“Sono assolutamente inaccettabili le dichiarazioni rese il 14 luglio scorso in Commissione Lavoro della Camera dal Prof. Sacchi, Commissario Straordinario dell’ISFOL, audito relativamente al decreto correttivo del decreto 150/2015, con cui è stata istituita l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro”, così Enrico Mari, dell’Esecutivo Nazionale USB Ricerca.
“Il Commissario dell’ISFOL ha espresso affermazioni gratuite e prive di fondamento, ancora più pesanti considerata l’autorevolezza del luogo, circa la qualità della ricerca prodotta dall’Ente nell’arco della sua storia a beneficio del Paese. Sacchi – continua il sindacalista – sostiene che l’ISFOL farebbe poca ricerca e, soprattutto, che farebbe collazione di dati prodotti all’esterno nonché poca valutazione e analisi delle politiche pubbliche, mentre il personale non avrebbe la professionalità e la preparazione idonea a svolgere compiti di carattere statistico econometrico”.
“Ebbene – afferma Mari – ciò attesta che Sacchi non conosce l’Ente che è stato chiamato a governare. Non ne conosce la storia e non ne conosce il personale. D’altra parte, con la recente emanazione dei bandi di concorso per 13 posizioni i cui profili professionali hanno tagliato fuori anche dalla sola possibilità di partecipare la stragrande maggioranza dei precari, il vertice dell’Ente aveva già dato un chiaro segnale di noncuranza delle aspettative dei tanti precari storici che in ISFOL lavorano addirittura da più di 15 anni”.
Evidenzia Mari: “E’ semplicemente scandaloso che il Commissario Straordinario, probabilmente prossimo Presidente dell’Ente, abbia denigrato l’istituzione che è stato chiamato a governare. Ma non siamo sorpresi visto che, in perfetta continuità con il governo che lo ha nominato, Sacchi, come Renzi, pensa di essere tra quei salvatori della patria dopo dei quali ci sarà solo il diluvio”.
“Noi invece siamo convinti che il Paese, come è sempre accaduto dalla Resistenza in poi, si salverà solamente col rinnovato protagonismo dei lavoratori e sappiamo quanto sia importante la ricerca pubblica e libera anche per rilanciare l’economia asfittica dell’Italia. Altro che Jobs act. Infine – conclude Mari – se il Prof. Sacchi non è convinto di guidare un Ente che ha forti potenzialità e che ha un personale preparato e qualificato, si dimetta”.
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