Nuova improvvisa esplosione del conflitto sociale in Messico e ricorso alla repressione cieca da parte degli apparati di sicurezza.
La Polizia è intervenuta in forze, oggi, per sgomberare i maestri che da un mese circa – in realtà da cinque mesi, anche se in forme più soft – presidiavano in massa la piazza principale di Città del Messico, lo Zócalo, all’interno di una mobilitazione più generale organizzata dai sindacati e dai comitati spontanei degli insegnanti contro la ‘riforma’ del sistema dell’istruzione presentata dal governo federale.
Una repressione brutale e violenta che si è conclusa con 31 arrestati e decine di feriti. L’operazione è cominciata intorno alle 16, dopo che durante la mattinata migliaia di maestri, aderenti al Coordinamento Nazionale dei Lavoratori dell’Educazione (CNTE), avevano ricevuto dalle autorità un ultimatum affinché abbandonassero la piazza della Costituzione della capitale. Nonostante una piccola parte dei lavoratori in lotta abbiano deciso di abbandonare il presidio dopo un ulteriore e più stringente ultimatum emesso alle 14.00, la maggior parte degli insegnanti ha deciso non solo di rimanere ma anzi di erigere delle barricate per difendersi dall’imminente e annunciato sgombero, utilizzando segnali stradali, transenne, sedie e materiali vari. Nel frattempo le autorità hanno ordinato a tutti gli impiegati pubblici che in quel momento erano al lavoro di abbandonare le sedi governative e comunali che sorgono intorno alla piazza, ai commercianti di chiudere i propri negozi, e ai lavoratori del trasporto pubblico di chiudere le stazioni dei treni e della metropolitana nel centro della capitale.
Dopo lo sgombero violento la maggior parte dei maestri in lotta non è tornato a casa ma ha anzi deciso di riconvocarsi in una piazza situata a poca distanza dallo Zocalo, di fronte al Monumento alla Rivoluzione. Lo sgombero dello Zocalo sembra esser stato ordinato perché tra due giorni si terrà il tradizionale “Grido di indipendenza”, una cerimonia presieduta dal presidente dello Stato dal balcone del Palazzo Nazionale, che si trova propria in Piazza della Costituzione, sede tradizionalmente di una sfilata militare che la manifestazione avrebbe reso impossibile da realizzare.
Della tendopoli che per un mese ha occupato la principale piazza di una delle città più grandi del mondo non rimangono che macerie e resti distrutti. Ma i sindacati hanno affermato che continueranno comunque a protestare per impedire l’approvazione della riforma del sistema dell’istruzione promossa dal presidente Enrique Peña Nieto, del Partido Revolucionario Institucional di centrodestra, che porterà al licenziamento di numerosi insegnanti. Già mercoledì scorso, a poche ore dall’approvazione della contestatissima controriforma, migliaia di maestri e lavoratori di altri settori avevano improvvisato un massiccio corteo diretto alla residenza del Presidente della Repubblica. Solo un’estrema violenza della polizia aveva impedito che i manifestanti arrivassero fin sotto le finestre di Pena Nieto.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa