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Siria. Ad Aleppo battaglia decisiva

Le truppe siriane stanno combattendo contro i miliziani ribelli vicino al quartier generale dell’intelligence militare ad Aleppo. La città si trova a 60 chilometri dal confine della Turchia che ieri ha chiuso i valichi di frontiera. La città è isolata dai combattimenti che hanno tagliato le comunicazioni a sud e a nord, mentre le truppe siriane affermano di aver conquistato terreno.
Quella di Aleppo appare per molti aspetti una battaglia decisiva. A ridosso della frontiera turca, viene ritenuta una retrovia vitale per i ribelli, un entroterra di villaggi che i ribelli considerano zone “liberate” dove ogni giorno si combatte ferocemente: è qui che la guerra civile potrebbe assumere una dimensione internazionale. Il Sole 24 Ore rivela che un rapporto del britannico Royal United Services Institute (Rusi), le potenze della Nato potrebbero essere tentate dall’opportunità di lanciare operazioni delle forze speciali e dei servizi per appoggiare la guerriglia. «Non ci stiamo muovendo per intervenire – dicono gli inglesi – ma l’intervento potrebbe venirci incontro per forza di cose». Più che frenare il massacro, l’obiettivo sarebbe quello di evitare che il conflitto si propaghi al Libano o all’Iraq, magari rassicurando la Turchia che i curdi siriani non si impadroniranno delle province al confine con il Kurdistan, l’incubo di Ankara, impantanata da 30 anni in un conflitto senza fine.

La Turchia ha inviato un convoglio di carri armati e batterie di missili terra-aria al confine con la Siria. Lo ha reso noto l’agenzia Anatolia. Veicoli armati da combattimento, truppe, munizioni e sistemi missilistici hanno lasciato la citta’ turca di Gaziantep per giungere a Kilis, lungo il confine con la Siria. E’ dal 22 giugno scorso che Ankara sta rafforzando le sue difese militari lungo la frontiera siriana dopo che un jet turco e’ stato abbattuto dalle truppe siriane. I miliziani ribelli siriani hanno conquistato un checkpoint strategico a nord-ovest di Aleppo. In questo modo le forze di opposizione si sarebbero assicurate liberta’ di movimento dal nord della citta’ di Aleppo verso la Turchia.

Anche media non certi imparziali come al-Jazeera – l’emittente del Qatar – si sono accorti che in Siria sventola la bandiera nera di al-Qaida. “Alcuni gruppi sostengono di essere affiliati ad al-Qaida e dicono di avere campi di addestramento nel Paese”, afferma l’emittente araba. L’emittente tv Al-Jazeera ha fatto sapere che uno dei suoi corrispondenti e’ rimasto ferito nei combattimenti in corso ad Aleppo, Siria. Omar Khashram, il giornalista ferito, e’ stato ricoverato in un ospedale turco, Il “New York Times” scrive che “jihadisti musulmani locali, così come piccoli gruppi di combattenti di al-Qaida, stanno assumendo un ruolo più marcato e chiedono di poter dire la loro sulla gestione della resistenza”.

Si profila intanto un possibile nuovo fronte del conflitto: un terzo conflitto, quello che teme di più Ankara con l’ascesa dei curdi siriani, simpatizzanti del Pkk di Abdullah Ocalan, determinati a legare la loro causa per l’indipendenza, con quella del Kurdistan iracheno di Barzani e con i curdi della Turchia. Non a caso da ieri i turchi continuano ad ammassare uomini e armi ai confini con la Siria. In un comunicato sui recenti sviluppi in Siria, la Presidenza del Consiglio Esecutivo dell´Unione delle Comunità Kurde (KCK) ha dichiarato che sostiene la lotta della popolazione kurda in Siria e dell´Alto Consiglio Kurdo, venutosi recentemente a formare nel Kurdistan Occidentale.
La popolazione kurda rivendica i propri giusti diritti nell´ambito dell´unità democratica della Siria, ha affermato il KCK, osservando che la politica kurda in questo paese ha pagato un grosso prezzo per porre fine alle pratiche di repressione e negazione durate molti anni.
Richiamando l´attenzione sull´importanza dell´accordo di Hewler sottoscritto due settimane fa , il KCK ha sottolineato che “le organizzazioni kurde hanno intrapreso un passo importante decidendo di unirsi tramite l´istituzione di un alto consiglio, che agirà per conto dei kurdi siriani”.
Il KCK ha invitato i kurdi siriani ad unirsi in questa struttura, ha esortato tutti i raggruppamenti che si allineano nell´idea di una Siria democratica a rispettare e riconoscere l´unità kurda ed ha aggiunto: “il nostro movimento vuole annunciare che sostiene l´unità formata dalla popolazione kurda in questo territorio e la lotta intrapresa per ottenere i loro diritti nell´ambito di un´esistenza libera e democratica in Siria. E´ una responsabilità storica per la popolazione di tutte le aree del Kurdistan e per tutti i raggruppamenti democratici dimostrare il sostegno e la solidarietà necessari, per costruire la fratellanza, la pace ed un futuro egualitario e libero nel Medio Oriente”.

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