Il prossimo 12 aprile la città di Roma ospiterà una manifestazione nazionale dei movimenti anticapitalisti e del sindacalismo conflittuale di base. Un giornata convocata da una piattaforma di contenuti molto ampia che, seppur declinata secondo le sensibilità delle diverse strutture che stanno costruendo il corteo, mette al centro della mobilitazione il tema dell’Europa e le sue politiche di austerity. Uno sforzo di costruzione che, pur mirando a ricomporre un variegato universo d’opposizione sociale e politica, sembra mancare in una delle sue missioni essenziali: quella di prendere di petto – definendolo chiaramente – il nemico di classe che in tutto il territorio europeo sta calcando la mano dell’austerità sulla vita di milioni di lavoratori precarizzati: l’Unione Europea. Il fatto che il 12 aprile possa essere visto come il primo grande momento di piazza contro il nuovo governo Renzi non deve trovarci impreparati, ancorati ad una lettura semplicistica e semplificata del contesto politico entro cui si inscrive questa nuova operazione agita dal governo delle larghe intese. La capacità che dovremmo riuscire a mettere in campo come movimento di classe è quella di tenere saldamente collegata la protesta contro le politiche del nuovo governo a quella contro la cabina di regia di Bruxelles e Strasburgo. Il rischio da scongiurare è quello di confondere la causa (il disegno politico dell’UE, la sua nuova tendenza imperialista) con l’effetto (l’agenda dei singoli governi, ostaggio di decisioni che ne sovradeterminano l’autonomia politica), trovandoci ad indirizzare quella sacrosanta rabbia sociale contro una semplice ed ininfluente propaggine dei vertici delle istituzioni europee. Sabato scorso 22 marzo, in un partecipato momento di approfondimento sul tema UE e nuovo polo imperialista europeo, abbiamo lanciato una campagna che parte dalla volontà comune di rompere la gabbia dell’Unione Europea, sotto diversi punti di vista: abbattere le gabbie salariali nell’eurozona, denunciare la nuova tendenza militarista ed imperialista, combattere contro le frontiere che regolano la tratta legalizzata della forza lavoro nello spazio europeo – fino a lottare contro le politiche di privatizzazione e dismissione dell’economia pubblica, vero architrave dell’impianto neoliberista europeista. Per questo crediamo che la partecipazione al corteo del 12 aprile vada non solo promossa ma anche organizzata, ed indirizzata contro i protagonisti concreti di queste politiche; fermo restando che questa giornata, nonostante l’importanza che sta via via assumendo, deve essere letta come tappa parziale di una mobilitazione ben più duratura e di più largo respiro, senza cedere allo sterile “scadenzismo” della mobilitazione senza prospettiva. La volontà, fuori da un ragionamento identitario che oggi non gioverebbe a nessuno, è quella di creare un’area di corteo che, tra le strade di Roma, torni a mobilitarsi contro l’UE e la costituzione del polo imperialista europeo. Provare, cioè, a dare corpo ed organizzazione ad una analisi d’insieme che troppo spesso ci ha visti immersi in una dimensione autoreferenziale e tatticista, incapace di coordinarsi anche simbolicamente in una manifestazione di piazza. Ci sembra il momento dunque di proporre un nuovo metodo di lavoro e un nuovo protagonismo militante: quello di reintrodurre nel discorso politico pubblico la possibilità di uscire dalla cornice ideologica imposta dal capitale nella sua nuova veste imperialista continentale.
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