È durata assai poco l’unanimità sulla scelta del nuovo governatore della banca centrale sudafricana. Il giorno dopo aver ricevuto l’incarico dal presidente della repubblica Jacob Zuma, Lesetja Kganyago si trova già a fronteggiare le prime critiche.
È dalla sinistra dello schieramento politico che sono arrivati gli attacchi al massimo responsabile della politica monetaria sudafricana. “È un neo-liberalista”, accusa il movimento Economic Freedom Fighters, partito d’opposizione nato da una scissione di sinistra dell’Anc di Jacob Zuma che è tornato a chiedere che tutte le banche del Paese siano nazionalizzate e il 60% delle quote assegnato al governo.
Simile la posizione del Congress of South African trade unions (Cosatu), la principale confederazione sindacale, partner del governo insieme al Partito Comunista ma su posizioni critiche. Secondo il portavoce dei sindacati, Patrick Craven, il neo-governatore dovrebbe spingere perché la stessa banca centrale sia “nazionalizzata” e smetta di farsi dettare la linea da “agenzie di rating, Banca mondiale e fondo monetario internazionale”.
Il giudizio di Craven è stato netto anche sulla promessa di Kganyago di continuare nelle scelte dei suoi predecessori. Le ha infatti definite “politiche disastrose, che sino state una delle cause della crescita lenta della nostra economia, dell’aumento della disoccupazione” e del “fallimento” nei tentativi di trasformazione del sistema economico.
Proprio per l’impegno alla continuità – invece – molti economisti avevano apprezzato la nomina del funzionario, già vice del governatore in carica, Gill Marcus, che si ritirerà l’8 novembre. Il sito Fin24 titola “Acclamazioni ovunque per Lesetja Kganyago” una serie di interviste ad esperti del settore. Sulla stessa linea i mercati valutari, dopo che il neo-governatore ha indicato come sua priorità quella di “difendere il rand”: nelle ore successive all’annuncio la valuta locale, che attraversa una fase di ribassi, ha recuperato lo 0,9% sul dollaro.
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