Mohamed Said, un generale della polizia, uno tra i principali consiglieri del ministro degli Interni della giunta di governo imposta dai militari dopo il colpo di stato contro i Fratelli Musulmani, è stato ucciso questa mattina al Cairo da un gruppo di uomini armati. Le modalità, secondo quanto riferisce la stampa nazionale, sarebbero quelle di una vera a propria esecuzione: la vittima è stata raggiunta da alcuni colpi d’arma da fuoco appena uscito dalla sua abitazione in un quartiere occidentale della capitale egiziana.
Il generale – direttore dell’ufficio tecnico del ministero – è morto poco dopo in ospedale a seguito delle ferite riportate al petto e alla testa.
Si tratterebbe dell’ennesimo atto della guerra tra fondamentalisti islamici e militari dopo che nei giorni scorsi quasi un centinaio di manifestanti – non solo appartenenti alla Fratellanza Musulmana, ma anche a formazioni progressiste che si battono contro la giunta golpista – sono morti uccisi dalla repressione della polizia. L’omicidio è avvenuto all’indomani del via libera da parte del Consiglio supremo delle forze armate alla candidatura del generale Abdel Fattah al Sissi alle prossime elezioni presidenziali. Il ministro degli Interni, Mohammed Ibrahim, era scampato lo scorso 5 settembre ad un attentato al Cairo, rivendicato dal gruppo jihadista Ansar beit al Maqdes.
Proprio oggi al Cairo si è aperto oggi il processo contro l’ex presidente Mohammed Morsi, destituito con un golpe militare a luglio, accusato di evasione dal carcere di Wadi al Natrun, e omicidio delle guardie del penitenziario, durante le rivolte del 2011. Nel procedimento, che si svolge all’interno dell’Accademia di polizia del Cairo, sono imputate altre 130 persone.
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