Se ne facciano una ragione sinistrati, comunistoidi e professorini cacadubbi. Comunque vada, dopo il referendum catalano del 1°ottobre 2017, nulla sarà più come prima, nè in Spagna, nè in Europa.
La Catalogna è stata la prima vera e seria crisi interna all’Europa, dato che, in fondo, la Gran Bretagna aveva già un piede fuori dalla Comunità Europea, non era mai entrata nell’area euro e lo shock di Brexit era stato tamponato a suon di carte bollate anche puntando sull’evidente pochezza politica di Theresa May e dei suoi Tories, apparsi da subito non in grado di tradurre politicamente quel risultato.
Nella vicenda catalana, con il Partido Popular in caduta libera, Rajoy si è giocato l’ultima carta che aveva: accreditarsi gli occhi della grande finanza internazionale e della grande borghesia spagnola quale uomo d’ordine e di “firmeza”, come l’unico leader, insomma, in grado di dare al suo paese ed ai mercati la tanto agognata “stabilità “. E’ così che il viril Mariano, di comune accordo con il PSOE, per sedare il riottoso popolo catalano, ha tirato fuori dall’armadio la vecchia ferraglia fascista e franchista fino ad arrivare al punto di fare arrestare ed incarcerare per reati meramente politici e d’opinione (dunque, senza altri reati penalmente ascrivibili) e senza un regolare processo, quasi 2/3 dei membri del parlamento catalano.
Un’intera istituzione democratica portata con i ferri ai polsi in galera dopo che era stata ampiamente legittimata da un referendum in cui la gente si era fatta anche sparare addosso dalla Guardia Civil pur di esercitare un sacrosanto ed elementare diritto democratico: votare. Un fatto di una gravità inaudita che ha riportato l’orologio della storia spagnola indietro di almeno 40 anni.
E la UE come ha reagito? Fin qui, ha appoggiato Rajoy, o, almeno, così pare. D’altronde, loro, quelli della UE, non è che abbiano un curriculum specchiato in tema di democrazia e diritti umani. Ad Erdogan avevano già regalato 6 miliardi per fargli chiudere nei lager turchi i profughi siriani in fuga dalla guerra. Ai neonazisti Ucraini, poi, mandano ogni anno ricchi cestini di Natale per come hanno saputo “innovare” il concetto di democrazia nel loro paese bruciando vivi lavoratori, sindacalisti ed oppositori politici, oppure bombardando civili inermi nel Donbass.
Insomma, la UE ha altro a cui pensare che ai capricci democratici del popolo catalano. Banche e finanza, basta ed avanza.
E poi gli Stati nazionali, ormai, a che servono per la UE se non a sedare e reprimere i propri popoli massacrati dalle politiche di austerity in nome del sacro dogma del “pareggio di bilancio”?
Cosi fan tutti. Del resto anche Macròn e Minniti si stanno portando avanti con il lavoro. E si badi bene, l’involuzione autoritaria cui stiamo assistendo non arriva ora a caso: sui paesi dell’eurozona incombe la tempesta perfetta che verrà quando saranno usciti completamente dalla bolla del “quantitative easing” di Draghi. Una vera e propria bomba ad orologeria che aspetta solo di esplodere con conseguenze, per ora, incalcolabili sui già precari equilibri dei paesi dell’eurozona.
Ecco che allora che la brutale repressione messa in atto in Catalogna potrebbe, di colpo, apparirci per quel che davvero è: un anticipo di ciò che potrebbe accadere, molto presto, anche in altri paesi europei. In questo senso la Catalogna è stata il primo vero laboratorio interno all’Europa in cui si sono svolte le prove tecniche di repressione nei confronti di un popolo che ha osato alzare la testa contro un ordine malsano costituito da un regime semi-assoluto e con un quadro politico istituzionale bloccato ed in forte crisi di credibilità, supportato e sostenuto da quell’Unione Europea incapace di uscire dal perimetro finanziario e monetario ed irremovibile sui propri assiomi teologici dell’austerità e delle politiche di bilancio restrittive fatte di tagli alla spesa pubblica, privatizzazioni e deprivazioni di diritti, imposte ai popoli d’Europa con il pugno di ferro in nome della riduzione di debiti pubblici inestinguibili ancorché ingiusti.
Vedete, se c’è una cosa per cui dovremmo esser grati al popolo catalano è quella di averci fatto scoprire che dietro quel poco di falsa mitologia europeista che ancora, nonostante tutto, resiste, si nasconde la solita vecchia ottusa ottocentesca Europa.
Un’Europa che si illude ancora di sopravvivere al caos globale alzando muri al proprio interno ed ai propri confini.
Un’Europa che si sta velocemente rimangiando un secolo di conquiste sociali e diritti ma che difende ostinatamente e con il bastone vecchi e nuovi privilegi, rendite e parassitismi.
Un’Europa che mentre pretende di dare lezioni di diritti umani e di democrazia agli altri (ad es. il Venezuela) non si fa scrupoli di fare affari con un golpista sanguinario come Al Sisi oppure con quei monarchi sauditi che stanno perpetrando un vero proprio genocidio in Yemen.
Ecco da dove nasce l’immensa fiducia del popolo catalano che tanto incattivita ostilità suscita in chi non sa più ribellarsi: aver capito che una Spagna ed un’Europa così, nel breve periodo, possono ordire e mettere in atto tutte le politiche repressive che vogliono ma, nel medio e lungo periodo, sono destinate a fallire perché hanno già perso il treno della storia, totalmente incapaci come sono di trovare risposte e soluzioni accettabili e praticabili riguardo le grandi questioni epocali di natura politica, sociale ed economiche che hanno di fronte. Ecco perché il referendum catalano ha segnato un punto di svolta per l’intero continente europeo. Ecco perché dopo quel #1Oct nulla potrà tornare come prima.
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