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Il tranquillo week-end di paura della sinistra italiana

L’implosione della lista Tsipras, la fuga di massa dai comunisti italiani, il difficile decollo di Ross@.

Racchiuso tra la partecipazione elettorale scesa al di sotto del 50% e la conquista del Comune di Livorno (quello del teatro San Marco) da parte del M5S, di quello di Perugia da parte di Forza Italia e di quello di Padova da parte della Lega, l’appena trascorso week-end ha rappresentato l’ennesimo momento di difficoltà per la sinistra italiana.

Dalle parti della “Lista Tsipras” si è sfiorato addirittura un (apparente?) psicodramma.

Dalla sua casa nel centro di Parigi Barbara Spinelli, la “figlia d’arte”, con due email ha posto una pietra tombale si qualsiasi prospettiva di riaggregazione (moderata) tra alcune delle sparse membra dell’ex- P.R.C. più qualche esponente della vecchia “nuova sinistra movimentista anni’70” oggi calato nei panni del “professore”.

E’ finito così nella disperazione un intero ceto politico di antichi mestieranti del Palazzo già ministri e sottosegretari e si sono delusi ancora una volta migliaia di militanti specialisti in banchetti “raccolta firme” portati al pascolo a uso del solito “Re di Prussia”.

Sono state così tolte parecchie castagne dal fuoco a Nichi Vendola e al suo cerchio magico “migliorista” che si trova ormai non più frenato da “lacci e lacciuoli” movimentisti e/o idealisti nella sua marcia di avvicinamento al “Regime”.

Nelle stesse ore annunciavano la loro fuoriuscita dall’ormai esangue PdCI gli interi gruppi dirigenti romano e milanese di quel partito: anche in questo caso sotto la mascheratura di una “veltroniana” associazione Berlinguer il miraggio è quello dell’approdo al confortevole (ma forse provvisorio) lido del 40% della vocazione maggioritaria.

Ancora: a Bologna è stato provvisoriamente stoppato il tentativo di procrastinare ancora, per poi definitivamente affossare, il decollo di Ross@ intesa come organizzazione politica attorno alla quale puntare decisamente a una riaggregazione di soggettività nell’area più coerentemente antagonista, di opposizione e di alternativa.

Sarà in una successiva assemblea, programmata per il 29 Giugno, che si determinerà la concreta prospettiva politica del progetto di Ross@.

All’esito positivo di questa idea di costruzione politica cercheremo di dedicare il nostro impegno.

Ma non è certo questo il punto.

La collettiva capacità di riflessione e di attenzione delle migliaia di militanti e quadri della sinistra italiana deve concentrarsi sulle ragioni di fondo che motivano la richiesta di costruire una nuova soggettività politica della sinistra d’opposizione e d’alternativa in Italia.

Proviamo, allora a definire alcune di queste ragioni, offrendole al dibattito:

1)      E’ necessario partire da noi, dalla nostra autonomia , dalla nostra capacità di far politica come sinistra comunista, anticapitalista, in rapporto con i settori sociali più avanzati in lotta in Italia come in Europa;

2)      Nella crisi che stiamo vivendo, sta arrivando a compimento un gigantesco processo di “rivoluzione passiva”;

3)      Il cuore dello scontro, proprio nel riproporsi del bipolarismo degli opposti imperialismi americano e russo e nel mutare di segno delle dinamiche geo-politiche a livello mondiale, il cuore dello scontro è ancora qui nell’Occidente sviluppato, il cui meccanismo di produzione è ancora regolato ferocemente dai rapporti di classe e dall’intreccio tra la contraddizione che ne è generata con altre contraddizioni definite post-materialiste, in primo luogo quella dell’assalto speculativo al territorio e all’ambiente;

4)      IL tema della rappresentanza diretta della contraddizione di classe coincide, necessariamente, con quello della rappresentanza degli interessi e quindi sindacale;

5)      Sarà, però, con la politica che dovremo uscire dal pantano che si è creato. L’Italia è stata il luogo dove la presenza politica della sinistra comunista e anticapitalista ha raggiunto il suo sviluppo più avanzato sia sul piano teorico, sia sul terreno più direttamente politico, rispetto ai tentativi dichiarati falliti alla fine del ’900 di inveramento statuale dei fraintendimenti marxiani. Sotto quest’aspetto il necessario quadro di relazioni internazionali da intrattenere deve rifuggire dall’idea di assunzione acritica di “modelli” e tantomeno dal ritorno al concetto di “partito – guida”;

6)      La storia dei soggetti politici usciti dall’ormai antica diaspora del PCI deve essere dichiarata conclusa;

7)      In questo quadro è necessario riprendere i temi di fondo della nostra elaborazione senza nessuna concessione di facciata a una presunta “modernità”: serve, prima di tutto, un’adeguata lettura dello stato in atto, una corretta analisi della gestione capitalistica del ciclo, un’analisi attenta della crisi verticale delle istituzioni in relazione ai temi dell’informazione e del meccanismo culturale che presiede allo sfarinamento e insieme all’omologazione acritica della complessità sociale;

8)      Nel frattempo la situazione politico – sociale è precipitata nel baratro di un “Regime” collocato già oltre la fase di formazione. Un “Regime” fondato su di una vera e propria svolta autoritaria. Una svolta imperniata sul PD, ormai trasformato in partito personalistico dell’uomo solo al comando” con tratti inquietanti di “arditismo giovanilistico” e costruito, al proprio interno, sul meccanismo dell’individualismo competitivo. Rispetto a questo quadro non esistono “possibilismi” di sorta, né fantomatiche chiamate alle armi contro “altre destre”, sia a livello nazionale, sia a livello locale. Deve essere sviluppata, nell’intreccio tra proposta politica e lotte sociali, un’opposizione senza aggettivi fondata su di un’idea portante di centralità della democrazia costituzionale, del Parlamento e dei consessi elettivi e della rappresentanza politica da realizzarsi attraverso sistemi elettorali proporzionali;

9)      Su queste basi si propone la costruzione di un nuovo soggetto politico, da edificarsi attraverso una strategia di tipo “consiliare” senza concessioni a un banale movimentismo, con un’idea precisa di soggetto di acculturazione di massa e di creazione di un nuovo quadro dirigente “diffuso”. Un soggetto politico comunista e anticapitalista, collocato all’opposizione in una visione d’alternativa di  sistema e di proposta rivoluzionaria di trasformazione dello “stato di cose presenti”.

Citando Lucio Magri “puoi fare tutte le manifestazioni che vuoi, ma se queste manifestazioni non si sedimentano, se non vi è progetto politico, se non vi è un partito capace di raccogliere queste esperienze ogni patrimonio politico rischia di disperdersi”.

* Ross@ – Savona

 

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