Era il “supremo”, ora soltanto un imputato portato a processo con la procedura più rapida. Manlio Cerroni, proprietario della megadiscarica di Malagrotta e storico “padrone” dello smaltimento dei rifiuti a Roma e nel Lazio, assieme ad altre sei persone dal 9 gennaio agli arresti domiciliari, andrà a giudizio immeditato il prossimo 5 giugno.
Identica scadenza anche per l’ex presidente della Regione Lazio Bruno Landi, nonché per Francesco Rando (amministratore unico di molte imprese di Cerroni), Piero Giovi (socio storico di Cerroni) Giuseppe Sicignano (supervisore delle attività operative degli impianti di Cecchina), Luca Fegatelli (dirigente dell’Area Rifiuti della Regione Lazio) e Raniero De Filippis, responsabile del Dipartimento del territorio della Regione.
L’accusa: associazione per delinquere finalizzata al traffico dei rifiuti, ma anche – per alcuni – violazione di norme contro la pubblica amministrazione e truffa in pubbliche forniture.
Cerroni da quasi 50 anni domina lo smatimento dei rifiuti nel Lazio grazie a un grande e costante “partneriato” con esponenti politici di primo piano di entrambi gli schieramenti.
Come si legge dall’Ansa di stamattina, e: “Un “monopolista alla rovescia”, un “monnezzaro” da sempre, uno che gli amministratori ed i dirigenti pubblici “non può non conoscerli”, come messo a verbale nel corso dell’interrogatorio di garanzia dopo il suo arresto. “Io sono monopolista alla rovescia – si legge nel verbale di 100 pagine – perchè? Perchè lo faccio non nel mio interesse, ma nell’interesse dell’utente. Perché giudice, se l’Acea che dà luce, acqua o gas le manda una bolletta inferiore del 50%, la mattina va ad aspettare l’amministratore delegato e gli batte le mani. E questo è quello che facciamo”.
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