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Basta con l’import/export di vite umane

Il 29 Febbraio e l’1 Marzo l’Ateneo di Bologna si vestirà dell’ideologia di chi ci vuole pacificati in un mondo in guerra.

Lunedì 29 Febbraio si terrà la cerimonia d’inaugurazione dell’Anno Accademico. I temi affrontati nelle lectio magistralis saranno Immigrazione ed Europa. Non cadremo nella trappola ideologica preparata da chi fonda la presupposta verginità dell’Unione Europea sul doppio binario degli interventi militari da affiancare con corpi di pace e movimenti umanitari, come candidamente riconosciuto in questi mesi da tutto l’establishment politico e militare occidentale. Proprio nelle ore in cui si stanno scaldando i motori per una nuova guerra che darà il via ad altri flussi migratori. Dinnanzi ai bombardamenti ai danni del popolo libico, già martoriato dal conflitto del 2011 voluto anche dall’Italia e dai partiti oggi al governo, l’Unibo prende un ruolo attivo nella costruzione di quell’immaginario necessario a farci digerire l’attacco alle porte. La stessa funzione tanto caldeggiata dal prof. bolognese Panebianco, soggetto ad accese critiche dal corpo studentesco, ma difeso a spada tratta da una sinistra istituzionale sempre pronta a guardare il dito prima di qualunque altra cosa, pronta sempre e comunque a difendere chi ha più potere. Compreso quello di invocare bombardamenti restando impuniti. Anzi venendo presi in parola da Renzi e dal ministro Gentiloni, che in questi giorni hanno autorizzato la partenza dalla base NATO di Sigonella (Sicilia) dei droni che bombarderanno la Libia e forse la Siria. Le chiamano armi intelligenti, ma sono il preludio per una strage di massa che vada ad aggiungere distruzione e morte dove già queste regnano sovrane.

L’Italia spende 80 mln di Euro al giorno per finanziare le scelte belliche di una classe dirigente che prova a contare qualcosa nella stanza dei bottoni dell’Ue portando sul piatto un nuovo protagonismo nella gestione sempre più militare del Mediterraneo. Molti più soldi di ogni operazione di accoglimento dei profughi che scappano dalle nostre guerre, ma è sconveniente per lor signori dirlo a voce troppo alta, affinché i Salvini e Le Pen di turno possano continuare indisturbati la loro utile opposizione contribuendo a rinfocolare la guerra tra poveri. Una concezione aziendale nella logistica delle vite umane richiede necessariamente tempi e modi aziendali per la gestione della voce Import. Ce lo chiedono l’Europa e il suo mercato del lavoro.

Martedì 1 Marzo si svolgerà invece l’ennesima riedizione del Career Day. L’ennesima celebrazione della logica dell’“1 su 1000 ce la fa”, l’ennesimo evento in cui le maggiori aziende ed i maggiori enti (maggiori anche per numero di sfruttati, precari e sottopagati nel loro organico) vanno a incontrare gli studenti dell’UniBo, mostrando il loro lato amichevole e sperando di trovare qualche giovane promessa da salvare da un’università senza prospettive. Eppure la prof. D’Alessando, emigrata in Nord Europa per fuggire da un Mediterraneo a cui si sta negando il futuro, lo ha ben ricordato in questi giorni al ministro Giannini: questo paese non fa nulla per dare prospettive ai suoi giovani, la sua classe dirigente non ha il diritto di assumersi meriti per uno sviluppo che non ha contribuito a costruire. Perché ci raccontano che è normale essere pagati pochissimo, o addirittura non essere pagati affatto per lavorare? E’ giusto che “un po’ di esperienza” e “due contatti” siano l’unica ricompensa per il nostro lavoro? Davvero uno stage di 6 mesi a 500 euro lordi è il meglio a cui possiamo ambire? Perché le competenze che abbiamo acquisito non sembrano mai abbastanza? Perché siamo l’unica generazione degli ultimi 70 anni ad avere prospettive peggiori di quelle dei propri genitori? Perché insegnanti, genitori, amici e amiche ci dicono che l’unica soluzione è andare all’estero? La questione dei “cervelli in fuga” dalla rovinosa situazione del paese, crediamo debba essere valutata da un punto di vista più ampio, che metta in luce le macro-cause di quella tendenza oggettiva che negli ultimi anni di crisi sistemica è sempre più evidente, e coincide con una vera e propria spoliazione, un “furto” – più che una fuga – di cervelli, dai paesi dell’area mediterranea verso quelli del Nord Europa.

Due giorni in cui vorrebbero raccontarci un mondo che non c’è. Due giorni in cui dovremo dire con voce forte e chiara che siamo indisponibili a cedere alle loro menzogne.

Siamo tutti sulla stessa barca, giovani senza prospettive delle due sponde del Mediterraneo, tutti vittime dell’import/export di vite umane cui ha dato origine il meccanismo comunitario riassumibile nell’operazione: Austerity in Casa – Guerra alle Porte

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