Va premesso che si tratta di un film in linea con una tradizione surrealista e grottesca di fare cinema, possiamo richiamare i nomi di Ferreri e Bunuel. Come nei film di questi due grandi, un senso di spaesamento, ma anche di divertimento di fronte al grottesco, attraversa tutta la pellicola.
Il film racconta di un mondo dove le relazioni sentimentali sono diventate un’affare di stato e polizia. L’ordine del discorso che le disciplina è basato su criteri di somiglianza\differenza; il protagonista (interpretato da un ottimo Collin Farrell) viene lasciato dalla moglie e l’unica domanda che è capace di rivolgerle è se l’amante di lei portasse occhiali (come lui) o lenti a contatto. Ovvero misurarne il criterio di somiglianza o distanza in base ad un parametro puramente “formale”.
Per chi viene lasciato, o più in generale non è “accoppiato” vi è una struttura, “L’Hotel”, dove si viene rinchiusi e si hanno a disposizione 45 giorni per trovare un nuovo partner: la pena, trascorsi i giorni, è la trasformazione in un animale di propria scelta. La scelta del protagonista ricade su quella dell’aragosta: “animale dal sangue blu e sempre fertile”.
Il sesso tra non accoppiati è rigorosamento vietato, cosi come la masturbazione; bisogna sottostare a rituali propri di un’istituzione totale a metà tra la casa di riposo e il resort di lusso (balli, pranzi, sessioni in piscina), con la speranza di “sedurre” qualcuno. Questa “seduzione” come già accennato prevede il fatto di avere qualcosa in comune – emblematica l’unione tra due personaggi in base al fatto che talvolta sanguinino dal naso. Un criterio assurdo e puramente formale che si rivelerà però essere il modo “normale” di avere un relazione con qualcuno, introiettato a tal punto dai personaggi che, sia l’amico col sangue al naso (in realtà simulato), che il protagonista, fingeranno di possedere caratteristiche che non hanno dando vita a situazioni equivoche ed esilaranti.
Ulteriore caratteristica dell’Hotel è “la caccia” ovvero un momento della giornata in cui i residenti devono catturare coloro che hanno deciso di sfuggire all’hotel e all’idea della coppia: “I solitari”. Questa cacce avvengono in boschi circostanti all’Hotel, e hanno come premio 24 ore di permanenza per ogni solitario catturato. I solitari con cui verrà a contatto il protagonista non sono assolutamente una negazione dell’ordine del discorso dominante, anzi ne ricalcano al contrario gli schemi simbolici e l’organizzazione “sociale” – ad esempio essendo solitari ci si può masturbare ma non avere rapporti sentimentali o sessuali con gli altri membri del gruppo, pena una punizione fisica atroce.
La posta in gioco del film è probabilmente proprio qui: l’antitesi non “supera” la tesi, non è realmente contestatoria, ma finisce parossisticamente per confermare i presupposti che l’hanno generata. Dentro il gruppo che dovrebbe essere “rivoluzionario” il protagonista conosce una donna e trasgredendo le regole dei solitari finisce per instaurare una relazione con lei, anch’essa basata sul solito criterio di somiglianza, la reciproca miopia.
Un’evento finirà per rompere questa somiglianza gettando la coppia di fronte all’atroce dilemma sulla possibilità di instaurare una relazione al di là degli schemi. Il regista ci lascia con il dubbio sulla reale possibilità che questo accada: si può veramente rompere coi diktat, con le convenzioni sociali e gli ordini simbolici? E possibile una “rivoluzione” quando a tal punto si hanno introiettato le categorie dominanti?
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