Leggi gli aggiornamenti: La rivolta di Taksim conquista la Turchia
20.20 – Con il calare del buio i coordinamenti di lotta temono che la polizia attacchi di nuovo i manifestanti ancora radunati, a centinaia di migliaia, in Piazza Taksim ed in altre decine di città turche. Scontri si segnalano già, violentissimi, ad Adana. Confermate le crepe nell’esercito, con molti militari che dichiarano apertamente il proprio sostegno al movimento per la difesa del Gezi Park ed indirettamente la propria opposizione al governo e alla polizia.
20.00 – Mentre la polizia turca si é ritirata da piazza Taksim, gli agenti in tenuta antisommossa hanno usato gas lacrimogeni e idranti contro i manifestanti nel quartiere di Besiktas, a poca distanza, per disperdere un folto gruppo di manifestanti che stavano dirigendosi verso l’ufficio del premier, Recep Tayyip Erdogan. Lo riferisce la rete al Jazira aggiungendo che alcuni dei manifestanti avrebbero rovesciato e dato alle fiame un veicolo della polizia.
19.30 – In totale sarebbero stati 95 gli arresti odierni negli scontri tra manifestanti e polizia a piazza Taksim a Istanbul. Di questi, riferisce il quotidiano Hurriyet, 81 sarebbero stati rilasciati dopo essere stati interrogati dalla procura, che si riserva di incriminarli.
19.10 – Mentre a Taksim l’atmosfera per ora è tranquilla, la polizia ha di nuovo attaccato i manifestanti nel popolare quartiere di Besiktas, a poca distanza. Anche ad Ankara continuano gli scontri, con i blindati della polizia che si lanciano a tutta velocità contro i dimostranti che rifiutano di abbandonare il centro della città: quattro di loro sarebbero stati investiti da un mezzo. Scontri anche ad Antalya, sulla costa meridionale.
18.50 – Piazza Taksim a Istanbul è gremita di persone, le foto pubblicate sui profili facebook degli attivisti turchi è impressionante. Sono ormai parecchie centinaia di migliaia di persone che stanno confluendo da tutti i quartieri dell’enorme metropoli verso il cuore della protesta contro il regime di Erdogan e del suo partito islam-liberista Akp che oggi, almeno sul Bosforo, ha dovuto incassare una sonora sconfitta.
18.40 – E’ di almeno 1.000 feriti il bilancio provvisorio degli scontri ad Istanbul tra manifestanti e polizia degli ultimi giorni. Lo riferisce l’Associazione dei medici turchi, sottolineando che almeno 4 persone hanno perso la vista dopo essere stati centrati dai candelotti lacrimogeni sparati dagli agenti mentre altri 4 sono curati per fratture al cranio.
18.15 – Migliaia di manifestanti stanno resistendo alle violenze della polizia turca nel centro della capitale Ankara. Nel quartiere di Kizilay centinaia di persone hanno lanciato pietre contro la polizia mentre un elicottero sparava candelotti di gas lacrimogeno sulla folla. La polizia ha anche fatto ricorso a bastoni elettrificati, che colpiscono con scariche anche di 40.000 volt le persone colpite, stordendole e provocando anche seri danni e lesioni.
18.00 – Se a Istanbul la situazione è relativamente calma, è dalla capitale Ankara che arrivano notizie di scontri durissimi, barricate e decine di arresti e feriti, alcuni dei quali molto gravi. I media ufficiali turchi evitano accuratamente di fornire informazioni dettagliate come era già avvenuto a Istanbul, e il numero di giornalisti e di attivisti stranieri nella assai più conservatrice capitale turca è assai esiguo rispetto alla metropoli sul Bosforo.
17.15 – Anche il regista turco Ferzan Ozpetek, come molti altri intellettuali e artisti di Istanbul, appoggia i manifestanti di Istanbul, aderendo a un appello ai media internazionali ”perché il resto del mondo sia messo a conoscenza di quello che sta accadendo e dello stato di polizia creato dal partito Akp del premier Recep Tayyip Erdogan”. ”I media turchi – afferma l’appello – controllati direttamente dal governo, o economicamente o politicamente legati al governo, si rifiutano di parlare degli scontri” e ”le agenzie di stampa bloccano il regolare flusso delle informazioni”.
17.10 – Decine di migliaia di manifestanti continuano ad occupare pacificamente piazza Taksim. I manifestanti gridano slogan ostili al premier Erdogan e cantano ”uniti contro il fascismo” e ”governo dimissioni”. La celebre via Istiklal – che congiunge la piazza con la torre di Galata – teatro di scontri ieri e questa mattina, ha l’aspetto di un campo di battaglia, con vetri infranti e spolette gas lacrimogeni per terra.
17.05 – Mentre a Istanbul la calma si è momentaneamente imposta segnalati duri scontri ad Ankara ed in altre città della Turchia. Manifestazione di solidarietà in corso al consolato turco di Milano.
17.00 – Un commento dell’intellettuale Slavoj Zizek sui fatti di Istanbul: Gezi Park: il messaggio di Slavoj Žižek
16.50 – Moltissimi giornalisti e attivisti nelle scorse ore hanno segnalato grossi problemi alle connessioni telefoniche e soprattutto l’oscuramento di alcuni social network, probabilmente una misura intrapresa dalle autorità nella fase più acuta degli scontri per rallentare la mobilitazione popolare. Negli ultimi minuti la situazione sembra essere tornata quasi alla normalità.
16.45 – Si segnalano sporadici scontri nei quartieri adiacenti a Taksim, mentre alcuni cordoni di polizia si sono piazzati a ridosso del Gezi Park e controllano la situazione da lontano. La piazza ora è letteralmente invasa e la folla grida ripetutamente “Libertà, dimissioni”.
16.35 – Il deputato turco Aykan Erdemir conferma in una dichiarazione l’uso da parte della polizia di un “gas colorato di arancione” oltre al normale gas cs. Oltre che a Istanbul, il gas arancione è stato usato – afferma il parlamentare – anche ad Ankara contro i manifestanti antigovernativi. E’ più micidiale del ‘normale gas Cs’ e provoca violenti conati di vomito.
16.30 – ”Nessuno ha il diritto di aumentare le tensioni in Turchia usando come scusa alcuni alberi tagliati”. Cosi’ il primo ministro turco ha commentato la protesta in corso a Istanbul. Intervenendo all’Assemblea generale dell’Export turco, Erdogan ha detto: ”Tutti in questo Paese hanno il diritto di manifestare all’interno della democrazia e della legge. Tuttavia, nessuno ha diritto di agire contro la legge, condurre azioni estranee alla democrazia e danneggiare negozianti o residenti. Nessuno ha diritto ad aumentare le tensioni in Turchia usando come scusa qualche albero tagliato”.
16.20 – Ora la colonna di fumo che si alza da Piazza Taksim si fa più consistente, e secondo alcuni giornalisti il fuoco avrebbe investito alcune strutture prefabbricate ad un lato della enorme piazza.
16.15 – La piazza è sempre più piena e in vari punti con amplificazioni improvvisate i promotori della protesta – partiti, coordinamenti, sindacati, associazioni – stanno parlando davanti a decine di migliaia di persone sempre più determinate. Negli ultimi minuti, da quando la polizia si è ritirata dalla piazza e si è posizionata nelle vie adiacenti, alcuni canali televisivi hanno cominciato a parlare insistentemente di incendi appiccati dai dimostranti, mostrando nuvole di fumo che si alzano dalla spianata. In realtà gli incendi in piazza c’erano già da ieri, da quando cioè gruppi consistenti di dimostranti hanno incendiato le barricate che avevano eretto per tentare di difendersi dagli attacchi dei reparti antisommossa.
16.05 – Manifestazioni di solidarietà anche in Austria, Olanda e Grecia.
16.00 – La polizia turca ha ricevuto ordine di ritirarsi da piazza Taksim ad Istanbul dove nel frattempo sono riuscite ad entrare decine di migliaia di persone. Secondo testimoni citati dall’agenzia di stampa ‘Dpa’, i manifestanti hanno applaudito e gioito quando i cordoni di poliziotti in assetto antisommossa hanno cominciato ad arretrare.
15.50 – Mentre proseguono nel centro di Istanbul i violenti scontri fra polizia e manifestanti attorno all’area di Gezi Park e di Taksim, il Consolato generale d’Italia ha invitato i connazionali che si trovano nella megalopoli del Bosforo ad ”evitare gli assembramenti ed a restare in albergo se alloggiati in zona”. ”Sono in corso imponenti manifestazioni nei dintorni di Taksim e Istiklal e in altre zone della città” avverte la sede consolare in un messaggio Sms.
15.45 – Il primo ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, ha ammesso che possono esserci stati casi di azioni “estreme” delle forze dell’ordine nei confronti della gente che in questi giorni sta dimostrando nel centro di Istanbul contro l’attuazione di un progetto di ridisegno della piazza centrale della citta’. “Sì, é vero – ha detto Erdogan – potrebbero esserci stati degli errori, una risposta un po’ troppo estrema da parte della polizia”. E il ministero dell’Interno ha fatto sapere con un comunicato che sarà intrapresa azione legale contro i poliziotti che hanno agito in maniera “eccessiva”. Sembra un segnale di debolezza da parte delle autorità.
15.40 – Decine di migliaia di persone occupano Istiklal Caddesi e le traverse intorno a piazza Taksim nonostante l’aria sia resa irrespirabile dai gas sparati dalla polizia. La folla non arretra e centinaia di persone hanno ingaggiato violenti scontri con i reparti antisommossa, lanciando pietre, bottiglie ed altri oggetti. Secondo alcune testimonianze riportate da giornalisti presenti la polizia starebbe lanciando i lacrimogeni anche dagli elicotteri ma migliaia di manifestanti sono comunque riusciti ad entrare in piazza Taksim.
Guarda: Istanbul, la rivolta. Le foto
15.25 – Oltre che in molte città turche, manifestazioni di solidarietà con i manifestanti di Istanbul e contro il governo Erdogan sono in corso o sono state convocate per il tardo pomeriggio in Spagna, in Francia, in Gran Bretagna, in Belgio e soprattutto in Germania. A farsene promotrici alcune realtà della diaspora turca ma anche realtà della sinistra e associazioni per la difesa dei diritti umani.
15.20 –
Secondo il sito della sinistra greca Left.gr alcuni soldati turchi avrebbero distribuito mascherine ad alcuni manifestanti per potersi proteggere dall’effetto dei lacrimogeni con i quali i reparti antisommossa della polizia stanno da alcuni minuti di nuovo inondando migliaia di manifestanti che protestano nell’ultimo tratto di Istiklal Caddesi, ai margini di Piazza Taksim. Secondo il sito Kranos.gr la polizia, che inseguiva alcuni manifestanti rifugiatisi presso un ospedale militare, sarebbe stata minacciata con le armi da alcuni soldati per impedire che gli agenti facessero irruzione nella struttura. La polizia avrebbe risposto sparando lacrimogeni all’interno dell’ospedale militare.15.15 –
Decine di migliaia di persone stanno scendendo in piazza in questi minuti in diverse parti di Istanbul, chiamati a raccolta dai partiti dell’opposizione, dai sindacati, dalle realtà antagoniste ed ecologiste, dalle associazioni per i diritti umani. Già stamattina a migliaia hanno inscenato manifestazioni spontanee contro il governo, ad esempio nella parte asiatica, dove hanno occupato i moli dei traghetti che solcano il Bosforo urlando slogan per la libertà e contro la repressione. Alcuni coordinamenti di lotta hanno dato appuntamento sulla via Istiklal per una marcia diretta verso Piazza Taksim, epicentro storico delle proteste della sinistra e dei sindacati e a due passi dal Gezi Park, dove ancora stamattina la polizia ha attaccato i manifestanti che nonostante la brutalità dei reparti antisommossa erano rimasti a presidiare il parco per impedire alle ruspe di sradicare gli alberi.15.10 –
L’ordine degli avvocati turco ha lanciato un appello questa mattina al capo dello stato Abdullah Gul perché intervenga per fare calare il livello di tensione fra manifestanti e forze di polizia attorno al caso di Gezi Park a Istanbul.15.05 –
Amnesty International ha denunciato l’uso eccessivo della forza da parte della polizia turca a Gezi Park a Istanbul ed ha affermato che ”l’utilizzo di gas lacrimogeni contro manifestanti pacifici in uno spazio ridotto dove possono comportare un serio rischio per la salute é inaccettabile e viola lgli standard internazionali dei diritti umani, deve essere fermato immediatamente”. In un comunicato il direttore per l’Europa di Amnesty John Dalhuisen, riferisce Hurriyet online, ha anche avvertito che ”l’uso della violenza da parte dela polizia a questi livelli appare volto a negare il diritto di protesta pacifica e a scoraggiare altre persone dal parteciparvi”. Amnesty International ha chiesto una inchiesta sul comportamento delle forze di polizia a Gezi Park. Intanto il capo dell’opposizione, il socialdemocratico Kemal Kilicdaroglu, ha chiesto al premier Recip Tayyip Erdogan di ordinare ”l’immediato ritiro” delle forze di polizia che circondano i manifestanti a Gezi Park. ”Non mettete la polizia contro il popolo. Questa gente sta difendendo la sua città” ha affermato Kilicdaroglu.14.55 – Le proteste si estendono oltre Istanbul. Nella capitale i manifestanti si sono radunati di fronte al Parlamento e hanno lanciato bombe molotov contro la polizia, che a sua volta ha usato gas lacrimogeni per disperdere la folla. Sempre ad Ankara, in migliaia si sono riuniti nel parco centrale della capitale per chiedere le dimissioni del governo. La polizia ha invece disperso violentemente centinaia di sostenitori dell’opposizione che tentavano di raggiungere la sede principale dell’AKP, il partito del primo ministero Recep Tayyip Erdogan. Manifestazioni di solidarietà nei confronti dei contestatori di Taksim si sono registrate anche a Eskisehir, Mugla, Konya e a Bolu. In alcuni casi i manifestanti sono stati attaccati dai reparti antisommossa della polizia.
Gli scontri della notte: http://www.youtube.com/watch?v=VqIJnMN7tB4
14.50 –
Da stamattina si susseguono in molti quartieri di Istanbul, oltre che nel centro della città già diventato ieri un vero e proprio campo di battaglia, le manifestazioni, le proteste e i presidi.Dopo le minacciose affermazioni di Erdogan, il Taksim Dayanisma, cioè la piattaforma che riunisce le varie realtà mobilitate in questi giorni a difesa del Gezi Park, ha invitato tutta la società a scendere in piazza sulla base di tre richieste:
1) Le immediate dimissioni del Governatore di Istanbul e del capo della polizia della megalopoli
2) L’immediata fine della repressione e della violenza della polizia contro la popolazione
3) L’immediata rimozione delle barriere di sicurezza e delle transenne e dei blocchi di polizia piazzati da ormai una settimana intorno e dentro il Gezi Park, e la riapertura del parco all’utilizzo pubblico.
14.30 – “Abbiamo deciso e andremo avanti”. Suona così, in sintesi, il lungo e minaccioso messaggio rivolto al paese attraverso i canali radio e tv dal premier islamico-liberista Recep Tayyip Erdogan, che ha intimato ai manifestanti di Piazza Taksim ad Istanbul di fermare “immediatamente” il loro intralcio alle forze dell’ordine impegnate a sgomberare il parco, il Gezi Park, dove il governo vuole edificare un centro commerciale e una moschea. “Chiedo ai manifestanti di fermare immediatamente le loro manifestazioni per evitate ulteriori danni ai visitatori, ai pedoni e ai commercianti” ha detto il primo ministro, ribadendo che non ritirerà il mega progetto urbanistico all’origine delle proteste. Una dichiarazione che suona come un nuovo via libera alla dura repressione già costata quasi 100 arresti e centinaia di feriti, e che promette di bypassare la decisione di un tribunale che ieri sera aveva fatto sapere di aver ordinato di far fermare le ruspe arrivate lunedì nel giardino a due passi dalla centralissima e animata Piazza Taksim. Non è ancora chiaro se la brutale violenza della polizia abbia provocato alcuni morti, come alcune fonti continuano a denunciare accusando i media di censura. Ma alcuni dei feriti sono in gravi condizioni. E questa mattina la repressione si è di nuovo scatenata contro parecchie migliaia di manifestanti che in vari quartieri del centro hanno dato vita a nuovi blocchi e manifestazioni. La polizia é nuovamente intervenuta con i gas lacrimogeni, le granate stordenti e i cannoni ad acqua, e si registrano altri feriti e altri arresti dopo quelli di ieri e dei giorni scorsi. Nelle scorse ore migliaia di manifestanti appartenenti a diversi gruppi politici della estrema sinistra ma anche di centrosinistra hanno marciato sul ponte che collega i due lati del Bosforo, bloccando per ore il traffico e manifestando ormai non più contro la distruzione del Gezi Park ma ormai contro un regime autoritario e repressivo che dimostra di non farsi scrupoli nell’imporre, ad ogni costo, gli interessi economici dei suoi sostenitori e una visione oscurantista e reazionaria dell’Islam. Contro Erdogan e l’Akp si stanno coagulando, con la protesta del Gezi Park a fare da detonante, diverse proteste: quelle contro le restrizioni alla vendita degli alcolici; quella contro le restrizioni al diritto di aborto e di contraccezione per le donne; quella contro la devastazione ambientale; quella contro un modello economico liberista e autoritario in campo sociale e sindacale; quella contro la repressione delle minoranze etniche, culturali e religiose; quella contro l’interventismo di Erdogan nei confronti di un paese, la Siria, da molti turchi considerata un paese fratello.
A due passi da piazza Taksim, il Gezi Parki, costruito nel 1940, è circondato da alberghi di lusso. Il progetto approvato dall’amministrazione comunale islamica conservatrice, prevede al suo posto un centro commerciale, oltre al “rifacimento” di una caserma di epoca ottomana. Da lunedì, quando i bulldozer sono arrivati nel parco, gli istambulioti, frequentatori del parco o ambientalisti, hanno cominciato a montare la guardia per impedire lo scempio. Avviate da ecologisti e urbanisti, le manifestazioni si sono a poco a poco trasformate in un movimento contro il governo e i suoi mega progetti a Istanbul, come il terzo ponte Bosforo e il terzo aeroporto internazionale, per non parlare del canale artificiale parallelo allo stretto naturale che taglia in due la città. Cuore pulsante della città e centro della vita notturna, Piazza Taksim concentra divisioni e veleni non solo per quanto riguarda l’area verde del Gezi Parki. Dopo una lunga battaglia giudiziaria, è ormai certo che nella nuova piazza troverà posto anche una moschea, fortemente voluta dal premier e che ha ricevuto critiche da residenti e urbanisti. Un indissolubile legame tra islam radicale e business che sembra la base del crescente potere di Erdogan e dell’Akp.
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cassandra
In Turchia i cittadini mettono in fuga la polizia e una parte dell’esercito passa dalla loro parte.
In Italia i manifestanti si fanno manganellare e l’esercito è tutto dalla parte del potere.
Ai turchi arrivano parole di solidarietà da ogni parte del mondo, ma non dal governo italiano.
C’è qualcosa che non quadra. Siamo diventati un popolo di pecoroni, che merita di essere trattato come tale e i nostri leader sono sempre più corrotti e assenti dalle vicende del mondo.