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Individuato il “giordano” del gruppo che ha ucciso Vittorio

Dei due palestinesi già arrestati, uno è il nipote di Ahmed Baha, parlamentare ed esponente di Hamas, mentre l’altro – smentendo le notizie diffuse oggi dal Corriere della Sera – non lavora affatto negli apparati di sicurezza di Hamas ma tra i vigili del fuoco.

Ma adesso è spuntato fuori anche il nome di quello che viene ritenuto “il capo” del gruppo che ha orchestrato il rapimento e l’uccisione di Vittorio: si conferma, come avevamo anticipiato già due giorni fa, che è un giordano e si chiama Abdel Rahman. Le autorità giordane sono al lavoro per verificare le informazioni riportate dalla stampa. Hamas dichiara di possedere un dossier su Abdel Rahman, che negli ambienti dei gruppi ultraislamisti palestinese è noto come “il giordano”. Il suo arrivo nella striscia di Gaza sarebbe avvenuto attarverso il monte Sinai. La conferma che si tratta di Abdel Rahman è venuta anche dal quotidiano israeliano Maariv.

Il gruppo emerso nella rivendicazione del video in cui si attestava il sequestro di Vittorio, porta il nome di “Brigate di Bin Muslima, valoroso compagno del profeta Muhammed”. Prima del rapimento di Vittorio, questo gruppo era del tutto sconosciuto a Gaza.

Con il trascorrere del tempo, intanto alla smentita di qualunque coinvolgimento o complicità rilasciata da uno dei gruppi salafiti più noti, “at-Tawhid”, hanno fatto seguito anche quelle di altre sue frange, che si auto-definiscono “sette”. Tutti “dichiarano la propria estraneità con il delitto di Vittorio”.

“E’ comprensibile comunque che il gesto sia un prodotto naturale della politica di repressione di Hamas nei nostri confronti”, aveva osservato “at-Tawhid” riferisce l’agenzia Infopal.
In un’intervista rilasciata all’agenzia “Paltoday”, Abu ‘Abdallah al-Ghazzi, leader di un altro gruppo salafita presente a Gaza, lo “Jesh al-Ummah” ha affermayo: “Noi condanniamo atti di questa natura. Sono contro l’Islam e contro il retaggio religioso palestinese. Si tratta di una mossa volta a gettare discredito sulle realtà salafite. Nella mendace rivendicazione però, individuiamo anche l’obiettivo di indebolire la solidarietà internazionale alla vigilia della Freedom Flotilla 2. Non escludiamo una macchinazione dall’esterno, da Israele. Nonostante questo, noi difendiamo la nostra sicurezza e i nostri valori, e continueremo a chiedere al governo di Hamas il rilascio dei nostri prigionieri. Noi sosteniamo il dialogo”.
Secondo Infopal, anche il leader salafita Iyad ash-Shami aveva giurato che “l’Islam proibisce reati come quello che ha strappato la vita a Vittorio”. Il gruppo o setta dei “Mujahidin” a sua volta ha smentito e rassicura che “qualunque rivendicazione o comunicazione ufficiale che riguardi il nostro gruppo può essere letta sui network “Shmoukh al-Islam, Tahaddi al-Islamiyah e Ansar al-Mujahidiyyn. Nella Striscia di Gaza, si è svolta una Conferenza dell’Associazione caritatevole islamica “Ibn Baz”, alla presenza di numerosi esponenti salafiti. Qui, lo Shaykh ‘Omar al-Hams “ha deplorato l’uccisione di Vittorio Arrigoni e ha chiesto alla stampa di astenersi da accanimenti gratuiti e razzisti contro i salafiti”.

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