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Tunisia, l’incubo salafita

E’ allarme in Tunisia per la scomparsa di Amina, l’attivista dell’organizzazione ‘femminista’ internazionale Femen recentemente  minacciata di morte da estremisti religiosi per avere pubblicato, sulla sua pagina Facebook, delle foto che la ritraggono con il seno nudo. Un noto predicatore integralista, Adel Almi, si é spinto a dire che la liceale Amina, a causa del suo gesto, merita la lapidazione.Intanto la sua pagina sul social network, dopo essere stata piratata da qualcuno che ha detto chiamarsi al Angour, non é più stata aggiornata negli ultimi 4 giorni. E ieri sera la fondatrice del movimento Femen, Inna Shevchenko, ha affermato che il cellulare dell’adolescente tunisina è disattivo da tre giorni. “Abbiamo ricevuto messaggi nei quali e’ indicato che sta con la sua famiglia e che sta bene, ma non conosciamo le persone che ce li hanno inviati”.

Stanno invece bene le due italiane, attiviste dell’ong ‘No border’, aggredite a Zarzis (a circa 600 chilometri a sud di Tunisi) da un gruppo di salafiti che le ritenevano responsabili di un tentativo di proselitismo contro l’islam. Le due ragazze, Alessandra C., romana, ed Eleonora C., marchigiana, che sono state assistite dall’Ambasciata d’Italia a Tunisi. Stavamo distribuendo dei volantini, insieme ad altri attivisti locali, per dissuadere i ragazzi di Zarzis dal tentare di arrivare clandestinamente sulle coste italiane, quando sono state aggredite da un gruppo di estremisti salafiti. Una di loro e’ stata colpita alla testa, ad un ginocchio e ad una gamba, con un tamburo, mentre l’altra é stata solo spintonata. E’ andata peggio ad un ragazzo tunisino, membro dell’ong Expression libre, preso a calci e pugni.

Ma ormai l’elenco delle aggressioni e delle violenze di cui si rendono protagonisti i membri dei gruppi islamici estremisti in Tunisia è quotidiano. Una vera e propria escalation.

Un gruppo di salafiti ha fatto irruzione, ieri sera, all’interno di un teatro dove, a Rgueb, nel governatorato di Sidi Bouzid, si stava svolgendo una rappresentazione nell’ambito del “Festival della Rivoluzione”. Gli integralisti hanno aggredito un regista e strappato una videocamera dalle mani di una donna italiana venuta da Tunisi per seguire la rappresentazione. I ‘barbus’ – i barbuti – hanno compiuto la loro azione perché, hanno detto, la regione non ha bisogno di cultura che viene dai ‘miscredenti’ e quindi hanno detto che non consentiranno la prosecuzione del festival. Alcuni degli artisti hanno riferito di essere stato costretti a fuggire perché i salafiti li hanno minacciati dicendo che sarebbero tornati, in numero maggiore.

Quasi contemporaneamente alcune decine di salafiti hanno attaccato, a Rouhia, la caserma della polizia dove aveva trovato rifugio un uomo cui stavano dando la caccia perché accusato di blasfemia. Da tempo i salafiti, in molte zone del Paese, hanno costituito delle milizie che si sono attribuite il compito di vegliare sulla religione e combattere chi, a loro giudizio, la offende. Nell’attacco – che non ha raggiunto il suo obiettivo – é stata incendiata una delle autovetture di servizio della caserma.

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