Nel tentativo preventivo per impedire una nuova ondata di manifestazioni dei lavoratori prevista per questa settimana, l’Associazione cambogiana delle manifatture dell’abbigliamento ha chiesto al governo di Phnom Penh di impedire gli scioperi nelle aree economiche speciali della città orientale di Bavet.
Definendo “illegali” le azioni di protesta dei dipendenti, l’associazione padronale ha segnalato al governo la propria delusione per l’inattività contro gli scioperi e la mancanza di efficaci misure preventive. Preoccupazione è stata espressa dagli imprenditori per la possibile estensione delle proteste ad altre zone industriali se non ci saranno interventi ufficiali e immediati.
La comunicazione degli imprenditori segue uno sciopero che la scorsa settimana ha bloccato numerose aziende manifatturiere dell’abbigliamento e delle calzature a Bavet, motivato del mancato versamento dei 50 dollari per lavoratore promessi dalle aziende ai dipendenti se non avessero aderito a uno sciopero nazionale proclamato dai sindacati legati all’opposizione politica nei giorni immediatamente successivi il Capodanno cambogiano a inizio aprile.
Il presidente dell’Unione collettiva del movimento dei lavoratori, uno dei sindacati anti-governativi che guidano scioperi e manifestazioni, ha confermato la protesta per questa settimana se non ci saranno concessioni salariali da parte degli imprenditori.
Da tempo i lavoratori iscritti ai sindacati indipendenti (poco meno del 20% del totale), sono in agitazione per ottenere un aumento del salario garantito mensile dai 100 dollari attuali a 160 dollari, appoggiandosi anche all’opposizione politica che preme per le dimissioni del governo frutto delle elezioni dello scorso luglio considerate truccate dai partiti esclusi dal potere.
Una situazione, comunque, che sta creando serie difficoltà a un’industria del valore di 5,5 miliardi di dollari all’anno e che impiega oltre 600.000 dipendenti in un migliaio di aziende.
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