoco” è il termine che si usa per la più lunga linea di scontro tra placche tettoniche che si trova nel pacifico e va dall’Australia, risale per l’Asia orientale e ridiscende dall’America del nord fino a quella meridionale.
Quello che sta avvenendo attorno al continente europeo è l’equivalente in termini geopolitici. L’Unione Europea nella sua spinta espansionistica, tipica degli stati imperialisti, travolge o tenta di travolgere gli ostacoli che si frappongono agli obiettivi di controllo che si pone. Allora abbiamo le truppe francesi che intervengono nell’Africa francofona e nei paesi arabi. I Tedeschi, per rispettare le tradizioni, hanno il compito di espandere la zona di influenza verso oriente, ne valgono a modificare questo scenario le elucubrazioni che vengono fatte sulle contraddizioni tra Francia e Germania in quanto l’Unione Europea è una comune costruzione politica e per questa costruzione la questione militare è centrale come è centrale per i rapporti di forza internazionali il possesso delle armi nucleari che la Francia detiene.
Non può che essere cosi! Nella competizione globale il dato quantitativo è centrale per i paesi imperialisti e dunque allargare le proprie aree di influenza, rafforzare la propria moneta, controllare i mercati, la forza lavoro e le fonti di materie prime, a cominciare da quelle energetiche, sono i presupposti per sostenere un confronto competitivo in uno spazio mondiale sempre più ristretto viste le dimensioni continentali che oggi hanno raggiunto le diverse aree economiche e monetarie. Competizione multipolare che vede il “tutti contro tutti” anche se coperto da una parvenza diplomatica che sempre più spesso viene lacerata da episodi apparentemente inaspettati, ad esempio lo spionaggio USA verso i capi di governo UE oppure il confronto tra Cina e Giappone, tanto per parlare di un’altra zona del mondo in cui la pressione politico militare diviene sempre più palese.
Purtroppo è storia già vista e dall’analisi della dinamica descritta si possono trarre alcune conclusioni politiche certamente contestabili ma con le quali saremo chiamati a fare le verifiche.
La prima riguarda la natura imperialista della costruzione dell’Unione Europea, su questo i segni di una tale caratteristica si chiariscono sempre più; la diseguaglianza pianificata nell’area comune, la centralizzazione dei poteri economici e finanziari e la gerarchizzazione tra le borghesie europee, la sistematica restrizione della rappresentanza democratica, politica e sociale, fino alla sua effettiva scomparsa come è avvenuto in Grecia sono i sintomi palesi di una tale prospettiva sul piano interno alla UE.
Sotto questo aspetto la posizione di quelli che affermano che un’altra Unione Europea è possibile, che esiste la possibilità per i popoli del continente di contare politicamente si mostra quantomeno velleitaria ed al di sotto delle necessità del conflitto politico da sostenere. La lista Tsipras è l’ultima incarnazione di questa posizione della sinistra europea del tutto subordinata ai poteri dell’Unione, un confronto con i comportamenti dei partiti socialisti che votarono i crediti di guerra nella prima guerra mondiale non è del tutto fuori luogo.
Un altro elemento che sta maturando ed esplicitandosi è il conflitto tra paesi imperialisti e grandi potenze; che esista una competizione tra USA e UE è chiaro dalla nascita dell’Euro e dall’aggressività che sta assumendo la UE in seguito al ritrarsi relativo della prima potenza mondiale. L’intervento in Libia, in Siria ed ora in Ucraina vedono un protagonismo europeo ed un basso profilo degli USA, cosa questa certamente nuova nella storia recente. Come anche lo scontro tra UE e Russia, Putin poverino dichiara di non voler essere lo zerbino dell’occidente, probabilmente dopo i fatti di Kiev sarà destinato ad aumentare. Gli esempi potrebbero continuare su altre aree del mondo ma è necessario mettere in chiaro una questione per evitare letture manichee; non si tratta di predire la ineluttabile guerra imperialista ma di cogliere che sempre più si stanno manifestando elementi di irrazionalità nelle relazioni internazionali che possono portare a situazioni ingestibili per gli stessi poteri imperialisti che ora si ritengono onnipotenti.
In questo senso la lotta da fare per rompere la gabbia dell’Unione Europea ha una valenza progressista; non è vero che oggi l’Europa è lo spazio comune dove far crescere la democrazia, bisogna guardarsi dal rischio dell’eurocentrismo che pervade la sinistra politica continentale, non esistono feticci intoccabili ma va capita la funzione politica di una proposta e di una prospettiva. Rompere la costruzione statuale dell’Unione Europea significa contrastare un nuovo imperialismo nascente e dunque svolgere una funzione democratica ed avanzata perché blocca una spinta al conflitto internazionale e in quanto questo è possibile solo se si riesce ad organizzare ed orientare politicamente quei settori sociali subalterni penalizzati dagli sviluppi attuali.
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