18.30 – “Faccio appello a tutte le parti in Ucraina perché fermino il bagno di sangue”. E’ il monito arrivato via twitter dal segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, secondo il quale il governo di Kiev “una responsabilità speciale di non ricorrere all’uso eccessivo della forza”. “Le forze armate ucraine – ha poi sottolineato Rasmussen – devono restare neutrali e non rivolgersi contro il proprio popolo”. Sarebbe il caso di chiedere a Rasmussen se questo invito lo rivolgerebbe in casi analoghi anche ai governi di Stati Uniti, Francia, Italia, Gran Bretagna…
18.00 – La Crimea è pronta a lasciare l’Ucraina se le opposizioni prenderanno il potere e il paese dovesse spaccarsi in due. “Tutto fa pensare che si vada in questa direzione”, ha dichiarato il presidente della Rada della penisola, Vladimir Kostantinov. La Crimea, dono di Krushev a Kiev nel 1954, dopo 171 anni di dominio di Mosca, è la tradizionale roccaforte della popolazione russa dell’Ucraina oltre che base della flotta del Mar nero russa a Sebastopoli.
17.30 – A Kiev ormai è guerra civile, ma permane l’incertezza sul bilancio dei morti degli ultimi scontri. Sicuramente sono parecchie decine. Il bilancio più grave lo fornisce la rete statunitense Cnn, la quale scrive – citando un capo dei servizi medici dei manifestanti che occupano piazza Maidan – che i morti di oggi sarebbero circa 100, e i feriti 500. Una cifra che non tiene conto dei poliziotti e dei militari uccisi dalle bande dell’opposizione. A questi vanno aggiunti i 28 morti dei due giorni precedenti (di cui 10 poliziotti). Sviatoslav Khanenko, sempre dai servizi medici di Maidan, ha parlato di 60 morti tra i manifestanti, tutti uccisi da colpi d’arma da fuoco, e di centinaia di feriti. Il commissario per i diritti umani della Rada, il parlamento ucraino, Valeria Lutkovska, ha affermato dal canto suo che oltre 50 persone sono rimaste uccise negli scontri odierni. Più contenuto il bilancio fornito dal Ministero della sanità di Kiev, secondo il quale dal 18 febbraio in tutto sono morte negli scontri 64 persone. Le autorità municipali di Kiev, dal canto loro, hanno parlato di 67 manifestanti uccisi.
17.15 – “Il presidente ucraino deve ritirare immediatamente la sue forze di sicurezza e rispettare il diritto a una pacifica protesta”. Lo afferma incredibilmente la Casa Bianca in un comunicato ufficiale, sottolineando che “gli Stati Uniti sono indignati dalle immagini delle forze di sicurezza ucraine che usano armi automatiche contro il loro stesso popolo. L’uso della forza non risolverà la crisi”. Nessun accenno ai ‘dimostranti’ armati e alle violenze dell’opposizione.
17.00 – I poliziotti di Kiev sono stati autorizzati dal Ministero degli Interni a usare armi da fuoco per “legittima difesa” dopo che martedì e poi di nuovo stamattina sono stati presi di mira da manifestanti armati. In realtà nei giorni scorsi, in alcune occasioni, le forze dell’ordine avevano già utilizzato le armi da fuoco contro i miliziani dell’opposizione.
15.10 – Il sindaco facente funzione di Kiev, Volodymir Makeienko, ha annunciato il suo abbandono del Partito delle regioni del presidente Viktor Yanukovich visto il “bagno di sangue e la lotta fratricida” in corso nella capitale. “Sono pronto a fare di tutto per fermare” la carneficina in corso sulla Piazza Maidan, ha aggiunto Makeienko, nominato a capo del consiglio comunale da Yanukovich solo alla fine del mese scorso.
14.55 – La polizia della Transcarpazia, regione sud-occidentale dell’Ucraina, è passata dalla parte dei manifestanti. La notizia è stata data dalla Gazeta.ru, che ha aggiunto che i comandanti regionale e delle truppe speciali hanno prestato “giuramento al popolo” nel palazzo della Regione, occupato dai militanti dei partiti nazionalisti antirussi.
14,45 – Angela Merkel ha avuto un colloquio telefonico con Viktor Yanukovich questa mattina, nel corso del quale la cancelliera tedesca ha “condannato con forza l’escalation del conflitto in Ucraina e ha invitato il presidente ucraino ad accettare con urgenza la disponibilità dell’Ue, della Germania e di altri partner a sostenere i colloqui tra governo e opposizione”. Lo ha riferito il portavoce del governo Steffen Seibert. “Solo colloqui che diano risultati rapidi e tangibili per la formazione di un governo e la riforma della Costituzione possono offrire la possibilità per una risoluzione duratura del conflitto”, ha dichiarato la cancelliera, dimenticando che era esattamente ciò che stava avvenendo quando martedì i gruppi oltranzisti dell’opposizione hanno assaltato armi alla mano il parlamento, la sede del Partito di governo e altri edifici istituzionali precipitando il paese nella guerra civile.
14,30 – E’ il caos a Kiev. La situazione appare completamente fuori controllo. Nelle vie della capitale, diverse fonti forniscono valutazioni anche molto divergenti tra loro sul numero di morti provocato dalla nuova ondata di violenze, rotta la tregua che sembrava essere stata stabilita ieri sera. E inoltre 60 giovanissimi agenti di polizia sono stati presi in ostaggio oggi dagli “insorti” anche se un deputato dell’opposizione di estrema destra assicura che “non sarà permesso di far loro del male”. “Non permetteremo atti di giustizia sommaria” ha detto Igor Miroshnichenko del partito Svoboda, confermando che i 60 sono tenuti prigionieri in un edificio dell’amministrazione municipale. Secondo il deputato, gli agenti che “si sono arresi” appartengono alle divisioni dell’Interno inviate di gran urgenza da Dnepropetrovsk e dalla Crimea, regioni leali al presidente Yanukovich.
13.00 – I media locali denunciano vari saccheggi nella capitale. Oltre ad alcuni negozi è stato assaltato e saccheggiato anche il Museo di Storia di Kiev.
12.20 – La polizia ha sequestrato varie armi da fuoco, materiali esplosivi e mazze su un treno diretto a Kiev proveniente dalla città occidentale di Lviv.
11.50 – Il Comitato politico e di sicurezza (Cops), la struttura permanente che prepara le decisioni del Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Ue in caso di crisi internazionali, ha discusso ieri a Bruxelles le diverse ipotesi di sanzioni contro il governo di Viktor Yanukovich in Ucraina. Le misure possibili, che dovrebbero essere adottate oggi pomeriggio in occasione di una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri dei Ventotto sono secondo una fonte comunitaria, “sostanzialmente di due tipi di embargo: uno sulle armi e l’altro sui mezzi e materiali usati per la repressione interna, nonché misure specifiche personali mirate ai responsabili delle violenze e delle violazioni dei diritti umani”. Per ora, secondo le agenzie di stampa, non si parlerebbe di sanzioni economiche dirette contro il Paese.
11.45 – La Russia non intende sospendere gli aiuti economici e la cooperazione con l’Ucraina, ma “perchè questo avvenga in Ucraina ci devono essere autorità legittime e in grado di agire, non autorità su cui qualcuno possa pulirsi i piedi”. Lo ha dichiarato il premier russo Dmitri Medvedev, lanciando un avvertimento a Ue e Usa nelle ore in cui Bruxelles e Washington approntano sanzioni nei confronti delle attuali autorità ucraine. Mosca è contraria a questa soluzione e lascia chiaramente intendere che la linea di credito da 15 miliardi concordata con il presidente Yanukovich potrebbe essere chiusa se a Kiev dovesse arrivare un governo che la Russia consideri burattino nelle mani dei Paesi occidentali.
11.40 – C’è incertezza sul numero delle vittime degli scontri di oggi: incrociando i dati forniti da diverse fonti sembra che i morti nelle ultime ore siano almeno una ventina: dieci direttamente sulla piazza epicentro della protesta filo-Ue, altri sette nell’androne dell’hotel Ukraina, dove è stata allestita una sorta di infermeria, mentre secondo il ministero dell’Interno almeno un agente di polizia è stato ucciso con colpi di arma da fuoco. Il bilancio sembra destinato a crescere visto che nel centro della capitale ucraina ci sono stati nutriti scontri a fuoco e si continua a sparare, mentre vari mezzi della polizia sono in fiamme. Dopo la sede del Parlamento, è stato sgomberato anche il principale edificio governativo.
11.30 – Sono ancora nelle mani degli insorti circa 50 poliziotti presi in ostaggio questa mattina dai dimostranti di Piazza Maidan e condotti all’interno di uno degli edifici occupati nel centro della capitale.
11.30 – E’ in corso un incontro tra il presidente Yanukovich e i rappresentanti di Francia, Germania e Polonia, nonostante l’annuncio che il colloquio era stato cancellato dai governi occidentali.
11.15 – I ministri degli esteri di Francia, Germania e Polonia (Laurent Fabius, Frank-Walter Steinmeier e Radoslaw Sikorski, rispettivamente) sono arrivati a Kiev per un giro di colloqui con i leader del governo e con quelli dell’opposizione. Ma hanno poi annunciato la disdetta degli incontri con i rappresentanti dell’esecutivo mantenendo solo quelli con i partiti della destra.
11.10 – L’amministrazione Obama ha negato i visti di ingresso negli Stati Uniti ad alcuni funzionari e dirigenti ucraini e ha disposto immediate sanzioni nei confronti di 20 rappresentanti del governo di Kiev.
11.05 – I morti negli scontri tra polizia e miliziani dell’opposizione, a partire da martedì, sono diventati 35. Lo affermano fonti sanitarie della capitale ucraina.
La situazione alle 11:00:
Sono passate solo poche ore da quando il presidente Yanukovich ha annunciato l’ennesima tregua – anche se la pressione dei reparti antisommossa contro le barricate di Piazza Majdan non è mai cessata – che i gruppi oltranzisti dell’opposizione di estrema destra sono di nuovo passati all’offensiva attaccando cordoni di polizia e sedi istituzionali. D’altronde i rappresentanti della coalizione fascista ‘Pravi sektor’, che da settimane egemonizza la protesta di piazza con le sue milizie paramilitari armate fino ai denti, affermano schiettamente che il loro obiettivo non è il negoziato con il governo o l’ottenimento delle misure di ‘democratizzazione’ che in realtà Yanukovich aveva già accordato nei giorni scorsi. Obiettivo dichiarato dell’estrema destra e di altri gruppi, come i radical-nazionalisti di ‘Spilna Prava’ è quello di far fuori il governo del Partito delle Regioni – appoggiato dal Partito Comunista – e prendere il potere. I settori più oltranzisti dell’opposizione sembrano disposti anche ad un bagno di sangue pur di forzare la situazione verso la guerra civile oppure, in caso il ‘regime change’ non sia possibile, a spezzare un paese in due, di fatto impossessandosi delle regioni occidentali, cattoliche e filo-Ue del paese. Già ieri un primo passo verso la secessione è stato fatto dalle autorità regionali di Leopoli – roccaforte di Svoboda e degli altri movimenti di estrema destra – dove i dimostranti hanno assaltato varie sedi governative e un deposito di armi e munizioni. La “narodnaja rada”, il parlamento locale di Leopoli, ha fatto sapere di aver assunto su di sè tutti i poteri esecutivi, di fatto disconoscendo l’autorità di quello che viene definito il ‘regime di Kiev’. Anche a Ivano-Frankivsk e Ternopil gli uffici delle amministrazioni locali sono stati presi d’assalto dai dimostranti e occupati.
Di segno opposto la dura presa di posizione dell’amministrazione della Crimea – a Sebastopoli è attraccata una imponente flotta russa – regione russofona del sud-est del paese, che ha accusato Yanukovich di ritardi e tentennamenti e ha chiesto di riportare immediatamente l’ordine nel paese schiacciando la rivolta di Maidan.
Era solo l’epilogo del nuovo scoppio di violenza di oggi. Secondo le cronache ancora incerte che arrivano dal paese oggi negli scontri nel centro di Kiev ci sarebbero stati almeno 7 morti, tra agenti di polizia e dimostranti. Secondo il Ministero degli Interni ucraino ormai molti miliziani dell’opposizione usano apertamente armi da fuoco e un cecchino nascosto nel Palazzo del Conservatorio, occupato dai dimostranti martedì, ha sparato contro i Berkut e nei ha feriti – in alcuni casi gravemente – 23 agenti. Su twitter poco fa la notizia che gli ‘insorti’ hanno catturato il cecchino e che lo hanno condotto nel quartier generale dell’opposizione.
Che i settori più duri dell’opposizione parlamentare e i gruppi paramilitari di estrema destra puntino a far saltare ogni negoziato e allo scontro frontale lo dimostra anche il fatto che gli ‘insorti’ hanno preso in ostaggio alcune decine di agenti di polizia, situazione che difficilmente può essere tollerata dal governo senza intervenire duramente e che potrebbe concedere all’esercito – finora rimasto lontano dalla repressione – l’opportunità di entrare in campo. Anche se ieri lo stesso Yanukovich ha sostituito il Capo di Stato Maggiore, Volodímir Zamana, con l’ammiraglio Yuri Ilyín, ufficialmente perché il primo aveva disobbedito ad un ordine diretto del presidente di tenere lontano l’esercito dalla piazza epicentro degli scontri.
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