I morti nelle miniere ormai non fanno proprio più notizia. O al massimo finiscono relegati in due righe in cronaca nera. Mettici pure che l’ultima esplosione in miniera – ultima solo in ordine cronologico – è avvenuta in Ucraina, beh, bisogna dire che quei poveri minatori hanno proprio scelto il momento peggiore per morire.
Lunedì scorso dunque nella regione di Donetsk, nella parte orientale dell’Ucraina, un’esplosione in una miniera dell’azienda statale Makieievugol avvenuta alle 20.30 ha ucciso 7 minatori e ne ha feriti altri 9. L’esplosione – una fuga di gas secondo quanto riportano i media ucraini, sono in corso indagini e i lavori della miniera sono fermi – è avvenuta ad una profondità di circa 800 metri, mentre 90 operai erano al lavoro.
Morti annunciate visto che la maggior parte delle miniere ucraine – tra le più pericolose al mondo – viola le più elementari norme di sicurezza (e non solo in Ucraina), cosicché l’incidente mortale rientra non tra le casistiche della probabilità, ma nella certezza della tragedia. Tre anni fa nella regione di Lugansk l’esplosione di una miniera aveva ucciso 16 persone. E tornando indietro nel tempo fino al 2007 troviamo l’esplosione che ha fatto più vittime: più di 100 minatori morirono nell’’esplosione di una delle più grandi miniere del paese, la Zasyadko, situata nella zona di Donetsk, dove si trova anche l’ultima miniera saltata in aria.
Sfogliando ancora all’indietro lo stesso libro: 35 minatori uccisi in un’esplosione nella stessa miniera nel 2002, circa 80 morti in un’altra esplosione di una miniera di carbone a Barakova, in Luhansk, nel marzo del 2000. Stiamo parlando solo dell’Ucraina, che ha una media di 300 minatori morti ogni anno (fonte Bbc).
Traducendola in percentuale, in tutta la sua drammaticità: secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo), il settore minerario impiega circa l’1% della forza lavoro globale causando l’8% degli incidenti mortali nel mondo.
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