Questa mattina cittadini e lavoratori di Acea hanno presidiato l’assemblea dei soci che, tra i punti all’ordine del giorno, ha discusso la composizione del consiglio direttivo.
All’ingresso abbiamo ironicamente consegnato a tutti i soci un CV collettivo, per ribadire che l’Acea che vogliamo deve essere non solo pubblica, ma partecipata da cittadini e lavoratori e libera da logiche di profitto.
L’andamento dell’assemblea ha invece confermato come una SpA consideri l’acqua una merce qualunque e non un diritto umano, è stato infatti ribadito, proprio dallo stesso Marino, che il primo obiettivo dell’azienda è massimizzare i profitti, mentre Suez e altri azionisti privati ribadivano la necessità di fare scelte in linea con i desideri dei mercati sottolineando che il prossimo Ad di Acea “non debba essere influenzato dal Comune di Roma”.
C’è quindi poco da esultare per l’approvazione della riduzione dei membri del cda da 9 a 7 e della presenza di un solo consigliere espressione del gruppo Caltagirone, perché le parole d’ordine dell’azienda rimangono “mercato e profitti”.
Troppe le questioni cruciali completamente assenti dalla discussione e dagli interessi dei soci: il progressivo peggioramento del servizio a fronte dell’aumento dei dividendi, i distacchi che lasciano a secco intere famiglie per poche decine di euro di morosità incolpevole, depuratori sequestrati e non funzionanti, appalti esterni “poco chiari”… e l’elenco è ancora lungo e supera i confini nazionali.
Dai cittadini in presidio sono state infatti ricordate al Sindaco Marino le oltre 7.000 firme raccolte contro l’accordo Acea-Mekorot e con le quali si chiede di seguire l’esempio della Vitens, il primo operatore idrico dell’Olanda, che ha cancellato un analogo accordo con la Mekorot per le violazioni del diritto internazionale compiute negando il diritto all’acqua in Palestina.
Da tempo sosteniamo, insieme ai milioni di cittadini che hanno detto sì all’acqua pubblica, che l’unica strada per garantire il diritto all’acqua sia quella di una gestione pubblica e partecipata.
Per questo stiamo promuovendo con altre realtà cittadine la campagna “de-Liberiamo Roma”: quattro delibere di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione di Acea, l’uso sociale del patrimonio immobiliare abbandonato, la scuola pubblica e la finanza sociale.
A tre anni dalla vittoria referendaria che ha fermato la definitiva privatizzazione dei servizi pubblici locali, è il momento di liberare Roma dalla speculazione su quelli che sono beni comuni, ed utilizzare invece le sue molteplici ricchezze nell’interesse della collettività.
Coordinamento Romano Acqua Pubblica
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa