Il governo liberal-islamista turco non ha ancora revocato il blocco di Twitter nonostante l’ordinanza della Corte costituzionale di ieri e le pressioni di numerosi intellettuali turchi e stranieri e dei partiti dell’opposizione.
Nella sua sentenza di ieri il tribunale di ultima istanza turco ha stabilito all’unanimità che lo stop all’accesso alla rete di microblogging costituisce una violazione del diritto costituzionale alla libertà di espressione e ne ha ordinato la revoca immediata. Il giudizio della corte, inviato all’autorità per le telecomunicazioni Tib, è stato pubblicato stamani sulla gazzetta ufficiale turca ma finora nulla è cambiato rispetto ai giorni scorsi.
La Tib ha vietato l’accesso a Twitter nella notte ra il 20 e il 21 marzo su richiesta del premier Recep Tayyip Erdogan, deciso a finirla con la pubblicazione quotidiana su internet di indiscrezioni cariche di accuse di corruzione nei confronti del governo e della sua persona.
Un deputato del Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp) al governo ha tuttavia fatto capire che lo sblocco non sarà immediatamente esecutivo. “Il giudizio concerne solo i tre ricorsi individuali presso la Corte costituzionale. Lo valuteremo” ha detto il deputato Akp Mustafa Sentop alla tv Cnn-Turk.
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