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Autorità sudanesi: “Francesco Azzarà è stato liberato”

“Le autorità sudanesi ci hanno comunicato l’avvenuta liberazione di Francesco Azzarà”. Lo ha affermato il fondatore di Emergency Gino Strada, aggiungendo di non avere ulteriori informazioni e che, in ogni caso, la notizia potrà essere considerata ufficiale solo quando si sarà sentita la sua voce. Sembra concludersi così un sequestro durato ben quattro mesi. Il volontario italiano, originario di Reggio Calabria, è un operatore di Emergency di stanza a Nyala, la capitale del Darfur meridionale, dove lavorava presso il centro pediatrico gestito dall’organizzazione italiana. Era stato rapito lo scorso 14 agosto, mentre, a bordo di un’auto insieme ad alcuni collaboratori, si stava recando in aereoporto, da un commando di uomini armati. Un sequestro che è sembrato anomalo sin dall’inizio: miliziani ribelli che stanno sfidando le autorità locali e il governo sudanese oppure banditi? Emergency ha immediatamente chiesto un silenzio stampa che è stato rispettato in modo quasi totale. A metà settembre era trapelato un cauto ottimismo, quando la presidente Cecilia Strada aveva riferito di aver sentito telefonicamente Francesco e di aver ricevuto rassicurazioni circa le sue condizioni: “Una settimana fa abbiamo avuto un contatto diretto con Francesco Azzarà. Ci ha detto che sta bene, per quanto possibile nella situazione in cui si trova. Mangia e beve e tiene duro”. Sono seguite settimane di trepidazione, durante le quali la liberazione è stata sfiorata ma non raggiunta. Ma lo sforzo dei negoziatori è continuato.
Mentre sul terreno le trattative andavano avanti, circondate da uno strettissimo riserbo, voci non confermate si sono più volte diffuse. Secondo alcuni il rapimento sarebbe stata opera di una tribù araba entrata in rotta di collisione con Khartoum e Nyala. Pochi giorni dopo il sequestro, si erano diffuse anche indiscrezioni circa una richiesta di riscatto avanzata ad Emergency, smentita subito dall’ong. Il momento peggiore però si è vissuto il 9 settembre, quando agenzie e giornali hanno diffuso la notizia di un blitz dell’esercito sudanese per liberare tre prigionieri che si era concluso con la morte di 13 soldati. Si è temuto che Azzarà fosse rimasto ferito o ucciso nel corso del raid delle forze di sicurezza sudanesi e che in ogni caso la fuga dei rapitori con l’ostaggio avrebbe complicato le trattative e messo in pericolo la sua vita. Poi era arrivata la smentita ufficiale del governatore del Darfur meridionale, Abdul Karim Moussa: il blitz si era svolto nei pressi di Jebel Marra, in una località del Darfur occidentale, e rientrava nel quadro di un’operazione militare contro gruppi armati attivi sulla frontiera lanciata insieme all’esercito del Ciad.
Nel frattempo, in Italia Emergency, altre associazioni e alcuni esponenti politici hanno condotto una fitta campagna per chiedere la liberazione di Azzarà. Iniziative in questo senso sono state organizzate in molte città d’Italia. Oggi la svolta positiva.

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