Scrivendo un brillantissimo articolo Alessandro Portelli (“Il Manifesto“, 25 marzo 2025) ha affrontato il tema del ruolo storico di quello che chiamiamo Occidente (che fa coincidere con il maschio bianco tendenzialmente suprematista) riportando nel testo anche un passaggio dall’ultimo libro di Amitav Gosh, “Fumo e Ceneri” (2023, non ancora edito in Italia”): “un altro concetto dell’illuminismo che ha svolto un ruolo importante nel dare forma all’immagine che l’Occidente ha di sè, la Storia come una narrativa di progresso che si evolve verso certi fini trascendenti fondata su una concezione del tempo e della storia, come una narrativa di ininterrotto Progresso ascensionale”.
Proprio questo è il punto (paradigmatico) sul quale le forze progressiste – appunto – dell’Occidente (sempre inteso coincidente con il maschio bianco tendenzialmente suprematista) dovrebbero interrogarsi: la prospettiva dell’Occidente dovrebbe oggi contemplare la necessità di interrompere proprio questa narrativa di “ininterrotto Progresso ascensionale”.
Rispetto a quello che abbiamo pensato per un lungo periodo di tempo occorre pensare di ripartire dall’idea dell’impossibilità di procedere sulla linea dello sviluppo infinito inteso quale motore di una storia inesorabilmente lanciata verso “le magnifiche sorti e progressive” identificando il progresso tecnologico e militare con l’assoluta superiorità di una etnia, di un genere, di un sistema politico.
Si dovrebbe interrompere proprio questa narrazione fondata sull’assoluto progresso progettando un gigantesco spostamento di risorse tale da modificare profondamente il meccanismo di accumulazione dominante e ricostruendo una nuova consapevolezza del rapporto tra individuale e collettivo: “si realizza la vita d’insieme che è solo la forza sociale, si crea il “blocco storico”” (Gramsci Quaderno 11) .
Serve una dimensione teorica capace di comprendere quanto di “senso del limite” sia necessario acquisire proprio al fine di realizzare quel mutamento sociale posto nel senso del passaggio dall’individualismo competitivo fin qui egemone nella post – modernità verso forme di soggettività collettiva .
L’obiettivo da porsi dovrebbe essere identificato nel riuscire a proporre una nuova libertà posta al di fuori della schiavitù della competizione individuale e della voracità consumistica approdando a una forma di libertà garantita dalla coscienza del singolo e dalla volontà del collettivo.
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