Avevano promesso che l’odiosa tassa sugli immobili, che centinaia di migliaia di greci non riescono a pagare e che tante proteste ha generato, sarebbe stata abolita o quantomeno alleggerita. Ma non è stato così. Al termine di una riunione durata tre ore, i leader dei tre partiti che sostengono il governo – il premier conservatore Antonis Samaras di Nea Dimokratia (centro-destra), il socialista Evangelos Venizelos (Pasok) e Fotis Kouvelis di Sinistra Democratica – hanno ceduto alle imposizioni della troika ed hanno quindi raggiunto un accordo sul punto cruciale del prolungamento anche per quest’anno del pagamento della tassa immobiliare straordinaria tramite le bollette elettriche. Col trucco, tentando così di far passare la loro decisione come diretta ad alleviare l’imposizione fiscali sulle fasce più deboli della società. Infatti l’imposta – che è stata ribattezza Efa (Tassa Immobiliare Unica) verrà sì ridotta del 10 o 15% in base a dove sorge l’abitazione, all’anno di costruzione dell’immobile e alla situazione economica del proprietario. Ma a partire dal 2013 verrà estesa ad ogni genere di immobile, anche a quelli privi della fornitura di energia elettrica, ai terreni agricoli o fabbricabili e anche alle vecchie case abbandonate. Il che vuol dire che molte famiglie in condizione di estrema difficoltà economica ma in possesso di alcuni terreni o vecchi immobili da cui non traggono nessun reddito dovranno pagare – e come? – anche il 50% in più rispetto allo scorso anno. E se non lo faranno si vedranno tagliare l’elettricità senza tante storie o procedure burocratiche. Del resto ad Atene e nelle altre città elleniche sono già decine di migliaia le persone che vivono senza energia elettrica, o perché glie è stata staccata per non aver pagato l’Efa o perché se la sono fatta staccare, non essendo in grado di pagare neanche le bollette.
Intanto le ‘trattative’ tra rappresentanti di Bce, Ue e Fmi sono così complicate che i tre funzionari della troika potrebbero rimanere ad Atene un’altra settimana. Il governo sa di dover accontentare le richieste dei commissari se vuole ottenere il via libera alla concessione della tranche del primo trimestre da 6 miliardi e a quella di marzo, da 2,8 miliardi di euro, già approvata dall’Eurogruppo a dicembre ma non ancora concessa perché, secondo la troika, la Grecia non aveva rispettato alcune condizioni considerate “indispensabili”. Tra queste i licenziamenti di almeno 25mila statali entro il 2013, misura sulla quale l’esecutivo Samaras tentenna perché scatenerebbe un’ennesima massiccia protesta sociale e sindacale. Per far cassa, dopo la decisione di privatizzare le ferrovie del paese, il governo ha ora deciso di vendere la sede del Consolato Greco a Londra.
Intanto anche oggi i trasporti pubblici di Atene e del resto della Grecia saranno fermi per otto ore, nel terzo giorno di sciopero dei lavoratori del settore che protestano contro l’abolizione del contratto collettivo e la riduzione dei loro salari. Ieri a fermarsi per 24 ore sono stati i controllori di volo mentre mercoledì avevano scioperato i marittimi.
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