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Sudafrica, il torturatore razzista De Kock rimane in carcere

È stata respinta la richiesta di libertà condizionata, dopo 20 anni di prigione, avanzata da Eugene de Kock, ex capo del Vlakplaas, la polizia sudafricana dell’apartheid, responsabile numerosi di rapimenti, torture, omicidi. “A questo stadio non posso approvarla, ma ho deciso che un dossier più approfondito sarà trasmesso nei prossimi 12 mesi affinché possa essere esaminata una seconda domanda” ha dichiarato il ministro della Giustizia, Michael Masutha.

“Ritengo sia giusto e nell’interesse delle vittime e della popolazione in generale che le famiglie delle vittime abbiano l’occasione di partecipare al processo di esame della richiesta di libertà condizionata” ha aggiunto Masutha parlando nel corso di una conferenza stampa convocata a Pretoria.
De Kock, che ora ha 65 anni, era stato condannato, da reo confesso, nel 1996 a 212 anni di carcere per 89 crimini commessi dall’unità che comandava. La Commissione Verità e Riconciliazione gli aveva accordato l’amnistia per una buona parte dei delitti commessi, ma l’ex colonnello l’ha rifiutata per la morte di cinque persone nel 1992 affermando che le vittime non avevano legami con la guerriglia anti-apartheid e che non poteva essere invocato dunque un movente politico per la loro uccisione. È dunque rimasto in prigione, a differenza dei suoi superiori.

“Sono il solo membro della polizia sudafricana che sconta una pena per crimini commessi nel quadro dei tentativi del Partito Nazionale (al potere dal 1948 al 1994) per difendere l’apartheid e combattere i movimenti di liberazione (…) Non uno solo dei generali precedenti o dei ministri che sono stati al governo fino al 1990 è stato perseguito” ha evidenziato De Kock nella sua richiesta di rilascio.

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