20.00 – Dmytri Yarosh, leader della destra estremista extraparlamentare, ha annunciato che la “rivoluzione nazionale” continua. “Settore di destra” e altre organizzazioni paramilitari oltranziste insistono sulle dimissioni immediate del presidente e sulla messa al bando del Partito delle regioni e di quello Comunista. Nei capoluoghi delle regioni occidentali, dove i palazzi del potere rimangono occupati e dove la polizia è passata con gli insorti, le armi non sono state affatto deposte. Se come ha detto il ministro degli Esteri tedesco Frank Walter Steinmeier dopo il raggiungimento del compromesso la posta in gioco era l’integrità territoriale dell’Ucraina, le fratture prodotte non si sono certo rimarginate con la firma di un documento che disinnesca l’emergenza, ma apre una serie di interrogativi cui è difficile dare risposta.
19.30 – Il Parlamento ucraino ha approvato una testo di legge che consente la liberazione di Yulia tymoshenko, ex premier e leader d’opposizione detenuta dal 2010 a seguito di una condanna a sette anni di carcere con l’accusa di abuso di potere, malversazione e corruzione.
16.25 – La Rada, il parlamento di Kiev, ha approvato una legge che garantisce la non punibilità di coloro che hanno partecipato alla rivolta contro il governo degli ultimi mesi.
16.00 – Piazza Maidan si spacca. Mentre una parte degli attivisti che presidiano le barricate di Piazza dell’Indipendenza, occupata da mesi dalle opposizioni, è favorevole all’accordo raggiunto nelle ultime ore dal governo e dai tre partiti filoccidentali – Udar, Patria e Svoboda – i miliziani delle organizzazioni ultranazionaliste e fasciste raccolte nella coalizione ‘Pravi Sektor’ hanno annunciato che rifiutano ogni compresso e che continueranno la lotta fino alle dimissioni d Yanukovich e alla presa del potere. E’ stato lo stesso leader del gruppo, Dmitri Yarosh, a informare i suoi followers su Facebook. “Quella di Yanukovich è una trappola – scrive il dirigente fascista – la rivoluzione nazionale continua. Finirà solo con la distruzione completa del regime di occupazione dall’interno e con l’ottenimento di uno stato nazionale con un sistema di potere totale del popolo”. Pravi Sektor insiste anche sulla dissoluzione del Partito delle Regioni – la più grande forza politica del paese – e del Partito Comunista dell’Ucraina ed esige l’impunità per tutti coloro che stanno partecipando alla ribellione contro il governo.
15.00 – Con 386 voti a favore su 450 seggi complessivi – quindi con l’assenso di molti parlamentari del partito delle Regioni del presidente Yanukovich, la Rada, il Parlamento ucraino, ha approvato la legge che apre la strada alla reintroduzione della costituzione del 2004, quella imposta dalla cosiddetta ‘Rivoluzione Arancione’ promossa dalle forze politiche di destra e liberali.
14.30 – La polizia, che da 24 ore presidiava il perimetro del parlamento in centro, ha iniziato a ritirarsi. L’ok è arrivato dopo un incontro con gli emissari dell’Unione europea, i capi delle diplomazie tedesca e polacca, che hanno “convinto” questa mattina Yanukovych a fare importanti concessioni alle opposizioni. Gli agenti della polizia ucraina hanno cominciato a risalire sulle loro camionette per lasciare l’area, ha riferito un corrispondente dell’agenzia Interfax. I due cannoni ad acqua schierati davanti al Parlamento sono stati ritirati. Altri due cannoni ad acqua e vari bus della polizia restano invece su via Grushevsky, tra il parlamento e gli edifici del governo, ma non ci sono agenti a presidiare.
14.00 – I tre partiti dell’opposizione nazionalista e di destra ucraina hanno formalmente accettato di sottoscrivere un’intesa con il presidente Viktor Yanukovych basata sulle elezioni anticipate, la riforma costituzionale e la costituzione di un governo di unità nazionale. Lo ha annunciato il capo del partito fascista Svoboda, Oleg Tiagnybok, che però ha detto che la decisione ultima spetta gli occupanti di Piazza Maidan, alcune centinaia di miliziani di organizzazioni ancora più oltranziste come ‘Pravi Sektor’ (Settore Destro) e Spilna Prava.
13.00 – “Annuncio il lancio di una procedura per la tenuta di elezioni presidenziali anticipate” ha dichiarato in mattinata il presidente Viktor Yanukovich in un comunicato, senza precisare date. “Lancio anche il processo di ritorno alla Costituzione del 2004”, che attribuiva minori poteri al presidente in favore di governo e Parlamento, e la formazione di un “governo di unità nazionale”. La soluzione delle trattative andate avanti per tutta la notte sarà discussa in una sessione straordinaria del parlamento, che inizierà probabilmente dopo il secondo round di oggi tra Yanukovich, opposizione e mediatori europei, tra i quali il ruolo guida è affidato, neanche a dirlo, al tedesco Frank Walter Steinmeier.
12.30 – Alcuni autobus che trasportavano abitanti della repubblica autonoma della Crimea – di ritorno a casa dopo aver partecipato a un meeting del Partito delle Regioni al governo – sono stati bloccati e i loro occupanti aggrediti da manifestanti antigovernativi nella provincia di Circassia.
11.25 – I corpi senza vita di due agenti delle forze speciali sono stati ritrovati nella caserma dei Berkut data alle fiamme ieri dagli insorti nella città di Lviv. Nella capitale Kiev finora sono stati 16 i poliziotti uccisi e 160 quelli ricoverati in ospedale – alcuni sono in gravi condizioni – perché colpiti da pallottole.
11.15 – Attivisti delle organizzazioni di destra hanno distrutto un monumento a Lenin nella città di Zhitómir, nelle regioni occidentali dell’Ucraina.
11.00 – Sono stati liberati durante la notte i 67 poliziotti aggrediti e presi in ostaggio ieri mattina dai miliziani del partito di opposizione Svoboda (ex Partito Nazional-Socialista Ucraino). Le agenzie di stampa raccontano poi che nelle ultime ore un pullman con a bordo una sessantina di agenti del ministero dell’Interno, per lo più ragazzi di 18-20 anni, è stato preso d’assalto da centinaia di manifestanti nel centro di Kiev, in via Khmelnitski. Alcuni ‘insorti’ minacciavano con delle asce i giovani dentro il pullman, alcuni dei quali erano in lacrime. Alla fine, in difesa dei poliziotti sono intervenuti il miliardario e deputato dell’opposizione Petro Poroshenko, la cantante Ruslana e due preti. I giovani sono stati lasciati scendere dal bus e rilasciati.
10.55 – Continuano gli scontri a fuoco nel centro di Kiev. Alcune centinaia di miliziani dell’opposizione stanno bersagliando le barriere poste dalla polizia a protezione del parlamento, ci sarebbero alcuni feriti tra gli agenti.
10.50 – Non sono solo i gruppi di estrema destra a boicottare i negoziati e a cercare di forzare la situazione verso la guerra civile. Anche le dichiarazioni di Yulia Tymoshenko non lasciano ben sperare. “Viktor Yanukovich non può essere perdonato e l’opposizione non deve trattare con lui” ha affermato dal carcere la leader di Batkivhshcyna (Patria), condannata a 7 anni di reclusione per malversazione e corruzione. La ex premier chiede “che l’opposizione non si sieda mai al tavolo dei negoziati con Yanukovich” e considera “chi romperà questo tabù” un “complice dell’uccisione di persone innocenti”.
10.45 – Questa mattina l’assemblea parlamentare di Kiev, la Rada, ha votato una risoluzione che condanna le violenze nei confronti dei manifestanti e mette al bando le operazioni “Antiterrorismo” ordinate nei giorni scorsi dall’esecutivo. Una decisione presa da 236 deputati (le opposizioni più una quindicina di transfughi) sui 238 presenti. I parlamentari della maggioranza di governo e di altri partiti – compreso il Partito Comunista – non hanno partecipato al voto.
10.35 – In queste ore in Ucraina si assiste ad uno sfaldamento del Partito delle Regioni, al governo, espressione in buona parte degli interessi di una parte degli oligarchi del paese. Alcuni parlamentari hanno deciso di dimettersi dalla principale forza politica del paese, evidentemente su mandato di alcuni pezzi degli apparati di potere desiderosi di orientarsi verso il blocco vincente rappresentato dai partiti – Udar e Patria – espressione dell’oligarchia e dei potentati delle regioni occidentali dell’Ucraina che spingono per un ingresso del paese nell’area di influenza dell’Unione Europea. Defezioni anche nell’esercito: durante la notte si è dimesso anche il vice capo di stato maggiore, il generale Yuri Dymanski.
La situazione alle 10.30
Ieri a Kiev c’è stato un nuovo bagno di sangue, con i settori oltranzisti dell’opposizione e le bande paramilitari dell’estrema destra che hanno attaccato la polizia in diversi punti facendo saltare la debole tregue raggiunta poco prima. Nel centro della capitale Kiev per tutto il giorno si sono susseguite sparatorie tra forze dell’ordine – Berkut e reparti speciali del Ministero dell’Interno – e milizie dell’opposizione che hanno provocato un numero imprecisato di morti – alcune decine secondo fonti ufficiali, addirittura 100 per gli ‘insorti’. Il conteggio include anche alcuni poliziotti raggiunti da colpi di arma da fuoco oltre che molti dimostranti.
Nel frattempo a Kiev si susseguivano le riunioni tra i ministri degli esteri di Germania, Francia e Polonia con il presidente ucraino Yanukovich per imporgli un passo indietro. Pressioni esercitate anche dall’Unione Europea, dagli Stati Uniti e dalla Nato che hanno deciso ieri le prime sanzioni contro il governo ucraino.
Gli scontri sono durati in forma sporadica fino a questa mattina fino a che non è stato annunciato un accordo preliminare. Durante la notte, all’interno del Palazzo Presidenziale a poche centinaia di metri da una piazza Maidan ancora occupata dagli insorti difesi dalle barricate e da centinaia di copertoni in fiamme, è andata in scena l’ennesima trattativa tra governo e i partiti di destra ed estrema destra – Udar, Patria e Svoboda – con la mediazione internazionale. Ai negoziatori europei si è aggiunto ieri anche un inviato russo, su richiesta espressa del capo di Stato ucraino. Putin ha mandato da Mosca Vladimir Lukin, commissario per i diritti umani, 77 anni, politico liberale e ritenuto più moderato rispetto al ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov.
All’alba di oggi l’annuncio del raggiungimento di un accordo di massima che prevede la convocazione di elezioni anticipate, una riforma costituzionale che aumenti l’autonomia delle regioni e diminuisca i poteri presidenziali, e la costituzione di un esecutivo di coalizione con l’inclusione di esponenti dell’opposizione.
In buona parte gli stessi obiettivi già concordati nelle scorse settimane prima che, martedì mattina, migliaia di miliziani delle formazioni ultranazionaliste e fasciste assaltassero armi alla mano il Parlamento, la sede del Partito delle Regioni e una sede dei Servizi di Sicurezza dando inizio ai combattimenti e provocando un bagno di sangue che ha permesso l’internazionalizzazione della crisi con l’intervento dell’Ue, degli Usa e della Nato.
L’accordo definitivo dovrebbe essere annunciato per le 11 ora italiana, ammesso che non arrivino nuove pesanti provocazioni dai miliziani di Oleg Tiahnybok (Svoboda) e dagli squadristi di Spilna Prava (radical-nazionalisti) e di Pravi Sektor (neonazisti).
Stamattina, di nuovo, in piazza Indipendenza gli ‘insorti’ hanno rotto la tregua e sparato contro i cordoni di polizia, così come nei dintorni del Parlamento.
Nel frattempo l’agenzia di rating statunitense Sandard & Poors ha tagliato di un gradino il rating di lungo termine dell’Ucraina portandolo a CCC dal precedente CCC+.
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