La principale difficoltà, quando si commenta un evento storico, consiste nel coglierne la dialettica, ossia il passaggio – sempre travagliato, contraddittorio – da un evento all’altro all’interno di un dato contesto. Si vede subito che per lei questo passaggio non esiste; le sue frasi danno l’impressione di una cristallizzazione dell’evento.
Ora, alcune piccole note. Ogni evento, specie se di importanza epocale, non accade isolato, chiuso in se stesso, bensì come parte di una catena complessa di altri eventi. È un concetto semplice, persino scontato, e mi stupisce che lei non lo conosca; e – mi creda – non serve avere letto Hegel per comprenderlo.
Se posso darle un consiglio, eviterei di ripetere le sue frasi in pubblico, non le fanno fare una bella figura. Perché è avvilente un pensiero che si manifesta riducendo un evento a un’unica causa; ed è ben misera l’intelligenza che si esercita nella banalizzazione, levigando un evento sino a violarne l’essenza.
In ogni caso, posso assicurarle che non troverà non dico uno storico, ma neppure uno scienziato o un filosofo che dica cose diverse. Diranno – glielo garantisco – che certamente ogni evento ha un suo carattere particolare, diverso da quello degli altri, ma pur sempre svelando il suo legame indissolubile con eventi similari o che accadono in uno stesso contesto, che anzi in essi si confonde e prospera, in un divenire storico che non può non avere, a sua volta, i tratti di un’apoteosi di legami dialettici.
Non accade nulla separato da un contesto, per il motivo che ogni accadimento è, insieme, il frutto e il fertilizzante di quello stesso contesto, in esso si proietta e in esso si distingue.
Se le sue frasi fossero esatte, prima del 24 febbraio e del 7 ottobre la storia non sarebbe esistita; mostrava – per dirla col solito Hegel – bianche le sue pagine. Persino Dio storcerebbe il naso, pur avendo una spiccata predisposizione per il riempimento di spazi vuoti.
In ogni caso, quando il modo di separare un evento dalla catena di cui fa parte diviene sistema discorsivo, esso si chiama: 1) propaganda – espressione cinica dietro la quale si cela una strategia di dominio; 2) stupidità – miseria del pensiero dietro la quale si cela il degrado dell’intelligenza.
Non essendo Freud, non sono in grado di stabilire a quale di queste due categorie psicologiche lei appartenga; d’altra parte, non sono neppure Lacan, dunque può sfuggirmi il vero “significante padrone” che si agita nelle sue frasi.
Lei conosce il Moro di Treviri? Ecco, costui – il più attuale dei profeti, scrisse Cioran – ironizzerebbe parecchio sulle sue perle di saggezza; le tratterebbe per quello che sono: tracce della farsa attuale, in cui la superbia del “giusto” non esita a voler apparire profonda, pur rimanendo sulla superficie degli eventi.
Detto ciò, sono qui a rivolgerle una preghiera. Per cortesia, smetta; le sue frasi sono pericolose per la mia salute. Vede, io cerco di rimanere serio, ma non ne ricavo altro che una grande risata, di quelle nocive, però – di quelle impregnate di disgusto e incredulità, tali da farti venire i crampi allo stomaco.
Si può morire dal ridere? Sì, se l’imbecillità è talmente ridicola da virare la risata in dolore.
La ringrazio in anticipo. Cordiali insulti.
PS: Trovo inquietante il senso delle sue frasi. È una pericolosa combinazione di superiorità morale e protervia. In fondo, la base intellettuale di ogni autoritarismo.
* da Facebook
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Pasquale
Molinari chi? Ah, quello che i NO TAV sono dei violenti terroristi solo perchè da decenni portano avanti una battaglia sacrosanta e dimostrano di avere la schiena dritta resistendo a uno stato che vorrebbe cancellare l’intera val di Susa e dintorni oppure quello che Israele va difesa perchè è una grande democrazia mentre a Gaza e in Cisgiordania, l’esercito israeliano, in collaborazione con i coloni sionisti da 75 anni ha deciso di cancellare dalla terra l’intero popolo palestinese.
Ostalgie
Molinari, Agnelli, Elkann… sono peggio delle cavallette e infatti stanno portando all’estinzione anche la Repubblica, che sta subendo un’emorragia di lettori evidentemente schifati dalla narrazione guerrafondaia e suprematista della guerra in Ucraina e del genocidio dei palestinesi.