Almeno 20 soldati dell’esercito del Sud Sudan – recentemente separatosi dal resto del paese – sono rimasti uccisi in combattimenti contro le milizie ribelli nella regione petrolifera dell’Unità. Lo ha reso noto ieri un portavoce dell’esercito. I ribelli – ha detto alla France Prese Philip Aguer, portavoce dell’Esercito popolare di liberazione del Sudan (Spla) – «hanno attaccato la zona di Boang, dove era di stanza una compagnia di 100 uomini». I combattimenti, avvenuti martedì scorso, sono stati scatenati, secondo Aguer, da uomini fedeli a Peter Gadet, capo di milizie sud sudanesi e alla tribù araba dei Misseriya. Rinforzi sono stati inviati sul posto per dare la caccia ai ribelli e, ha affermato il portavoce, ne hanno uccisi 62. La milizia ribelle ha da parte sua affermato di aver ucciso «decine di uomini dell’Spla», e di aver sequestrato «diversi lanciarazzi, mortai e artiglieria pesante». Gadet, ex ufficiale dell’Spla, è diventato ora un oppositore del governo di Giuba, la capitale del Sud Sudan. Lo scorso gennaio il Sud Sudan, in un referendum ha votato massicciamente per la secessione dal Nord. Le regioni petrolifere cono concentrate soprattutto nel Sud, ma la secessione (fortemente sponsorizzata dagli Usa e dagli europei) non sembra aver risolto i contrasti interni.
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