“E voi, imparate che occorre vedere
e non guardare in aria; occorre agire
e non parlare. Questo mostro stava
una volta per governare il mondo!
I popoli lo spensero, ma ora non
cantiam vittoria troppo presto
il grembo da cui nacque è ancora fecondo“.
Bertolt Brecht
(La resistibile ascesa di Arturo Ui)
Antonio Stano, il 66enne di Manduria soccorso in casa dalla polizia il sei aprile scorso è morto in ospedale dopo circa 20 giorni di ricovero e due interventi. 14 ragazzi di cui 12 minorenni da anni picchiavano, seviziavano ed insultavano questo operaio pensionato che in paese era noto come “il pazzo” ma solo perché Antonio viveva isolato e abbandonato a se stesso. Antonio era terrorizzato e brutalizzato dai bulli che poi si scambiavano i video degli atroci maltrattamenti messi in atto nei confronti di Antonio su Whatsapp.
Ma perché succede questo? Perché è stato preso di mira proprio Antonio?
1. Antonio Stano era un uomo solo, non aveva famiglia né figli. Quella famiglia tradizionale che viene innalzata ora come un vessillo contro tutte le altre famiglie e/o forme di relazione e vs tutte le alterità tout court che vengono additate dalla nuova moderna reazione come devianze e perversioni che porterebbero all’autodistruzione dell’intera società;
2. Antonio Stano soffriva di disturbi mentali ma non era né assistito né supportato né aiutato da nessuna struttura. Mentre per Franco Basaglia la causa della malattia mentale risiedeva nella relazione tra individuo e società, per il nuovo/vecchio senso comune la malattia mentale ritorna ad essere una colpa atavica dell’individuo che pertanto deve essere punito, cancellato;
3. Antonio Stano era povero, viveva in una casa modestissima e la sua condizione psichica ed esistenziale non lo indussero a curare le apparenze, le pubbliche virtù e le convenzioni del piccolo centro di provincia. Anche la povertà , per il nuovo senso comune, per di più se non nascosta, occultata e se, addirittura, ostentata, è una colpa atavica dell’individuo che “non si è dato da fare”, che è uno “sfigato” , un “barbone” ecc… Comunque nemico del nuovo “decoro” sussunto anche dalla sinistra come nuovo valore fondante. Un principio che non si applica ai ricchi i quali non hanno bisogno di imporsi regole di decoro perchè il loro valore si manifesta nell’ostentazione del lusso e di uno stile di vita che tradisce l’assoluta noncuranza verso i limiti imposti a tutti gli altri mortali. Anzi, per i ricchi l”indecenza” è snob mentre ai poveri il decoro è imposto aizzando un ceto medio impoverito e impaurito alla ricerca del riconoscimento di status perduto. Il decoro come arma che serve ai detentori del potere quale giustificazione per reprimere e schiacciare le proteste di chi è escluso e deprivato di ogni diritto.
Chi ha seminato questo nuovo-vecchio senso comune?
La sinistra, appunto, da quando ha abbandonato gli ideali di solidarietà ed uguaglianza per sposare quelli dell’ultraliberismo e della competizione globale abbandonando gli ultimi, i diseredati e gli sfruttati al loro destino. E così ha cominciato a parlare di ” decoro” come una qualsiasi destra conservatrice e ci ha fatto pure una legge ad hoc.
Dopo l’attuazione del Decreto Minniti nei confronti dei migranti con la conseguente decisione di finanziare Stati dove i diritti umani sono quotidianamente violati, e dopo aver stabilito che i migranti non avevano diritto agli stessi gradi di giudizio degli italiani, la lotta contro i poveri e le persone colpite dalla crisi economica ( gli sfrattati, i licenziati, i disoccupati…) continuò, sempre nel 2017, con l’emanazione di un nuovo Decreto sempre a firma del Ministro dell’interno Minniti che dava facoltà ai sindaci di “normalizzare” le città adottando provvedimenti repressivi sempre contro le fasce deboli colpite dalla crisi sociale ed economica.
All’indomani del Decreto arrivarono le ordinanze dei Sindaci per “preservare il Decoro Urbano dei centri storici e la tranquillità” delle persone “ricche” e dei turisti portatori di denari non alle città, ma essenzialmente ai commercianti.
Così a Dicembre a Como un Sindaco leghista emanò un’ordinanza che vietava alla cittadinanza di donare cibo, bevande e vestiti ai poveri mentre la Polizia Locale arrivò al punto di impedire ai volontari della Caritas di fornire assistenza agli indigenti della città.
Così come al nord un Sindaco leghista utilizzò subito un decreto del ministro PD Minniti, così a Roma la giunta Cinque stelle si assoggettò tranquillamente all’ordine del governo PD, mandando i gruppi speciali della Polizia Locale a “bonificare” l’area vicino la stazione Termini dalla presenza di senza fissa dimora.
E la destra? La destra rappresentata dalla Lega Salviniana cui il M5S ha aperto autostrade( facendosi complice, fin qui, dei peggiori provvedimenti) mentre finge di ripristinare pezzi di welfare in caduta libera, alimenta la guerra tra poveri, semina odio razziale e si scaglia contro ogni differenza nel nome di una “identità” tradizionale che serve solo da premessa a giustificare derive autoritarie e repressive presenti e future.
Dunque, cosa c’era di meglio, in Italia, che ridare fiato ad un patriarcato in crisi profonda mentre si va a ripescare l’immagine di una donna sforna-figli ed angelo del focolare per “fermare la sostituzione etnica” e per ricondurre quest’ultima al “suo ruolo naturale”?
Ecco, questi concetti, che credevamo sepolti dalla storia, sono riemersi e viaggiano nei talk come non mai nei social network, forti di una nuova ri-leggittimazione dall’alto, che proviene direttamente da quei ministri della repubblica che godono pure del favore dei sondaggi. Almeno per ora non avranno uno sbocco legislativo ma stanno ri-seminando un nuovissimo-vecchissimo senso comune.
Nel deserto di idealità, progetti, utopie, la forza coesiva dell’odio e della paura, torna a fare da padrona e ci sgrava del peso della colpa e delle responsabilità, individuali e collettive. Si invoca una presunta “comunità” che ci restituisca l’ordine perduto.
Nelle fasi di crisi, in quelle economiche ma soprattutto in quelle di civiltà, lo straniero(ora il migrante), il diverso, il disadattato ed il “matto” sono tutti additati come portatori di dis-ordine che tuttavia ci possono confermare nell’ordine. È la loro dis-umanità che può confermare la nostra umanità. Questo paradosso in tedesco è illuminato dalla parola Un-mensch: bruto, letteralmente non-uomo. In una pagina tragica del novecento si crearono non-uomini e sottouomini (Untermenschen): mostri e pericoli da internare in lager e manicomi.
Anche nel nostro nuovo mondo globale animato da questo nuovo-vecchissimo sentiment non c’è posto per quelli come Antonio al quale non è certo bastato non essere un “negro” per sopravvivere a questa ondata di cieco e sordo rancore per i diversi, per gli ultimi, per i poveri, per i più sfortunati e per i “matti”.
In tal senso la baby bang di Manduria come tutti coloro che si sentono legittimati a commettere violenze nei confronto di immigrati( in primis i fascisti), omosessuali, diversamente abili, homeless e malati psichici coerentemente incarnano questo senso comune che è entrato di prepotenza nel discorso pubblico e che promana ormai da troppo tempo in quantità industriali da social, media mainstream e che pretende di occupare – ed occupa – spazi pubblici e pubbliche istituzioni.
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Federico
Carissimo Sergio,
credo che bisognerebbe finirla di definire il signor Stano (un malato mentale), perchè avere rapporti non comuni tra individuo e società non significa essere malato mentale, a maggior ragione se la persona viveva in casa sua senza nemmeno essere in una struttura di supporto.
Io personalmente di malati mentali qui vedo proprio questi 16 Criminali e tutti gli OMERTOSI COMPLICI che sapevano e hanno taciuto!
Voi giornalisti dovreste incominciare a fornire le informazioni in modo corretto, prima di far passare un povero cristo che viveva la sua vita senza ledere nessuno come malato mentale!!!
Federico De Luca
Giusy
Sono d’accordo, questi ragazzi hanno intrapreso un percorso che rende loro già “MALATI MENTALI”
Che vergogna …una cittadina Manduria , macchiata….che pagherà amaramente le conseguenze
Tutti coloro che ne erano a conoscenza non dormiranno sonni tranquilli, OMERTOSI COMPLICI
E i genitori…. che fallimento!
Giusi Grassi
maria cristina
condivido il commento di Federico
M Cristina
Sergio Scorza
Caro Federico, dalle informazioni in mio possesso risulta confermato che Antonio soffrisse di disturbi psichici. Ecco, forse avrei dovuto scrivere ” disturbi psichici” e non ” disturbi mentali” ma in buona sostanza vogliono dire la stessa cosa. In ogni caso non ho mai definito Antonio ” malato mentale” che mi pare evochi in un certo qual modo la parola “pazzo” che ci rimanda alla dimensione dell’internamento( Età classica) in cui il folle è giudicato in virtù della sua “inutilità sociale” e pertanto viene condannato ed escluso, insieme ai poveri, ai malati ed ai criminali per poi finire rinchiuso in quei lager chiamati manicomi a partire dalla fine del XVIII secolo e fin quasi ai giorni nostri.
Maria Reverdito
Io sono perfettamente d’accordo con Sergio Scorza. Paradossalmente l’odio di quei ceti impoveriti dalla globalizzazione e dalla rivoluzione tecnologica si scaglia non contro i ricchissimi capitalisti che sfruttano i lavoratori (,privati delle garanzia da anni di governi di destra e della sedicente sinistra), evadono il fisco grazie ai paradisi fiscali ed a complicati meccanismi finanziari, inquinano con le loro fabbriche interi i territori, causando malattia e morte alle popolazioni… no questi non suscitano reazioni ostili, rivolte . Sono i poveri, quelli che vivono negli angoli più riparati delle nostre città, quelli che frugano nei cassonetti, che vengono odiati. Ancor più se neri. Una mancanza di empatia sconcertante, figlia di un egoismo sociale, di una totale mancanza di solidarietà, che non trova uguali nella storia.
daniela
Bei discorsi, ma a mio parere qui il problema è il degrado di un gruppo di ragazzini malati mentali sadici e di tutta una comunità che ha ritenuto normale quanto accadeva sotto i loro occhi, tanto da non denunciare e non intervenire, complici del degrado quindi, comprese le stesse forze dell’ordine. Il degrado non conosce destra, sinistra, povertà, solitudine globalizzazione o nazionalizzazione ecc. . . . Il degrado può essere ovunque , anche nei ceti più ricchi, a destra come a sinistra, in un paesino come in una metropoli, nella solitudine o nelle famiglie o in intere comunità, ecc.. Un gruppo di ragazzini sadici che agisce impunito con ferocia e crudeltà è indice di degrado non solo per quello che fa ma anche per quello che gli viene permesso di fare da parte di chi guarda e si volta dall’altra parte.