In un’Argentina dove la vicenda dei desaparecidos continua ad essere al centro del dibattito e delle polemiche, si è aperto ieri uno storico processo sui cosiddetti ‘voli della morte’, con i quali gli oppositori venivano lanciati, a volte narcotizzati ma vivi, nelle acque del Rio de la Plata o in mare da aeroplani ed elicotteri.
Protagonista del processo, seduto al banco degli imputati, c’erano l’ex capo della giunta militare responsabile del golpe fascista del 1976, Jorge Rafael Videla, e un altro esponente di punta del regime di estrema destra, Reynaldo Bignone.
Al centro del procedimento non solo i ‘voli della morte’ ma anche il ‘Piano Condor’, dal nome dell’accordo sottoscritto negli anni ’70 tra le diverse forze di estrema destra e gli ambienti militari golpisti di vari paesi – Argentina, Cile, Uruguay, Paraguay, Bolivia e Brasile – con la supervisione degli Stati Uniti, mirante ad adottare una unica strategia in tutta l’America Latina contro i movimenti popolari, le forze progressiste e rivoluzionarie.
Il processo iniziato ieri si svolge nell’ambito di una megacausa per i crimini contro l’umanità commessi durante il regime. Nella fattispecie il procedimento riguarda il sequestro e la sparizione di 106 vittime di diversi paesi – uruguaiani, paraguaiani, cileni, boliviani e peruviani – tutte arrestate e sequestrate a Buenos Aires e altre città dell’Argentina, alle quali si aggiungono tre cittadini argentini catturati ed uccisi in Brasile. “I rapporti tra le intelligence riproduceva a livello internazionale la logica di repressione in vigore all’interno di ciascuno di questi paesi”, ha dichiarato Miguel Angel Osorio, il giudice a capo del processo, che oltre agli ex generali Videla e Bignogne vede come imputati anche Santiago Riveros e Luciano Menèndez. ”Proprio grazie al Plan Condor, le dittature procedevano a sequestrare persone ed estorcere loro informazioni utili a compiere successivi sequestri. A quanto pare, uomini dei diversi paesi sequestrarono e torturarono insieme gli oppositori”, ha aggiunto uno dei rappresentanti dell’accusa, Pablo Ouvina. In tutti i casi risultano coinvolte le Forze Armate argentine, le cui operazioni repressive sarebbero cominciate nel 1974, due anni prima del colpo di stato del 1976 che sancì l’inizio ufficiale della dittatura militare, protrattasi fino al 1983. Una delle prove fondamentali che verranno esaminate dal tribunale è un documento inviato nel ’76 da un agente dell’FBI all’ambasciata degli Usa a Buenos Aires – recentemente declassificato dal Dipartimento di Stato di Washington – nel quale il ‘Plan Condor’ risulta essere destinato al ”reperimento e scambio di informazioni riguardanti comunisti, marxisti e militanti di sinistra”. Il suo obiettivo era invece – precisa sempre il documento – ”l’eliminazione delle loro attività e la loro esecuzione o trasferimento in uno dei paesi sottoscriventi il protocollo del Condor, mediante lo sviluppo di operazioni congiunte”.
A Videla – presidente ‘de facto’ dell’Argentina fra il 1976 e il 1981 – sono stati comminati finora due ergastoli per i crimini del suo regime. La causa arriva in tribunale dopo 14 anni nell’arco dei quali la magistratura argentina ha chiesto invano l’estradizione dei defunti ex dittatori cileno Augusto Pinochet e paraguayano Alfredo Stroessner; Pinochet è considerato il promotore del piano, a cui aderirono anche Videla, Stroessner, il boliviano Hugo Banzer e l’uruguayano Juan María Bordaberry. L’unico imputato straniero sarà l’ex colonnello e agente dei servizi segreti dell’esercito uruguayano Manuel Cordero, implicato, fra l’altro, nella scomparsa di María Claudia García de Gelman, nuora del poeta argentino Juan Gelman.
“Quello che dobbiamo provare è l’esistenza di un’associazione illecita fra le dittature di Cile, Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Bolivia per perseguire ed eliminare gli oppositori in ognuno di questi paesi con l’appoggio del governo degli Stati Uniti” ha dichiarato all’Afp Carolina Varsky, avvocato del Centro di studi legali e sociali (Cels), una dei legali delle vittime e dei loro parenti. “Per provarlo contiamo sulla testimonianza di sopravvissuti e su molta documentazione tra cui dossier declassificati statunitense che compromettono Washington” ha aggiunto l’avvocato sottolineando la rilevanza dei cosiddetti ‘Archivi del terrore’, rinvenuti in una stazione della polizia di Asunción dall’attivista per i diritti umani paraguayano Martín Almada nel 1992. Secondo Almada, il ‘Plan Cóndor’ sarebbe stato presentato per la prima volta alla fine del 1975 dall’Fbi che avrebbe collaborato alla sua applicazione.
Tra le vittime più note del ‘Plan Cóndor’ si ricordano l’ex ministro degli Esteri cileno Orlando Letelier, assassinato a Washington, il generale cileno Carlos Prats, assassinato a Buenos Aires con la moglie Sofía Cuthbert, e gli esponenti politici uruguayani Zelmar Michelini e Héctor Gutiérrez Ruiz, assassinati anche loro nella capitale argentina.
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