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Regionali Lazio, perché ho deciso di candidarmi con Unione popolare

Le prossime elezioni regionali di Lazio e Lombardia (e quelle in Friuli-Venezia Giulia e Molise nei prossimi mesi) assumono una portata politica evidente, nonostante la campagna elettorale sia più che mai fiacca e si prevedano elevati tassi di astensionismo.

Nel Lazio, in particolare, l’elettorato è chiamato a pronunciarsi su politiche, declinate anche a livello locale, che hanno comportato lo smantellamento di servizi ed apparati pubblici in ogni settore: dalla sanità ai trasporti, dall’istruzione alla cultura alla tutela ambientale.

Del pari, l’adesione compatta delle forze politiche di governo alle politiche guerrafondaie determina l’esposizione della popolazione laziale al rischio della guerra totale, data anche la presenza di basi militari come quella di Pratica di Mare, mentre spese militari e autonomia differenziata provocheranno un’ulteriore arretramento dei diritti sociali già compromessi.

E’ necessaria una nuova qualità dell’amministrazione regionale e locale per contrastare questo degrado apparentemente inarrestabile in atto, che si fonda sulla demoralizzazione dei cittadini e la rottura di ogni legame di solidarietà, sia sociale che territoriale.

In netto contrasto coi programmi di tutte le altre forze politiche, quello di Unione popolare si caratterizza per la richiesta del ritorno al pubblico di tutti i servizi sanitari accreditati e in convenzione con i privati e un Piano Straordinario di Assunzioni del personale sanitario a tempo indeterminato, il no ai famigerati inceneritori, ripubblicizzazione delle aziende locali di trasporto, la destinazione di una congrua quota del bilancio regionale all’edilizia residenziale pubblica, l’approvazione di una legge regionale specifica a sostegno dell’agricoltura contadina e di piccola scala in transizione agroecologica come sostegno alla enorme maggioranza delle aziende agricole regionale e del loro specifico modello economico e produttivo e di una legge regionale in attuazione della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei contadini a sostegno dei diritti dei lavoratori dei campi.

Quello che però occorre capire fino in fondo è che non esiste più un contesto locale slegato da precise linee di tendenze dominanti a livello globale, europeo e nazionale. Le classi dominanti d’Europa e dell’Occidente sono arrivate definitivamente alla frutta e ci stanno trascinando tutte e tutti in un baratro mortale.

La Meloni sopravvive solo grazie alla dabbenaggine dei suoi presunti avversari, Pd in testa, che le consente di restare ancora per qualche tempo al potere, in modo da smantellare – con un colpo solo – solidarietà nei confronti dei poveri (reddito di cittadinanza), unità nazionale (autonomia differenziata) e articolo 11 della Costituzione (politica guerrafondaia in Ucraina e altrove).

Regione Lazio, Italia ed Europa sono quindi parte di un quadro più ampio, il capitalismo su scala internazionale.

Non a caso ai tre flagelli che imperversano (guerra, pandemie, cambiamento climatico) si abbinano rispettivamente industrie (belliche, farmaceutiche ed energetiche) che vanno a gonfie vele riversando enormi profitti nel casinò internazionale della finanza più che mai privo di regole un capitalismo neoliberista e sfrenato che mira a trasformare in merce ogni cosa.

A cominciare dalla stessa vita di ciascuno di noi, come mirabilmente denunciato dall’ottimo Jean-Luc Mélenchon in questo video.

Contro coloro, che, per conto di questo capitalismo in crisi terminale, si trovano attualmente al potere in Italia, in Europa e in tutto l’Occidente occorre costruire e rilanciare una mobilitazione democratica di massa, che parta dai territori e quindi anche dalle importanti Regioni dove si vota domenica, prima fra tutte il Lazio.

A tale fine è necessario fare i conti anche con le finte opposizioni, soprattutto il Pd, che come accennato rappresentano la grande fortuna del governo delle destre e un’autentica quinta colonna della quale è più che mai urgente sbarazzarsi, anche per liberare energie sane tuttora presenti al loro interno, ma bloccate e paralizzate nel vicolo cieco che hanno imboccato da lungo tempo.

L’alternativa popolare e di classe è necessaria e matura su scala nazionale, europea e internazionale. In Europa vi sono, soprattutto in Francia e in Spagna, forze politiche in crescita, come la Nupes di Mélenchon e Unidas Podemos.

Ma la stessa forza alternativa va costruita anche in Italia, con intransigenza nei confronti di ogni opportunismo e spirito profondamente unitario nei confronti delle persone da tempo prive di una loro effettiva rappresentanza e sempre più demoralizzate e depresse. Per questo ho accettato la candidatura, col numero venti, nelle liste della Regione Lazio di Unione popolare.

Ogni appuntamento elettorale e, ben al di là delle elezioni, ogni iniziativa di lotta va utilizzata per costruire l’alternativa della quale abbiamo bisogno come l’aria per respirare. Nel Lazio, come in Lombardia, come altrove, su tutto il territorio nazionale ed oltre.

* dal suo blog su IlFattoQuotidiano

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